Quantcast
Channel: Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG)
Viewing all articles
Browse latest Browse all 3713

Un po’ di giustizia per le migliaia di morti da amianto.

$
0
0
il benefico inquinatore

La Corte d’Appello di Torino, nei giorni scorsi, ha condannato a nove anni e mezzo di reclusione Stephan Schmidheiny, magnate svizzero dai mille interessi e noto filantropo, ultimo titolare (il precedente, il barone belga Louis De Cartier De Marchienne è morto durante il procedimento penale) della multinazionale Eternit AG, ritenuta  responsabile già di più di 2.000 morti per tumori da amianto.

E’ stato riconosciuto responsabile dell’omicidio colposo di 92 persone morte a causa dell’esposizione all’amianto lavorato nello stabilimento di Casale Monferrato (AL), mentre è stato assolto per altri 28 casi e ulteriori 27 sono finiti in prescrizione.

Numerosi anche i risarcimenti per le parti civili, il più elevato (5 milioni di euro) in favore del Comune di Casale Monferrato.  

In precedenza, nel giugno 2023 la Corte di Assise di Novara, al termine del processo eternit bisl’aveva condannato a 12 anni di reclusione per l’omicidio colposo di 392 persone, nonchè al risarcimento di 50 milioni di euro al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime.

Ma la Corte di cassazione aveva annullato la condanna, accogliendo le argomentazioni dell’industriale, il quale sostiene di non aver mai avuto poteri gestionali nell’attività dell’impresa italiana.

In precedenza, il 19 novembre 2014, la Corte di cassazione aveva dichiarato l’intervenuta prescrizione per alcuni reati, a fronte della sentenza della Corte d’Appello di Torino (3 giugno 2013) che aveva addirittura aumentato di due anni di reclusione la sentenza di primo grado del Tribunale penale di Torino (13 febbraio 2012): sedici anni di reclusione per il reato di disastro ambientale colposo e il risarcimento dei danni (89 milioni di euro complessivi) per le migliaia di parti civili riconosciute (Regione Piemonte, Comuni, migliaia di familiari dei deceduti per tumori vari).

Questo empatico padrone del vapore qualche tempo fa affermò candidamente: “Mi sono reso conto di provare dentro di me un odio per gli italiani e che io sono il solo a soffrire per questo. Ho lavorato in modo mirato sulla situazione. E quando oggi penso all’Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito

Ora, finalmente, un po’ di giustizia per il popolo avvelenato…in attesa del prossimo giudizio della Suprema Corte.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

manifestazione dei familiari delle vittime dell’inquinamento da eternit

da La Via Libera, 18 aprile 2025

Eternit bis, Schmidheiny condannato a 9 anni per i morti da amianto.

La Corte d’appello di Torino ha riconosciuto il magnate svizzero responsabile dell’omicidio colposo di 92 persone morte a causa dell’esposizione dall’amianto lavorato nello stabilimento di Casale Monferrato. “La conferma che sapeva e non ha tutelato”, esultano i familiari. (Laura Fazzini)

Giovedì 17 aprile, la Corte d’appello di Torino ha condannato a nove anni e sei mesi Stephen Schmidheiny, proprietario della multinazionale Eternit, per l’omicidio colposo di 92 persone morte a causa dell’esposizione all’amianto lavorato nello stabilimento di Casale Monferrato (Alessandria). L’imprenditore svizzero è stato invece assolto per altri 28 casi, mentre 27 sono andati in prescrizione. Stabiliti anche i risarcimenti: il più elevato, 5 milioni di euro, al comune di Casale. La pena è più lieve rispetto ai dodici anni comminati in primo grado a Novara nel giugno 2023, ma comunque “un buon risultato”, ha commentato Bruno Pesce, volto storico della lotta all’amianto. 

Soddisfazione della procura e delle vittime

Durante la lettura della sentenza, durata sei minuti, la voce della giudice Cristina Domaneschi è risuonata nell’aula 6 del tribunale di Torino in un silenzio assoluto, malgrado la presenza di un pubblico ricco di familiari delle vittime, associazioni e giornalisti. “Siamo soddisfatti di questa condanna perché conferma il nostro impianto accusatorio: Schmidheiny era a conoscenza del rischio sanitario. Ora aspettiamo di leggere la sentenza”, ha dichiarato la procuratrice Sara Panelli. Anche Pesce, tra i fondatori dell’Associazione dei familiari delle vittime di amianto (Afeva), si è detto soddisfatto: “Nove anni e sei mesi sono un bel risultato, anche se abbiamo davanti ancora la Cassazione che finora non ha dato buoni esiti. Abbiamo ottenuto un’ulteriore conferma che chi era a capo di Eternit sapeva e non ha tutelato”. Ma la soddisfazione si spegne sui volti dei familiari delle 27 vittime per cui non ci sarà giustizia né risarcimento perché è passato troppo tempo dalla morte. 

La pronuncia è arrivata a metà pomeriggio. In mattinata, lo storico difensore della famiglia Schmidheiny Guido Carlo Alleva aveva insistito sull’impossibilità del suo cliente, a capo della multinazionale dal 1976 al 1986, di aver colpa per le morti avvenute per mesotelioma tra i suoi operai e gli abitanti di Casale Monferrato: “Ancora oggi la scienza non può datare con certezza il momento preciso in cui insorge la malattia e noi in un’aula penale dobbiamo giudicare con certezza”. Secca la replica della pm Panelli: “Noi ci basiamo sulla scienza, non su opinioni o suggestioni. La scienza ha dimostrato l’accelerazione della malattia a causa dell’esposizione da amianto. Questo è un fatto e la giurisprudenza si basa sui fatti”. 

