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Il piano nazionale per le emergenze nucleari, che cosa dobbiamo sapere.

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centrale nucleare

La sanguinosa invasione russa in Ucraina e i combattimenti presso le centrali nucleari di Chernobyl e di Zaporizhzhia (la più grande in Europa) hanno riportato in primo piano i rischi derivanti da incidenti di ogni genere in impianti che per loro stessa natura sono classificati pericolosi.

Il momento attuale è classificato piuttosto critico da parte degli esperti. L’A.I.E.A. ha fatto sapere (8 marzo 2022) di aver “perso il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia di Chernobyl“.

Il Governo Draghi ha, quindi, promosso un immediato aggiornamento del piano nazionale per le emergenze nucleari.

E’ stata già predisposta una bozza (8 marzo 2022) e a breve sarà formalmente approvata.

E’ opportuno prendere visione del piano oggi vigente, che fornisce fondamentali indicazioni di comportamento.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

dal sito web istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Protezione Civile.

Rischio nucleare. Le attività.

L’attività di prevenzione riveste un ruolo di primo piano per eliminare o ridurre i possibili danni legati al rischio nucleare.

Importante strumento è il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che individua le misure per fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari al di fuori del territorio nazionale per cui è richiesto un coordinamento delle risorse a livello nazionale. 

Il monitoraggio della radioattività a livello nazionale e regionale, indispensabile anche per garantire un’informazione preventiva e in emergenza alla popolazione, è realizzato attraverso un sistema di reti di monitoraggio.

scorie nucleari

Anche la partecipazione alle esercitazioni internazionali è un importante strumento di prevenzione e di verifica, per un aggiornamento del Piano di emergenza e delle risorse di intervento.

L’Italia, in qualità di stato membro della Unione Europea, è connessa al sistema di scambio rapido di informazioni ECURIE-European Community Urgent Radiological Information Exchange.

L’impegno italiano nel quadro degli accordi internazionali si traduce invece nell’adesione alle Convenzioni Internazionali della IAEA-International Atomic Energy Agency, quale Paese firmatario delle convenzioni sulla pronta notifica e sull’assistenza in caso di emergenze nucleari.

Il quadro normativo nazionale in materia di radiazioni ionizzanti deriva principalmente dal recepimento delle Direttive comunitarie di settore. Il testo base è rappresentato dal Decreto Legislativo n. 230 del 17 marzo 1995.

Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari

Reti di monitoraggio

Informazione alla popolazione, norme di comportamento e protezione

Esercitazioni

qui il Decreto Legislativo n. 230 del 1995: attuazione delle direttive Euratom in materia di radiazioni ionizzanti

qui il Piano Nazionale rischio radiologico e nucleare

da Formiche.net, 8 marzo 2022

Rischio guerra nucleare? L’Italia aggiorna il piano sicurezza.

Riparo al chiuso” e “iodoprofilassi” sono le prime misure che il nostro Paese prenderebbe in caso di incidente a una centrale al fine di “ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti”. Ecco tutti i dettagli contenuti nella bozza di decreto. (Gabriele Carrer)

“Riparo al chiuso” e “iodoprofilassi” sono le prime misure che l’Italia prenderebbe in caso di “incidente severo a una centrale nucleare” per “ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti”. È quanto prevede la bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari che verrà discusso durante una riunione tecnica prevista giovedì pomeriggio a cui sono invitati, tra gli altri, rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani, Protezione civile, ministero dell’Interno, Vigili del fuoco, Istituto superiore di sanità e Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.

Così, anche l’Italia reagisce alla minaccia atomica legata alla guerra in Ucraina e si prepara a ufficializzare il nuovo Piano nazionale.

LE MISURE PREVISTE

“Riparo al chiuso” con “porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti” e “iodoprofilassi” sono le misure previste nelle prima fase dell’emergenza, nelle prime ore dal verificarsi dell’evento. A queste si aggiungono “misure protettive indirette” nella seconda fase dell’emergenza: “Restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico, e monitoraggio della radioattività nell’ambientale e delle derrate alimentari” nella seconda fase dell’emergenza.

Il Piano prevede, inoltre, l’adozione delle seguenti altre misure: “Assistenza a cittadini italiani che si trovino in un Paese estero interessato da una emergenza radiologica e nucleare; misure relative all’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati; monitoraggio della contaminazione personale dei cittadini italiani di rientro dal Paese incidentato; gestione dell’informazione alla popolazione”.

LE RAGIONI DEL DECRETO

Il decreto nasce alla luce delle “necessità di individuare e disciplinare le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera’, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa Civile, di competenza del ministero dell’Interno”. Inoltre, anche in virtù dell’“esigenza di definire procedure per la gestione del flusso di informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l’attivazione e il coordinamento delle principali componenti del Servizio nazionale della protezione civile, e definire altresì il modello organizzativo per la gestione dell’emergenza, con l’individuazione degli interventi prioritari da disporre, a livello nazionale, ai fini della massima riduzione degli effetti indotti sulla popolazione e sull’ambiente”.

I TRE SCENARI

Il Piano considera tre scenari legati a un incidente all’estero. Il primo scenario considera un incidente a un impianto posto entro 200 chilometri dai confini nazionali “tale da comportare l’attuazione di misure protettive dirette e indirette della popolazione, e di altre misure, quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”. Il secondo scenario considera un incidente a un impianto in Europa posto oltre 200 chilometri dai confini nazionali “tale da comportare l’attuazione di misure protettive indirette della popolazione, e di altre misure quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”. Il terzo scenario considera un incidente a un impianto “posto in qualsiasi altra parte del mondo tale da comportare l’attuazione di misure di risposta quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e di misure per la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”.

Europa, centrali nucleari in attività (in rosso quelle poste e meno di 200 km dai confini italiani, in arancione quelle poste fra i 200 e i 1000 km dai confini italiani, in verde quelle poste oltre i 1000 km dai confini italiani)

LE CENTRALI IN UCRAINA

Nella figura qui accanto sono indicati in rosso gli impianti nucleari posti a meno di 200 chilometri dai confini nazionali, in arancione gli impianti posti tra 200 e 1000 chilometri dai confini nazionali e in verde gli impianti europei più distanti. L’elenco completo degli impianti nucleari attivi nel mondo è consultabile nella piattaforma Power Reactor Information System (PRIS) della IAEA.

L’Ucraina ospita quattro impianti: Khmelnitsky (due centrali), Rovno (quattro), South Ukraine (tre) e Zaporozhye, recentemente finita nelle mani dei russi (sei). Rientra dunque nel terzo scenario, quello meno critico.

(foto da mailing list ecologiste, S.D., archivio GrIG)


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