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Continua e continua ancora il grave inquinamento da marmettola dei corsi d’acqua delle Alpi Apuane.

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Massa, Fiume Frigido biancastro per la marmettola (11 gennaio 2016)

Massa, Fiume Frigido biancastro per la marmettola (11 gennaio 2016)

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (20 gennaio 2016) una nuova richiesta di informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo il pesante inquinamento ambientale da marmettola (marmo finemente tritato scaricato negli impluvi e corsi d’acqua) causata dall’attività estrattiva sulle Alpi Apuane nel Fiume Frigido.

Quanto hanno potuto vedere e fotografare i residenti di Massa, l’11 gennaio 2016, nel fiume che attraversa la loro città è di una chiarezza “opaca” fin troppo netta: le acque biancastre del Frigido, gravide di marmettola.

In seguito a precedente esposto (20 agosto 2015) del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, il grave stato di inquinamento dei corsi d’acqua dell’area è stato recentemente riconosciuto dal Comando delle Guardie del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane (nota prot. n. 3835 del 30 settembre 2015), con indicazioni precise della provenienza degli sversamenti illeciti di marmettola da siti di cava che si trovano nella zona di Piastrone e Rocchetta al di sopra degli abitati di Caglieglia e Casette (in Comune di Massa) nei bacini industriali estrattivi dei Comuni di Massa e Carrara”.  L’ultimo sopralluogo del 29 agosto 2015, in conseguenza dell’esposto ecologista, ha consentito di verificare che “la marmettola proviene dal Fosso della Rocchetta (nei pressi degli abitati di Caglieglia e Casette) che regolarmente, ad ogni evento di piogge intense, si riempie di questi fanghi bianchi che vanno a riversarsi nel fiume Frigido in corrispondenza del punto di confluenza del canale di Rocchetta con il fiume (coord. GPS: N 44° 04′ 11” ed E 10° 10′ 18”)”.  Inoltre, “è stata verificata anche la parte a monte del fiume Frigido ed in particolare il corso dell’affluente Renara che ha origine dalle pendici del monte Sella, al di sopra del quale insiste una vecchia discarica di materiale lapideo di vecchie attività estrattive (dicasi “ravaneto”) che nel tempo, a seguito di abbondanti piogge, ha portato, per dilavamento, apporti di marmettola nei corsi d’acqua in questione”.

Massa, Fiume Frigido biancastro per la marmettola (11 gennaio 2016)

Massa, Fiume Frigido biancastro per la marmettola (11 gennaio 2016)

Come noto, in precedenza l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (A.R.P.A.T.) con la sua newsletter n. 168 del 13 agosto 2015 ha presentato un report sulle “Alpi Apuane e marmettola” e ha descritto gli eventi di inquinamento ambientale altamente pregiudizievoli per la salvaguardia dei Fiumi Carrione e Frigido e gli habitat naturali connessi: nella parte alta dei bacini imbriferi dei Fiumi Carrione e Frigido sussistono perlomeno 178 cave, di cui più di 118 attive. A partire dagli anni ’70 del secolo scorso i ravaneti, accumulo di sassi sui pendii costituiti dagli scarti derivanti dal taglio del marmo a fini commerciali, adibiti a sede stradale, sono stati irrorati dalla c.d. marmettola, marmo finemente tritato scaricato negli impluvi e corsi d’acqua.   La marmettola, secondo quanto asserito dall’A.R.P.A.T., è fortemente inquinante, contaminata “da oli e grassi … e da metalli”.  E ancora,“la marmettola, per l’ecosistema, è inquinante per l’azione meccanica: riempie gli interstizi, ed impermealizza le superfici perciò elimina gli habitat di molte specie animali e vegetali, modifica i naturali processi di alimentazione della falda, rende più rapido lo scorrimento superficiale delle acque (in pratica è come se il fondo del fiume fosse cementato), infiltrata nel reticolo carsico , modifica i percorsi delle acque sotterranee e può esser causa del disseccamento di alcune sorgenti e/o del loro intorbidamento.

Se è vero che “il tratto di mare prospiciente la foce del torrente Carrione è da considerarsi non balneabile perché il torrente sfocia in zona portuale”, le Foci del Torrente Frigido e del Fosso Brugiano sono soggette a divieto permanente di balneazione … per motivi igienico-sanitari” perché “l’ambiente risulta ‘molto inquinato o comunque molto alterato’.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, consapevole della piena conoscenza del fenomeno da parte delle Amministrazioni pubbliche competenti (Ministero dell’ambiente, Regione Toscana), ha chiesto loro di adottare gli urgenti provvedimenti per metter fine a questo ignobile e continuo inquinamento delle acque e dell’ambiente apuano determinato da un’attività estrattiva del marmo lasciata fin troppo libera di spadroneggiare sulla Terra e sulle vite di chi quella Terra abita.

Di conseguenza l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha provveduto a informare la magistratura e la polizia giudiziaria competente, nonché le Istituzioni comunitarie.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

il Fiume Frigido reso bianco dalla marmettola

il Fiume Frigido reso bianco dalla marmettola

(foto GrIG Apuane)



Presidio in difesa delle Volpi a Selvazzano Dentro (PD)!

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Volpi (Vulpes vulpes) a Selvazzano Dentro

Volpi (Vulpes vulpes) a Selvazzano Dentro

Le Associazioni Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ed Ente Nazionale Protezione Animali partecipano all’iniziativa promossa da Cristiano Boesso[1], residente di Selvazzano Dentro (PD), in difesa delle Volpi (Vulpes vulpes) che hanno trovato casa nell’ex discarica di Via Bressan a Selvazzano.

L’appuntamento è per sabato 23 e sabato 30 gennaio 2016, dalle 13:00 alle 16:00, dietro al Canile sanitario dell’Ulss 16 di via Bressan, 4, Selvazzano Dentro. Per l’occasione verrà offerto del vin brulé.

Cristiano, autore di una raccolta firme a cui hanno preso parte ben 565 cittadini, è determinato a proteggere le Volpi dalla persecuzione dei cacciatori che si ripete ogni anno in questo periodo.

Chiama a raccolta vicini, amici, residenti e attivisti della associazioni protezioniste, unendo utile al dilettevole: trascorrendo assieme un momento conviviale e tenendo così lontani i cacciatori con la propria presenza. È del 25 ottobre 2015 la notizia che 565 cittadini di Selvazzano hanno chiesto al sindaco Enoch Soranzo di emettere un’ordinanza per vietare la caccia nell’ex discarica di Via Bressan. Petizione che non ha mai ricevuto risposta dal primo cittadino, ma solo un generico accenno a futuri provvedimenti da parte del Consigliere comunale con delega all’Ambiente Giorgio Zoppello.