Risarcimenti più lievi

Dopo le prescrizioni e delle assoluzioni, le cui motivazioni verranno pubblicate entro novanta giorni, sono state elencate le istituzioni e associazioni che hanno ottenuto risarcimenti come parti civili al processo. Il comune di Casale Monferrato, da sempre in prima linea nei processi finora celebrati, ha ottenuto il massimo con 5 milioni, anche se molti meno dei 50 richiesti dall’accusa all’inizio del procedimento nel 2020. 500mila alla Presidenza del consiglio, 170mila all’Afeva.

Eternit, la vicenda giudiziaria

Secondo i dati raccolti dall’Afeva, dal 1990 al 2018, soltanto a Casale sono morte di mesotelioma almeno 1.254 persone, tra ex lavoratori e cittadini, ma il numero sale a 3mila se si considerano i decessi registrati nelle altre città italiane in cui erano presenti stabilimenti Eternit, oggi tutti chiusi: Cavagnolo (Torino), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Il primo processo si è aperto a Torino nel 2009 con la richiesta di 2889 risarcimenti per altrettante vittime. Nel 2012 Schmidheiny e il socio belga De Cartier sono stati condannati a 16 anni. L’anno successivo, la Corte d’appello ha aumentato la pena di due anni per lo svizzero, mentre De Cartier era nel frattempo deceduto. Nel novembre del 2014, però, la Cassazione ha annullato le due sentenze riconoscendo la sussistenza del reato ma dichiarandone la prescrizione.

Il processo Eternit bis si è aperto nel 2015 sempre a Torino, dove il gip Federica Bompieri ha derubricato il reato da omicidio volontario a colposo e spacchettato il processo in quattro tronconi, inviando gli atti alle procure dei territori dove si trovavano gli stabilimenti. Per le morti di Casale la procura competente è quindi quella di Vercelli, ma non essendovi in tribunale la Corte d’assise il processo di primo grado si è svolto a Novara. Il procedimento relativo allo stabilimento di Rubiera è stato archiviato nel 2021, quello per Bagnoli a Napoli ha visto la condanna di Schmidheiny a tre anni e mezzo, confermata in appello, mentre per il filone di Cavagnolo il mese scorso la Cassazione ha annullato di nuovo la condanna rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’appello di Torino.

Fotoinchiesta: i volti dei familiari delle vittime dell’amianto 

“Non ci basiamo su opinioni o suggestioni: la scienza ha dimostrato l’accelerazione della malattia a causa dell’esposizione da amianto (Sara Panelli – sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Torino)

A.N.S.A., 23 marzo 2025

Eternit: Cassazione annulla di nuovo la condanna di Schmidheiny.

Osservatorio amianto, ‘ora il rischio è la prescrizione’.

Dopo la prima pronuncia della Suprema Corte che dichiarò tutto prescritto e mise un blocco ai risarcimenti nel 2014, arriva ora anche la seconda pronuncia degli ermellini di annullamento della condanna per omicidio colposo del magnate svizzero Stephan Schmidheiny.

“Questo verdetto potrà avere ricadute importanti sui processi Eternit scaturiti dall’inchiesta avviata dalla procura di Torino.

Il rischio – avverte l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari – è che il tutto venga falciato dalla scure della prescrizione, non possiamo comprendere, né condividere, la decisione della Corte ma il nostro impegno proseguirà in tutte le competenti sedi, per la bonifica, la messa in sicurezza, la tutela medica e risarcitoria di tutte le vittime e dei loro congiunti”.
    Già la Cassazione, viene ricordato, aveva annullato la prima delle condanne inflitte all’industriale svizzero. Tra le vittime Giulio Testore, dipendente dello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo (Torino), morto nel 2008 per una malattia che secondo l’accusa è legata all’esposizione all’amianto per circa 27 anni.
    Tante le morti per mesotelioma che hanno colpito nel corso del tempo, nella stragrande maggioranza di casi in maniera fatale, gli operai.
    Nel 2018, in primo grado, Schmidheiny era stato condannato a 4 anni di reclusione per omicidio colposo. Oltre a Testore era stato preso in esame il caso di Rita Rondano, deceduta nel 2012 per un mesotelioma pleurico a pochi mesi dalla diagnosi. La donna aveva subito una duplice esposizione alla fibra killer: residenziale, poiché abitava a meno di 1 km dallo stabilimento di Cavagnolo, e da lavoro agricolo poiché svolgeva le sue mansioni su terreni poco distanti dallo stabilimento incriminato, in precedenza contaminati dall’amianto. La difesa dell’industriale aveva impugnato il provvedimento e in appello, in parziale riforma della sentenza applicata, il magnate svizzero aveva dovuto rispondere esclusivamente della morte di Testore e la pena era stata quindi ridotta a 1 anno e 8 mesi di reclusione, con la concessione del beneficio della sospensione condizionale.

eternit abbandonato

(foto A.N.S.A., per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)


Viewing all articles
Browse latest Browse all 3713

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>