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Qualche riga sul turismo in Sardegna.

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Cagliari, Poetto, cestini e rifiuti

Cagliari, Poetto, cestini e rifiuti

anche su Il Manifesto Sardo (“Il turismo in Sardegna“), n. 197, 1 agosto 2015

 

Il turismo potrebbe essere una delle principali voci positive dell’economia in Sardegna, tuttavia il bilancio non è così felice come dovrebbe.

Perché?

Proviamo a fare qualche considerazione.

Più di 937 mila turisti italiani per oltre 4,3 milioni di presenze e una durata media del soggiorno di 4,6 giorni, più di 750 mila stranieri in arrivo per più di 3,7 milioni di presenze e una durata media del soggiorno di quasi 5 giorni (dati Sardegna Statistiche, luglio 2015)[1], con una spesa giornaliera dei turisti stranieri di quasi 105 euro al giorno per ciascun turista e un contributo all’economia sarda pari a 597 milioni di euro (vds. Il turismo straniero in Italia, Enit)[2]

Il contributo del settore turistico al prodotto interno lordo (P.I.L.) sardo è solo del 5% (dati C.R.E.L., 2013), rispetto al dato nazionale del 10,1% (dati E.N.I.T., 2014), e la forte differenza non può essere spiegata con la sola sensibile presenza del c.d. turismo sommerso, cioè svolto in strutture e con servizi in nero, incidenza che può superare anche il 70% (Rapporto Crenos 2015 sull’economia sarda).

Tresnuraghes, Corona Niedda e, sullo sfondo, Capo Marrargiu (foto Benthos)

Tresnuraghes, Corona Niedda e, sullo sfondo, Capo Marrargiu (foto Benthos)

Aumentano i turisti stranieri (46% fra tutti gli arrivi nel 2013, 29% nel 2004, Rapporto Crenos 2015 sull’economia sarda), ma “ancora nel 2013 ben l’83% delle presenze si concentra nei mesi tra giugno e settembre”, vengono quasi esclusivamente per il mare, straordinario, unico.     Sono soprattutto i turisti di provenienza estera che vengono nella c.d. bassa stagione, con un ottimo tasso di fidelizzazione (ben il 74%, vds. Crenos, Destinazione Sardegna. Analisi della domanda turistica, 2015).

Che cosa dovremmo fare per attirare un maggior numero di turisti in Sardegna?

Ci vorrebbe una seria politica del turismo e una ancor più seria politica dei trasporti, roba mai vista in questa splendida Isola nel bel mezzo del Mediterraneo.

E non possiamo occuparcene in questa sede, il discorso andrebbe molto lontano.

Solo un paio di considerazioni su un settore fra i più innovativi e redditizi del turismo internazionale, il turismo naturalistico.

Cagliari, la I A della Scuola Media "V. Alfieri" sul sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo

Cagliari, la I A della Scuola Media “V. Alfieri” sul sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo

I parchi naturali generano in Italia ormai un fatturato diretto e indiretto superiore ai 9 miliardi di euro annui, solo i parchi nazionali d’Italia generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro (4 mila diretti, 17 mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno.

In poche parole, in tutta Europa la presenza di aree naturali protette, adeguatamente pubblicizzate e munite di servizi, contribuisce non poco al contesto economico-sociale locale.

Per esempio, anche la sola presenza di un flusso turistico di 100 mila visitatori annui nelle zone del tanto bistrattato parco nazionale del Gennargentu – Golfo di Orosei, per una presenza media di soli tre giorni ciascuno, calcolando una spesa giornaliera complessiva di soli 100 euro, significherebbe una ricaduta economica diffusa di 30 milioni di euro annui.  Qualcuno è in grado di dire che altro attualmente garantisca un simile contributo economico costante nelle aree interne della Sardegna?

Airone bianco maggiore (Ardea alba)

Airone bianco maggiore (Ardea alba)

Un miglioramento concreto dell’offerta turistica, con oggetti turistici realmente appetibili per il mercato turistico internazionale, come le aree naturali protette, i beni culturali e i musei, l’enogastronomia e l’ospitalità nei centri storici possono davvero garantire un salto di qualità in positivo per la Sardegna e la propria economia.

Eppure ancora non se ne prende coscienza e si continua a dispensare soldi pubblici per le più disparate elucubrazioni sulle teorie più improbabili su questo o quest’altro sito archeologico, su questa ricerca fondamentale per lo sviluppo economico o quest’altra consueta impresa mineraria senza futuro.

Ma quando diventeremo grandi in Sardegna?

Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

arco del Gennargentu, manifesto listato a lutto

Parco del Gennargentu, manifesto listato a lutto

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[1] Esattamente 937.996 turisti italiani, con 4.315.949 presenze, permanenza media 4,60 giorni; 759.240 turisti stranieri con 3.756.773 presenze, permanenza media 4,95 giorni (vds. http://www.sardegnastatistiche.it/documenti/12_103_20150702151349.pdf).

[2] Esattamente una spesa giornaliera pro capite pari a euro 104,90 (http://www.enit.it/it/studi.html, elaborazione Enit su dati Banca d’Italia, 2014).

 

Cavallino della Giara

Cavallino della Giara

(foto Benthos, C.B., S.D., archivio GrIG)

 



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