Selvazzano Dentro, ex discarica di Via Bressan

Selvazzano Dentro, ex discarica di Via Bressan

«Trovo davvero singolare  – commenta Luigi Cusin, Presidente ENPA Padova – che il Comune di Selvazzano si sia mosso per una petizione di 65 residenti di Via Scapacchiò che chiedevano di abbattere 100 pini domestici sani, mentre non risponde alla richiesta di 565 cittadini che chiedono di vietare la caccia in un’area demaniale circoscritta e con particolari caratteristiche.       Su Il Mattino di Padova del 30 settembre 2015[2], il Consigliere comunale delegato all’Ambiente, Giorgio Zoppello, dichiarava a proposito dei pini che si vogliono abbattere: ‘Dopo le segnalazioni dei residenti non possiamo far finta di nulla’. Perché adesso sembrano non vedere una petizione di 565 cittadini?»

Riccardo Crepaldi, Capo Nucleo delle Guardie Zoofile ENPA Padova, assicura: “Su richiesta dei cittadini stiamo garantendo un presidio quotidiano dell’area per l’incolumità delle volpi. Ci aspettiamo che la politica cominci a riconoscere profondamente le ragioni della fauna selvatica e delle persone che desiderano che questi animali continuino a vivere. La società sta cambiando ed è un piacere vedere come le iniziative per la tutela degli animali si stiano moltiplicando rapidamente sul territorio. Avanti così.”

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto                   Ente Nazionale Protezione Animali – Padova

 

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[1] https://www.facebook.com/Gi%C3%B9-i-Fucili-dalla-Discarica-a-cura-di-Cristiano-Boesso-Selvazzano-100211006996369/?fref=ts

[2] http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/09/30/news/i-pini-malati-o-pericolosi-saranno-abbattuti-1.12182621

 

Volpi (Vulpes vulpes) a Selvazzano Dentro

Volpi (Vulpes vulpes) a Selvazzano Dentro

 

Il Mattino di Padova, 21 gennaio 2016

Il Mattino di Padova, 21 gennaio 2016

 

(foto per conto GrIG)


Domani i tagli boschivi previsti nella Foresta demaniale di Is Cannoneris su Il Fatto Quotidiano.

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foresta mediterranea

foresta mediterranea

Per chi volesse farsi un’idea più approfondita, domani i tagli boschivi previsti nella Foresta demaniale di Is Cannoneris (Sulcis, CA), sono su Il Fatto Quotidiano.

Buona lettura!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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(foto S.D., archivio GrIG)


La prescrizione “salva” in parte il traffico di rifiuti industriali da Portovesme.

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Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Portoscuso, porto e zona industriale di Portovesme

Ecco fatto.

Come prevedibile, la Corte d’Appello di Cagliari non ha potuto far altro che dichiarare l’intervenuta prescrizione per un troncone dell’unico procedimento penale n. 5890/2007 G.I.P. (e R.N.R. 2930/2007) concernente l’importantissima indagine condotta dai Carabinieri del N.O.E. di Cagliari su disposizione della Procura della Repubblica del capoluogo (p.m. Daniele Caria) relativa al più ingente traffico illecito di rifiuti industriali finora riscontrato in Sardegna.

15 mila tonnellate di rifiuti con elevati tenòri di zinco, nichel, piombo, cadmio, rame, solfati, floruri provenienti dalle lavorazioni degli impianti della Portovesme s.r.l. smaltiti illecitamente in cave del Cagliaritano e, addirittura, nella realizzazione di riempimenti stradali e piazzali degli ospedali cittadini.

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Portoscuso, polo industriale di Portovesme

Finite, purtroppo, nel nulla le statuizioni della sentenza del Tribunale di Cagliari n. 1 del 26 febbraio 2015 (giudice monocratico dott. Massimo Poddighe): Massimo Pistoia (amministratore unico della Tecnoscavi), Lamberto Barca (gestore della società Gap service s.r.l.) e Danilo Baldini (socio e coordinatore dell’area chimico-analitica del laboratorio di analisi Tecnochem s.r.l.) sono stati, quindi, salvati dalla santa prescrizione, mentre erano stati assolti in primo grado Stefano PuggioniGiampaolo PuggioniLarbi El Oualladi (dipendenti della Tecnoscavi).

In precedenza, si era concluso diversamente, per fortuna, l’altro troncone del procedimento penale: dopo il giudizio (8 ottobre 2014) della Corte di cassazione, la Corte d’Appello di Cagliari aveva provveduto (30 giugno 2015) a rideterminare la pena per Aldo Zucca e Maria Vittoria Asara (rispettivamente 2 anni e 2 mesi e 1 anno e 9 mesi + risarcimento di 1.500,00 euro per ognuna delle parti civili).

In qualche modo è arrivato un po’ di giustizia per l’ambiente e il popolo inquinato.

Resta l’amarezza per l’ennesima conferma della profonda ingiustizia troppo spesso determinata da questa prescrizione, recentemente confermata anche dalle parole del Procuratore della Repubblica di Cagliari Mauro Mura e del Consigliere di Cassazione Antonio Settembre.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

 

 

L'Unione Sarda, 21 gennaio 2016

(foto S.D., archivio GrIG)


Mestrino, la casa delle libertà.

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Mestrino, cartello di divieto di accesso nei parchi per i Cani

Mestrino, cartello di divieto di accesso nei parchi per i Cani

L’Art. 12 del Regolamento comunale di Polizia Urbana del Comune di Mestrino (PD) vieta di “introdurre cani nei giardini e parchi pubblici”. Per questo motivo sono stati posizionati dei cartelli di divieto d’accesso ai cani all’ingresso dei parchi pubblici, ad esempio nell’area tra Via Caduti di Nassiriya e Via Carlo Alberto dalla Chiesa.

Tuttavia la Legge Regionale veneta n. 17 del 19 giugno 2014 «Modifica della legge regionale 28 dicembre 1993, n. 60 “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo” e successive modificazioni.» ha introdotto l’Art. 18 bis “Accesso ai giardini, parchi, aree pubbliche ed aree riservate agli animali da compagnia: 1. Agli animali da compagnia, accompagnati dal proprietario o da altro detentore, è consentito l’accesso a tutte le aree pubbliche e di uso pubblico, compresi i giardini, i parchi e le spiagge;…”

Il comma 2 del medesimo articolo Agli animali da compagnia è vietato l’accesso in aree destinate e attrezzate per particolari scopi, come le aree giochi per bambini, quando a tal fine sono chiaramente delimitate e segnalate con appositi cartelli di divieto.” vale solo per piccole porzioni delimitate del parco, ad esempio la vasca di sabbia del parco giochi. Non può valere per tutta l’area.

In data 26 ottobre 2015 Manuel Zanella dell’Associazione Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha scritto al Comune di Mestrino suggerendo “una valutazione sulla correttezza dei cartelli in oggetto ed eventualmente una sostituzione o modifica.”

Al 19 gennaio 2016 nessuna risposta dal Comune di Mestrino, nessuna rimozione dei cartelli e modifica del Regolamento di Polizia Urbana.

