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Addio, il romanzo della fine del lavoro.

Addio, di Angelo Ferracuti, è “il romanzo della fine del lavoro”.

Edito da Chiarelettere a fine giugno 2016 (242 pagine, euro 16,60), è un vero e proprio viaggio che l’Autore percorre durante lunghi anni, a più riprese, nel Sulcis ormai relegato a provincia con il più alto tasso di disoccupazione giovanile d’Italia. Il 79,9%. 

Angelo Ferracuti è marchigiano, ma quasi diventa sardo adottivo fra città, paesi, fabbriche, storie del Sulcis.  Nel passato, dalla fondazione di Carbonia nel 1938, pietra miliare nella storia lavorativa sulcitana, alla crisi mineraria, al passato industriale e al presente ricco più di cassa integrazione che di lavoro autentico.

Lungo le pagine scorrono “il sacrificio e il dolore della gente sarda, l’emancipazione e la lotta, i primi scioperi repressi nel sangue; ciò che resta di questa classe operaia frantumata e massacrata dalla chiusura delle miniere e dal declino del polo industriale dell’alluminio”.   Ora rimangono macerie, macerie economiche e sociali, macerie mentali, rassegnazione, clientelismo elettorale.  Nonostante ciò, rimane la dignità delle persone.  Ma è poca cosa rispetto al panorama di degrado.

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Malacalzetta, ruderi minerari

Malacalzetta, ruderi minerari

Questo emerge dal reportage venato di malinconia di Angelo Ferracuti.

In quella parte della Sardegna, però, c’è anche chi non si perde d’animo, studia, agisce e sta creando una realtà imprenditoriale di tutto rispetto basata sulle reali risorse sarde e fortemente innovativa.   Parlo di Daniela Ducato e dei suoi validissimi collaboratori.

Fuori dalle mangiatoie politico-elettoralistiche, ben radicate nel Sulcis, crea lavoro nel rispetto dell’ambiente e meriterebbe grande, grandissima attenzione.   Soprattutto da quelli che continuano a pretendere il lavoro de su connottu, di come è sempre stato.   Lavoro inquinante, lavoro che avvelena, lavoro sostenuto con ingenti fondi pubblici, lavoro senza presente e senza futuro nel mercato mondiale.

La fine di “questo” lavoro può esser l’inizio di un “nuovo” lavoro, finalmente rispettoso dell’ambiente e della salute, finalmente dignitoso e con le spalle robuste.

Anche per questo consiglio di leggere Addio, quel viaggio fra persone, paesi, miniere, industrie, lotte di Angelo Ferracuti può aiutare davvero a capire se e come il Sulcis abbia tempra e voglia di non affondare definitivamente.

Stefano Deliperi

 

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Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

Portoscuso, zona industriale di Portovesme, impianti Alcoa

(foto S.D., archivio GrIG)

 


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