Per censire gli alberi monumentali (Decreto 23 ottobre 2014 e Legge 14 gennaio 2013, n. 10) il Comune di Mestrino non trova il tempo, mentre lo trova per vietare l’accesso ai cani nei parchi pubblici, in contrasto con la Legge regionale 28 dicembre 1993, n. 60.

Una situazione che non può continuare ad esistere, considerato soprattutto che il 33% degli italiani ha in casa un animale domestico, di cui il 63,1% è rappresentato da cani.[1]

“Sindaco, ma questo non si può fare!”…“Certo che si può, nella Casa delle Libertà!… Brigitte Bardot, Bardot, Brigitte beijou, beijou!…Facciamo un po’ come c***o ci pare…”[2]

Gruppo d’Intervento Giuridico – Veneto                 Ente Nazionale Protezione Animali – Padova

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[1] http://eurispes.eu/content/sintesi-rapporto-italia-2015 pag 72, 27a edizione (2015) del Rapporto Italia di Eurispes

[2] https://youtu.be/f3Ta936Ok5U

 

Mestrino, parco comunale con cartello di divieto di accesso per i Cani

Mestrino, parco comunale con cartello di divieto di accesso per i Cani

 

Il Mattino di Padova, 21 gennaio 2016

Il Mattino di Padova, 21 gennaio 2016

 

Il Gazzettino, 21 gennaio 2016

Il Gazzettino, 21 gennaio 2016

(foto M.F., archivio GrIG)


Il Poetto di Cagliari, ripascimento inutile e dannoso.

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Cagliari, la spiaggia del Poetto vista dalla Sella del Diavolo

Cagliari, la spiaggia del Poetto vista dalla Sella del Diavolo

Ma sì, facciamoci del male e andiamo a vedere la spiaggia del Poetto dalla Sella del Diavolo.

A Cagliari puoi far così una splendida passeggiata fra natura e cultura, ma puoi anche vedere come sia stato inutile e dannoso l’intervento di ripascimento della spiaggia compiuto una quindicina di anni fa dalla Provincia di Cagliari.

Il mare s’è ripreso il sabbione grigio buttato sulla spiaggia emersa e l’ha riportato verso la spiaggia sommersa, quella sott’acqua, per riequilibrare i milioni di metri cubi asportati fino agli anni ’70 del secolo scorso per alimentare l’industria edilizia nell’area vasta cagliaritana.

Un danno ambientale ed erariale, sanzionato dalla Corte dei conti, ma ben poco rispetto a quanto arrecato a tantissimi cagliaritani che hanno la spiaggia dei centomila nell’anima.

Oggi, con buon senso, i lavori del lungomare condotti dal Comune di Cagliari han determinato la realizzazione del primo cordone dunare, già previsto ma non attuato con il precedente progetto. Un primo passo positivo per la spiaggia, insieme allo spostamento dei baretti.  Finalmente.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Cagliari, Poetto, ripascimento

Cagliari, Poetto, ripascimento

 

da L’Unione Sarda, 20 gennaio 2016

Il Poetto senza sabbia. È ancora erosione 13 anni dopo il ripascimento. (Andrea Piras)

E la sabbia va. Vola via, ancora una volta, in barba al ripascimento, al grande pasticcio del 2002. Metri di spiaggia – la speranza di quegli anni – sono stati ingoiati di nuovo dall’acqua. Basta una foto, al di là delle opinioni, per dimostrare la beffa. Si vede bene dall’alto, dalla vetta della Sella del Diavolo. E l’occhio non mente, lo sguardo non bluffa. Come l’obiettivo impietoso di una macchina fotografica.
GLI STABILIMENTI. Rotonda del D’Aquila. Terrazza del Lido. Sono di nuovo palafitte. Come prima del ripascimento, quando ancora ci si illudeva che il grande progetto della Provincia potesse veramente restituire al Golfo degli Angeli il suo arenile. Un tassello di storia geologica che aveva creato il miracolo a due passi dalla città su cui ancora una volta l’uomo metteva le mani per correggere le sue stesse follie, le tonnellate e tonnellate di rena subacquea aspirata dai fondali per costruire parte di Cagliari, parte di Quartu, parte dell’Eur.
LE VERITÀ. Per onor di verità, nessuno, tanto meno gli studiosi che quel “piano di rinascita” avevano scritto e decantato, si sognarono di dire che la spiaggia sarebbe tornata com’era prima. Sarebbe comunque nata qualcosa di simile. Intanto il nero. La sabbia scura pescata maldestramente in fondo al mare dalla draga Antigoon e distribuita su quel che restava di un Poetto malandato, sarebbe presto diventata chiara. Un processo di sbiancamento naturale – così raccontarono – dove il sole avrebbe giocato un ruolo determinante. Macché, nulla di tutto questo avvenne. Il candore dei granelli restò (resta) memoria cagliaritana. Così come la granulometria: ben altra cosa rispetto ai microscopici granelli di un tempo.
I SUPERESPERTI. Lo giurarono, gli esperti, che le dune sarebbero tornate bianche. Difendendo, ad oltranza, il loro operato. Ma non venne in loro soccorso la realtà. Ben prima della Procura della Repubblica.
Dalla Sella del Diavolo lo sguardo si perde nel paradiso. Il nuovo Poetto disegnato dalla Giunta Zedda sembra una rivincita contro la storia recente.stendardo GrIG
GLI AMBIENTALISTI. Stefano Deliperi, ecologista e guerriero implacabile in difesa dell’ambiente, vorrebbe pronunciarla quella frase: noi l’avevamo detto . La tiene per sé. «Il livello di erosione raggiunto oggi è in effetti cominciato negli anni scorsi. Direi subito dopo la fine dei lavori. Non poteva che accadere questo vista l’immensa trincea che c’è in mezzo al Golfo scavata negli anni Settanta dalle draghe per il recupero delle sabbie. Quel solco ha avuto inevitabili riflessi sulla spiaggia emersa che ha continuità diretta con quella sommersa. Per questo il Poetto continuerà forse ad erodersi e oggi si può solo salvare il salvabile». In attesa del riconquistato equilibrio.
GLI ACCORGIMENTI. E proprio per salvare il salvabile, nell’ambito del piano di riqualificazione del litorale, sono stati messi in atto una serie di accorgimenti che saranno, tra l’altro, fatti propri anche dall’amministrazione quartese per dare continuità all’intero arenile da Marina Piccola a Margine Rosso.
Intanto in diversi punti, nelle cosiddette retrodune che separano la spiaggia dalla strada, è stata stesa una speciale rete di juta capace di bloccare la sabbia ma anche ospitare la vegetazione. Un vero e proprio ecofiltro che, come accaduto a Villasimius e Chia, sembra essere la soluzione migliore per fermare la dispersione. In ultima analisi l’erosione causata in questo caso dal vento. Non solo: nel progetto salvaspiaggia, anche i nuovi chioschi sono stati spostati verso l’interno.

 

Cagliari, lavori per la realizzazione del cordone dunale

Cagliari, lavori per la realizzazione del cordone dunale

 

(foto S.D., archivio GrIG)

 

 

 


Buone notizie dal Piano forestale della Foresta demaniale “Settefratelli”.

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Massiccio dei Sette Fratelli, vette

Massiccio dei Sette Fratelli, vette

L’elevato invecchiamento sconsiglia la ceduazione” e la compresa “ceduo di leccio” viene messa da parte nella Foresta demaniale “Settefratelli”.

Recentemente (21 dicembre 2015), come noto, sono state convocate dall’Ente Foreste della Sardegna (E.F.S.) le ultime quattro conferenze di servizi per l’approvazione dei piani forestali particolareggiati relativi ad altrettante Foreste demaniali sarde (Sette Fratelli, Is Cannoneris, Montarbu, Monte Arci).

Si tratta degli atti di pianificazione forestale che attuano la nuova politica di gestione delle foreste demaniali e che destano forti preoccupazioni non solo nel Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, ma anche in tantissimi cittadini ed esperti del settore.

Il Piano forestale della Foresta demaniale “Settefratelli” non contempla la compresa “ceduo di leccio” e indica come ottimale l’orientamento gestionale che fino a qualche anno fa costituiva una delle missioni istituzionali dell’Ente Foreste della Sardegna: la conversione da ceduo a fustaia di tutti i “cedui invecchiati”.

1 - Tabella_comprese_SF_pag.213

É questa la buona notizia che si ricava dalla lettura della corposa (323 pagine) relazione di Piano inerente la splendida Foresta Demaniale che, a circa 20 Km a nord-est di Cagliari, ricopre il massiccio dei Settefratelli.

Nessuna particella forestale risulta esser destinata al taglio raso e anzi vengono puntualmente e approfonditamente esaminate le diverse ragioni per cui le ampie superfici di “ceduo invecchiato” devono essere preservate dal taglio.

Foresta demaniale dei "Sette Fratelli"

Foresta demaniale dei “Sette Fratelli”

A pag. 219 della relazione di Piano si legge:

La necessità di governare i boschi di leccio a fustaia è dovuta principalmente alle seguenti motivazioni:

* presenza di estese superfici di ceduo particolarmente invecchiato e di fustaie transitorie; l’elevato invecchiamento sconsiglia la ceduazione per motivazioni di carattere biologico (possibile scarso ricaccio, scarsa densità delle ceppaie); nelle fustaie transitorie motivazioni di carattere vincolistico e di continuità gestionale ostacolano il ritorno alla ceduazione;

* esigenza di mantenere vaste superfici di bosco evoluto per finalità naturalistiche, paesaggistiche e turistico-ricreative. Le fustaie transitorie, in quanto boschi che col tempo diverranno sempre più evoluti, risultano fondamentali per la conservazione di specie legate ad habitat forestali maturi (es. astore sardo)“.

Le aree forestali per le quali sono state espresse queste valutazioni sono quelle che alla fine degli anni ‘50-‘60 del secolo scorso si presentavano fortemente degradate a seguito dell’intenso sfruttamento a cui erano sottoposte (il famigerato governo a ceduo semplice) e che, grazie all’ottima gestione pubblica portata avanti prima delle Azienda Foreste Demaniali della Sardegna e dall’Ente Foreste della Sardegna poi (con l’utilizzo di ingenti risorse pubbliche), oggi si presentano nuovamente maestose e in una fase molto avanzata nel percorso di transizione verso la fustaia di leccio.

Esattamente le stesse condizioni forestali che caratterizzano i 375 ettari della Foresta demaniale di Is Cannoneris, che il relativo Piano forestale ha, contraddittoriamente, assegnato a un deleterio sfruttamento intensivo tramite tagli rasi.

Spicca, in particolare, la classe d’eta prevalente per i “cedui invecchiati” dei Settefratelli per i quali è sconsigliato il taglio: “50-60 anni”, esattamente la stessa che invece, nel caso di Is Cannoneris, è stata destinata al taglio raso. E anche la densità di piante è abbastanza simile nei due casi (4970 piante/ettaro nella compresa fustaia Settefratelli, 6900 nella compresa “ceduo” a Is Cannoneris).

2 - Tabella_classi_cronologiche_compresa_fustaia_Settefratelli_pag.219

Nel complesso forestale dei Settefratelli la funzione produttiva è stata assegnata soltanto ai 114 ettari di “ceduo di eucalipto”, formazioni non autoctone per le quali, molto opportunamente, è prevista la rimozione e la sostituzione con specie mediterranee.

Ma anche gli interventi di “diradamento” e “conversione a fustaia” potranno garantire una certa produzione di legna da ardere, a conferma che il ricorso ai tagli rasi non è certo l’unico sistema per far “fruttare” la foresta.

Di notevole interesse sono anche le misure, in parte già poste in essere, per il recupero delle aree forestate percorse dal devastante incendio dell’agosto 2013 (“incendio Burranca“), che ha interessato complessivamente ben 423 ettari di bosco, di cui 180 ettari ricadenti nel perimetro della foresta demaniale (pag. 181).

Resta un unico dubbio: nella tabella 9.2 della relazione di Piano (“Programma degli interventi selvicolturali”, pag. 295 e 296) ricompare a sorpresa il modulo d’intervento “ceduazioni cedui di leccio” (56 ettari complessivamente), che però la revisione 2 del Piano, come detto, esclude totalmente.

Sembrerebbe quindi un mancato allineamento della tabella 9.2 all’ultima revisione del Piano, come sembra confermare il fatto che questo dato (56 ettari) è simile a quello (65 ettari) che compare nella tabella a pag. 17 di un documento (http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_226_20140604191112.pdf) datato giugno 2014, dove la compresa “ceduo di leccio” era prevista anche per la Foresta demaniale “Settefratelli”.

3 - Tabella_orientam_gest_SF_pag.211

Da parte ecologista, appare un piano forestale particolareggiato in buona sostanza positivo, a differenza di quanto purtroppo visto per la Foresta demaniale del Marganai e per la Foresta demaniale di Is Cannoneris.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Maracalagonis, massiccio dei Sette Fratelli, Monte Paulis

Maracalagonis, massiccio dei Sette Fratelli, Monte Paulis

(foto J.I., S.D., archivio GrIG)

 

 


710 presse di foraggio, 10 mila chili di avena per i Cavallini della Giara, grazie alla nostra campagna di sostegno!

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Cavallino della Giara (Equus caballus jara)

Cavallino della Giara (Equus caballus jara)

Fatti concreti.

L’Unione dei Comuni “Marmilla” (che cura is Cuaddeddus di Gesturi, Tuili, Setzu) ha bandito (n. 42 del 20 gennaio 2016) la pubblica manifestazione d’interesse per la fornitura e la distribuzione di 710 presse di foraggio (30 kg. ciascuna), 5 mila kg. di avena rossa, 5 mila kg. di avena nera in favore dei Cavallini della Giara (Equus caballus jarae) nei casi di emergenza, grazie ai fondi raccolti (euro 9.600,00) con la campagna di sostegno promossa dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus in sinergia con la stessa Unione dei Comuni.  

La scadenza per la presentazione delle disponibilità è fissata al 3 febbraio 2016, possono partecipare operatori economici singoli e associati. Un elemento positivo anche per l’agricoltura locale.

Cavallini della Giara al pascolo presso Pauli Maiori

Cavallini della Giara al pascolo presso Pauli Maiori

Siccità, intemperie, qualsiasi situazione di emergenza alimentare che potrebbe interessare gli ultimi cavalli selvaggi d’Europa potrà così essere affrontata con successo.

Questo è possibile grazie alla generosità di un centinaio di sottoscrittori italiani, francesi, tedeschi, grazie a Rosanna, Federica, Tony, Silvia, Tullio, Francesca, Michel, Mario, Rainer, Giorgio e ai tanti altri, adulti e bambini, che han voluto finora contribuire al sostegno diretto e concreto (acqua, foraggio, fieno) in favore degli unici e ultimi cavalli selvaggi in Europa.01-LOGO-FONDAZIONE-BANCO-SARDEGNA

Elisabetta Canalis

Elisabetta Canalis

Un ringraziamento particolare alla società sassarese Piermia s.r.l., della notissima showgirl Elisabetta Canalis, per il suo generoso contributo, e alla Fondazione Banco di Sardegna che ha deciso di stanziare un contributo straordinario (non ancora erogato) di 5 mila euro per i nostri Cavallini.

Siamo molto grati anche a Brigitte Bardot e alla sua Fondazione per l’intervento pubblico in difesa dei Cavallini della Giara e a Il Fatto Quotidiano, per l’appoggio alla campagna ecologista.Il Fatto Quotidiano, logo

Parigi, Brigitte Bardot davanti alla sede della sua Fondazione

Parigi, Brigitte Bardot davanti alla sede della sua Fondazione

Pur apprezzando la sensibilità dell’Assessore dell’agricoltura della Regione autonoma della Sardegna Elisabetta Falchi che, nel settembre 2014, dopo l’avvio della sottoscrizione pubblica, aveva annunciato vari interventi di salvaguardia (ripristino viabilità, ricoveri, sorgenti, ecc.) con 300 mila euro di finanziamenti, abbiamo ritenuto opportuno continuare la raccolta fondi, perchè vogliamo dare una volta per tutte sicurezza di immediato sostegno a is Cuaddeddus in qualsiasi situazione di emergenza possa verificarsi, così come assurdamente accaduto nel giugno 2015 a causa dell’interruzione di una fornitura idrica.

Tutte le informazioni sulla campagna di sostegno a Is Cuaddeddus sono reperibili in http://gruppodinterventogiuridicoweb.com e in http://cavallinidellagiara.com.

Cavallino della Giara

Cavallino della Giara

Aiutiamo i Cavallini della Giara!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

P.S.  chi volesse partecipare alla sottoscrizione (i cui fondi sono rendicontati pubblicamente) può effettuare un versamento minimo di 5 euro sul conto corrente postale n. 22639090 intestato a associazione Gruppo d’Intervento Giuridico, indicando come causale “per i Cavallini della Giara” oppure con un bonifico bancario con il codice IBAN IT39 G076 0104 8000 0002 2639 090 (il codice BIC/SWIFT è BPPIITRRXXX).

Cavallini della Giara presso Mitza Salamessi

Cavallini della Giara presso Mitza Salamessi

(foto Fondazione Brigitte Bardot, A.N.S.A., S.D., archivio GrIG)



Escursione invernale sulla Sella del Diavolo!

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Cagliari, Sella del Diavolo, i ruderi della Torre del Poetto

Cagliari, Sella del Diavolo, i ruderi della Torre del Poetto

Siamo in inverno, anche se il tempo è mite qui a Cagliari, ed è ora di fare una nuova escursione guidata sul sentiero naturalistico ed archeologico della Sella del Diavolo, promosso dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e gli Amici della Terra.

L’appuntamento è per sabato 30 gennaio 2016, con partenza dal Piazzale di Cala Mosca alle ore 9.45. L’escursione è aperta a tutti e ai partecipanti sarà dato in omaggio il calendario 2016 del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Percorrere la Sella del Diavolo attraverso il sentiero naturalistico e archeologico è un’escursione attraverso la storia e la natura di uno dei luoghi più suggestivi della Sardegna e di tutto il Mediterraneo, ancora poco noto al grande pubblico, sebbene ormai più di diecimila cagliaritani e turisti l’abbian già fatto con le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e gli Amici della Terra.

Cagliari, Sella del Diavolo, uno scorcio di visuale verso il Poetto

Cagliari, Sella del Diavolo, uno scorcio di visuale verso il Poetto

Un autentico gioiello naturalistico e culturale che merita la più strenua salvaguardia e accorta valorizzazione.

I singoli, i gruppi, le scolaresche e le comitive che volessero svolgere l’escursione guidata possono in ogni caso sempre contattarci all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

 

pannello del sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo

pannello del sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo

(foto S.D., archivio GrIG)


Il Giorno della Memoria.

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stella gialla di riconoscimento che gli ebrei dovevano obbligatoriamente portare sugli indumenti nei territori occupati dai tedeschi (1939-1945)

stella gialla di riconoscimento che gli ebrei dovevano obbligatoriamente portare sugli indumenti nei territori occupati dai tedeschi (1939-1945)

 

Il 27 gennaio è il giorno della memoria.

Per non dimenticare mai quello che è accaduto, anche in Italia.

Proponiamo la storia di una bambina, Settimia Spizzichino, cresciuta anzitempo fra tragedie devastanti  e quell’incubo umano della shoah.

Che rimangano impresse queste poche parole, perchè questo non accada mai più.

Non c’è bisogno di molti commenti.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Roma, Ghetto ebraico

Roma, Ghetto ebraico

Settimia Spizzichino.

Settimia Spizzichino era nata nel 1921 in una famiglia numerosa, di modesta condizione, del Ghetto ebraico di Roma.

Il 16 ottobre 1943 fu deportata insieme alla madre, due sorelle e una nipotina durante il rastrellamento del Ghetto.

Nella retata vennero prese 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine.  Sopravvissero in 16, fra questi solo una donna, Settimia.

Il 23 ottobre, dopo sei giorni di viaggio, giunse al campo Auschwitz-Birkenau dove venne svolta la selezione dei deportati di Roma.    La madre e la sorella Ada con la bambina in braccio furono messe nella fila destinata immediatamente alla camera a gas[1].   Settimia con la sorella Giuditta finì nella fila degli abili al lavoro e ricevette il numero 66210.

Delle 48 donne rimaste dopo questa prima selezione, Settimia fu l’unica a sopravvivere e a queste compagne di prigionia ha poi dedicato il suo libro di memorie, scritto insieme a Isa di Nepi Olper, Gli anni rubati.

Ad Auschwitz-Birkenau le venne assegnato il compito di spostare pietre: finì all’ospedale del campo e da qui venne portata al campo centrale di Auschwitz, nel blocco 10, dove fu impiegata dal medico del campo Josef Mengele come cavia umana per esperimenti sul tifo e la scabbia.

Nel durissimo inverno 1944-1945, con l’evacuazione di Auschwitz, dovette affrontare la marcia della morte fino al campo di concentramento di Bergen Belsen.   Qui i prigionieri venivano ammassati in uno stato di completo abbandono e i morti formavano dei mucchi intorno alle baracche.

Un giorno, all’approssimarsi dell’arrivo degli Alleati, il soldato di guardia sulla torretta impazzito iniziò a sparare sui prigionieri.     Settimia si nascose in mezzo a un mucchio di cadaveri e lì rimase per diversi giorni, fino alla liberazione del campo da parte delle truppe inglesi, il 15 aprile 1945.

Ritornata a Roma, sentì incessante il bisogno di raccontare la sua drammatica esperienza nelle scuole, in manifestazioni e occasioni pubbliche, fino al decesso, nel 2000.

Le sono stati dedicati strade, scuole, un ponte sul Tevere.

 

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[1] Quattro pietre d’inciampo davanti alla casa di via della Reginella nel ghetto di Roma ricordano la madre Grazia Di Segni, le sorelle Ada e Giuditta e la nipotina Rosanna Calò che morirono ad Auschwitz.

 

(foto Wikipedia, S.D., archivio GrIG)


Il centro commerciale dei rifiuti, a Selargius.

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Selargius, loc. Sa Muxiurida, rifiuti bruciati

Selargius, loc. Sa Muxiurida, rifiuti bruciati

Avete bisogno di un bel divano, comodo e magari a buon prezzo? Vi manca un mobiletto per la cucina, dove mettere tutte le provviste, ma a prezzi stracciati? Avete deciso di cambiare i pneumatici della vostra auto, ma non volete spendere troppo?

Non c’è problema, a Selargius, troverete tutto quello che vi serve, basta cercare tra le innumerevoli discariche abusive a cielo aperto che, ormai da anni, sono dislocate nella località Sa Muxiurida, diventata un vero e proprio centro commerciale dei rifiuti che, in diverse ore del giorno e della notte, vengono anche inceneriti.

Una situazione molto grave, altamente pericolosa per l’ambiente e per la salute umana.

Selargius, loc. Sa Muxiurida, rogo notturno di rifiuti

Selargius, loc. Sa Muxiurida, rogo notturno di rifiuti

Per questo motivo, l’associazione ambientalista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, raccogliendo le segnalazioni di cittadini preoccupati ed esasperati da una situazione di grave degrado ambientale, che perdura ormai da anni, hanno inoltrato (27 gennaio 2016) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione di adeguati provvedimenti indirizzata a al Sindaco di Selargius, alla Provincia di Cagliari, al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di Cagliari e al N.O.E. di Cagliari dei Carabinieri, affinché siano svolti gli opportuni accertamenti, anche riguardo la provenienza e la composizione dei rifiuti, e siano adottati i necessari provvedimenti per la bonifica ed il ripristino ambientale ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006.

Selargius, loc. Sa Muxiurida, discarica abusiva e resti di rogo di rifiuti

Selargius, loc. Sa Muxiurida, discarica abusiva e resti di rogo di rifiuti

La richiesta è stata inoltrata, per conoscenza, anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, perché possa valutare se, in seguito agli opportuni accertamenti, possano ravvisarsi eventuali estremi penalmente rilevanti, in particolare ai sensi degli artt. 255 (divieto di abbandono di rifiuti) e 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., nonché 674 del codice penale.

Indubbiamente, per evitare la creazione di simili situazioni di degrado, pericolose per la salute e non degne di un Paese civile, sarebbe necessario svolgere un’adeguata, costante attività di vigilanza sulle aree interessate, in modo tale da mantenere l’area in condizioni di salubrità, a vantaggio dell’intera collettività.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus auspica un solerte intervento da parte delle amministrazioni interessate, a tutela dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini, oltre che a tutela delle regole fondamentali di civiltà.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Selargius, loc. Sa Muxiurida, discarica abusiva

Selargius, loc. Sa Muxiurida, discarica abusiva

(foto per conto GrIG)

 


Agenzia della Conservatoria delle coste sarde e ottusità istituzionale.

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mare e coste (foto Benthos)

mare e coste (foto Benthos)

L’operazione di narcotizzazione dell’Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna operata dalla Giunta Pigliaru nell’estate 2014 emerge sempre più come una delle attività più ottuse e controproducenti degli ultimi anni.

Agenzia dai bassi costi e alta reddittività per la Regione autonoma della Sardegna, è nata per acquisire e gestire i gioielli naturalistici costieri, ma non è mai stata messa in condizioni di poterlo fare se non in minima parte per carenza di indirizzi e di provvista finanziaria.

Un vero successo, poi, l’operazione di razionalizzazione e risparmio nella gestione del patrimonio costiero e delle risorse finanziarie pubbliche.

Complimenti…

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

costa di Teulada

costa di Teulada

 

da Sardinia Post, 26 gennaio 2016

Conservatoria commissariata e dimenticata. Amnesia da 500mila euro. (Pablo Sole)

Quando un anno e mezzo fa la giunta regionale decise di commissariare la Conservatoria delle coste, l’assessore all’Ambiente Donatella Spano dichiarò alla stampa che solo così si potevano “tagliare davvero i costi della macchina regionale”. È accaduto esattamente il contrario. Presentata come una doverosa sforbiciata, ad oggi l’operazione ha fatto paradossalmente raddoppiare le spese, col risultato di alleggerire le casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro per avere, in cambio, un’agenzia imbalsamata che ha bloccato tutti i bandi – milionari – attivati tra il 2013 e il 2014. Questo perché l’esecutivo, quando ha silurato l’ex direttore Alessio Satta, non si è probabilmente accorto che il contratto sarebbe scaduto nel 2018. Risultato: la Regione ha dovuto onorare gli impegni e versare al professionista la bellezza di 280mila euro. In parallelo, ha dovuto pagato pure il commissario: per due anni, circa 240mila euro lordi.

Planargia, litorale (foto Benthos)

Planargia, litorale (foto Benthos)

Un commissariamento di lusso che finora è costato più di mezzo milione di euro. In stipendi.

L’episodio che dà il via al pasticciaccio brutto della Conservatoria delle coste risale al 12 giugno 2014: l’esecutivo sposa in pieno la proposta dell’assessore Spano, dà il benservito all’allora direttore dell’agenzia Alessio Satta e, contestualmente, indica il nome del commissario. La scelta del presidente Pigliaru cade su Giorgio Onorato Cicalò, già capo della Protezione civile regionale e dirigente del Corpo forestale, al quale pochi giorni fa è stato prorogato l’incarico per la quarta volta: resterà in sella almeno fino al 10 giugno 2016. Gratis? Certo che no: a Cicalò spetta la retribuzione da direttore generale. Ovvero, a spanne, circa 120mila euro lordi annui. C’è però un problema. Quando l’esecutivo fa fuori Satta, un anno e mezzo fa, spunta il contratto con scadenza al 2018. Si decide di non pagare e si finisce così davanti al giudice del lavoro. Morale della favola: a luglio in viale Trento è arrivato un decreto ingiuntivo di 280mila euro in favore dell’ex direttore. Il debito viene onorato fino all’ultimo centesimo.

Asinara, asini bianchi e vecchie strutture carcerarie (foto Fiorella Sanna)

Asinara, asini bianchi e vecchie strutture carcerarie (foto Fiorella Sanna)

Un’agenzia imbalsamata: creava ricchezza, ora è immobile.

I benefici del commissariamento, ad oggi, non pare si siano ancora manifestati. Al contrario, molti progetti sono al palo, dalla gestione dei fari alle torri costiere fino alla realizzazione di un centro velico all’Asinara. D’altronde, un commissario straordinario non si occupa prettamente di gestione. Eppure sulla carta tutto avrebbe dovuto risolversi in pochi mesi. “Il commissario – dichiarò l’assessore Spano pochi giorni dopo la nomina di Cicalò – è stato nominato per il tempo strettamente necessario alla riorganizzazione della struttura amministrativa. Il rischio era quello di tenere bloccata l’agenzia fino al 2018”. A che punto sia la ‘pratica’, non si sa. Si sa invece che l’agenzia è una delle poche che, all’interno del comparto regionale, nel bilancio ha sempre riportato il segno più e secondo gli indicatori della performance, fino al commissariamento sine die è riuscita perfino a creare ricchezza, come ha dimostrato analiticamente il Gruppo di intervento giuridico.   stendardo GrIG

Eppure, secondo l’assessore Spano, l’agenzia voluta e varata dall’allora governatore Renato Soru nel 2007 “non si è dimostrata adeguata al raggiungimento degli obiettivi statutari”, come si legge nella delibera di commissariamento. In realtà, un’approfondita analisi pubblicata dal magazine specializzato Sard Arch ha evidenziato come alcuni obiettivi non siano stati centrati per due motivi principali: l’assenza di indirizzi politici e di denari, in particolare per quanto riguarda l’esercizio del diritto di prelazione sui terreni costieri. “In ogni caso – dichiarò sempre l’assessore Spano – la tutela ambientale non è assolutamente in pericolo”. Poche settimane dopo il commissariamento, l’agenzia regionale Laore mise all’asta 5 ettari di terreno costiero a Cala Sinzias senza nemmeno interpellare, come prescrivono le norme, la Conservatoria. L’affare alla fine sfumò grazie alle denunce del Grig e alla decisione assunta dall’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi, che fece revocare il bando.

Bosa, Torre Argentina

Bosa, Torre Argentina

No future?

E oggi? Per la Regione il caso Conservatoria non sembra essere una priorità. “Ad oggi non siamo a conoscenza di progetti o interventi che riguardano l’agenzia”, dicono sottovoce ai piani alti dell’assessorato all’Ambiente, che pareva dovesse inglobare nel giro di pochissimo tempo la Conservatoria. Abbiamo chiesto conferma all’entourage di Donatella Spano, siamo in attesa di una risposta.

 

Oloturia (Holothuria poli)

Oloturia (Holothuria poli)

 

“Rilanceremo la Conservatoria, Anzi no”. I sette giorni che cambiarono le sorti dell’agenzia.

Tra i vari passaggi che portano al commissariamento della Conservatoria delle coste, ce n’è uno particolarmente curioso. In principio la giunta Pigliaru non ha alcuna intenzione di affossare l’agenzia o affidarla ad un plenipotenziario indicato dall’esecutivo, tutt’altro. Lo dichiara lo stesso presidente il 2 aprile 2014, quando durante la seduta di insediamento illustra al consiglio regionale le linee programmatiche: “Rilanceremo il ruolo istituzionale della Conservatoria, così come prevede dalla legge che l’ha istituita”. Due mesi dopo c’è la conferma: il 5 giugno l’assessore all’Ambiente Donatella Spano firma un avviso per l’individuazione di un professionista da catapultare al vertice dell’agenzia. Nessuno parla di commissariamento. Si parla, piuttosto, di un avvicendamento: via Alessio Satta, arriva un nuovo direttore.

Le candidature vanno presentate, come specifica, l’avviso, entro le ore 13 del 12 giugno. È una data fatidica. Quel giorno, mentre gli aspiranti direttori facevano protocollare il curriculum in assessorato, la titolare dell’Ambiente proponeva alla giunta di commissariare la Conservatoria e, di conseguenza, cancellare la corsa alle candidature. In tasca aveva già il nome di Giorgio Onorato Cicalò. Resta da capire cosa è accaduto in quei sette giorni, quale episodio tale da giustificare un’inversione a U terminata con il commissariamento dell’agenzia.

 

Sardegna, costa meridionale

Sardegna, costa meridionale

 

27 gennaio 2016

“Conservatoria degli sprechi”, interrogazione a Pigliaru e Spano.

I 280mila euro liquidati dalla Regione ad Alessio Satta, direttore silurato della Conservatoria delle coste, e i 240mila appannaggio dell’attuale commissario Giorgio Onorato Cicalò (leggi), non sono passati inosservati in consiglio regionale. Questa mattina è stata depositata una interrogazione – primo firmatario Francesco Agus (Sel) – con cui si chiede al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore all’Ambiente Donatella Spano quali siano stati “i vantaggi legati al commissariamento” e a che punto sono “i progetti già avviati”. Oltre ad Agus, il documento (leggi) è stato sottoscritto da Eugenio Lai, Paolo Zedda e Emilio Usula (Soberania e indipendentzia) e Raimondo Perra, Antonio Gaia e Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti).

“Al contrario di quanto enunciato dall’assessore Spano, che riconduceva il commissariamento a una logica di revisione della spesa – si legge nell’interrogazione – l’operazione ha fatto paradossalmente raddoppiare i costi e, contemporaneamente imbalsamato un’agenzia che produceva ricchezza”. Il riferimento è al bonifico che la Regione ha dovuto effettuare nei confronti dell’ex direttore esecutivo dell’agenzia, Alessio Satta. Silurato nel giugno del 2014, l’amministrazione regionale ha dovuto onorare il contratto firmato a suo tempo dal professionista, con scadenza al 2018. Ma l’ha fatto solo dopo l’arrivo, negli uffici della Conservatoria, di un’ingiunzione di pagamento partita dalla sezione lavoro del Tribunale di Cagliari. In totale, si parla di circa 280mila euro tra emolumenti, oneri riflessi, spese accessorie e interessi. Nel frattempo, il commissario Giorgio Onorato Cicalò è stato riconfermato alla guida dell’agenzia fino a giugno 2016, con un compenso lordo annuo che si aggira sui 120mila euro.

Porto Pino, dune

Porto Pino, dune

Eppure, come ricordato anche nell’interrogazione, un anno fa la giunta, su proposta dell’assessore Spano, aveva licenziato un disegno di legge che trasferiva all’assessorato all’Ambiente il personale e le competenze della Conservatoria. Il testo era stato approvato ma è rimasto lettera morta, fino alla riconferma di Cicalò (la quarta nel giro di un anno e mezzo) fino alla prossima estate.

“Ciò che più ci preme sapere – ha dichiarato Francesco Agus – è quali siano stati i vantaggi del commissariamento di uno dei rarissimi enti che produceva ricchezza per la nostra Regione, quantificabile in 2,7 euro per ogni euro investito. Riteniamo che la Conservatoria delle coste sia strategica per la salvaguardia e la tutela del nostro patrimonio ambientale. Se è vero che le stesse funzioni possono essere svolte dall’assessorato con un risparmio per le casse regionali, ci devono spiegare perché un commissariamento che doveva durare 6 mesi è stato prorogato per due anni, quando al momento pare sia servito solo a spendere il doppio del denaro previsto per pagare gli stipendi dovuti all’ex direttore liquidato e al nuovo commissario e a bloccare i progetti in corso, per i quali sono stati investiti svariati milioni di euro”.

 

Arbus, dune di Piscinas-Scivu

Arbus, dune di Piscinas-Scivu

 

(foto Fiorella Sanna, Benthos, S.D., archivio GrIG)


La Nurra algherese merita maggiore attenzione.

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Alghero, Bastioni e centro storico

Alghero, Bastioni e centro storico

I Comitati Rinascita della Bonifica della Nurra, Borgata di Maristella, Borgata Guardia Grande-Corea, Borgata di Sa Segada-Tanca Farrà e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno inoltrato (27 gennaio 2016) al Presidente della Regione Francesco Pigliaru e alla Direzione generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale e della Vigilanza Edilizia una specifica richiesta di riesame del provvedimento con il quale sono stati assegnati agli Enti locali i fondi (complessivamente 40 milioni di euro) per la rifunzionalizzazione e concessione in comodato d’uso di immobili di proprietà regionale da destinarsi a finalità pubbliche.

E’ stato informato, per opportuna conoscenza, il Sindaco di Alghero Mario Bruno.

L’istanza di riesame è motivata dal mancato finanziamento degli edifici in disuso delle Scuole medie di Guardia Grande e di S. Maria La Palma e della Scuola Elementare di Maristella e di Sa Segada. Gli edifici scolastici delle Borgate agricole della Bonifica della Nurra di Alghero costituiscono elementi di riferimento di carattere storico-culturale di rilievo per le Collettività locali di riferimento e oggetto di tutela nell’ambito delle disposizioni del piano paesaggistico regionale – P.P.R. (1° stralcio costiero), promulgato con D.P.Re. 7 settembre 2006, n. 82 (artt. 51, comma 1°, lettera a, nn. 5 e 6, 57 ‘beni identitari’, 58, 59).

Alghero, Capo Caccia

Alghero, Capo Caccia

Il mancato finanziamento appare illegittimo, in quanto non rispetta le condizioni del relativo bando, reso noto con avviso pubblico allegato alla determinazione Direzione generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale e della Vigilanza Edilizia n. 2919/SDA del 17 novembre 2015.

Infatti, il Comune di Alghero, come consentito dall’art. 1, comma 2°, del predetto bando (“I Comuni, le Unioni di Comuni o le Associazioni tra Comuni possono presentare più di una domanda”) ha presentato cinque proposte, relative all’ex Cotonificio e agli edifici scolastici in disuso della Nurra algherese, tutte dichiarate ammissibili, coerenti e oggetto di valutazioneda parte della Cabina di regia regionale, competente per l’approvazione (vds. allegato A della deliberazione Giunta regionale n. 67/4 del 29 dicembre 2015).

Tuttavia, con deliberazione Giunta regionale n. 67/4 del 29 dicembre 2015, è stato deciso il finanziamento della sola proposta relativa alla rifunzionalizzazione del Cotonificio dismesso, con esclusione delle restanti quattro (vds. allegato B, in http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_73_20160111120945.pdf), in quanto “l’Assessore … sempre al fine di garantire la massima distribuzione possibile propone, inoltre, di non finanziare più di una istanza per Comune richiedente”, in contrasto con quanto previsto con il predetto avviso pubblico.

In proposito, si ricorda che la previsione di precise disposizioni per l’effettuazione di procedure selettive costituisce senz’altro una forma di auto-vincolo per la discrezionalità della Pubblica Amministrazione procedente, disposizioni che non possono esser disattese o modificate successivamente a procedura espletata (vds. es. T.A.R. Sardegna, Sez. II, 8 novembre 2013, n. 694 e, T.A.R. Sardegna, Sez. II, 8 novembre 2013, n. 695).

E’ ora di riservare la giusta attenzione ai valori ambientali e storico-culturali della Bonifica della Nurra.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

(foto S.D., archivio GrIG)


Ricorso popolare ed ecologista contro il raddoppio di un impianto per lo smaltimento di rifiuti industriali.

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fumi industriali

 

 

Diversi cittadini residenti ad Assemini (CA) e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno effettuato un ricorso al T.A.R. Sardegna, patrocinati dall’avv. Giovanni Ledda del Foro di Cagliari, avverso il provvedimento conclusivo della procedura di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A., deliberazione Giunta regionale n. 40/15 del 7 agosto 2015) e l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A., determinazione della Provincia di Cagliari – Settore Ambiente n. 94 del 25 novembre 2015) con cui è stato autorizzato il raddoppio degli impianti di stoccaggio, trattamento e incenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale della Ecotec s.r.l., nella zona industriale di Macchiareddu (Assemini).

Come indicato nel provvedimento regionale impugnato, “la proposta progettuale, del costo di euro 2.600.000, è relativa all’installazione di nuove sezioni impiantistiche, tali da consentire il trattamento di ulteriori tipologie di rifiuti, all’aumento della potenzialità annua di ulteriori 100.000 m3 e all’aumento della capacità di stoccaggio.  In proposito, il progetto beneficia di un finanziamento di euro 628.827,50 … (Decreto di Concessione Provvisoria prot. 9290 rep. 1123 del 13.11.2012)”.

Diversi i punti contestati sotto il profilo della legittimità delle autorizzazioni.

Fenicottero rosa (Phoenicopter roseus)

Fenicottero rosa (Phoenicopter roseus)

Infatti, il sito rientra nel sito di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001), dove non è possibile ubicare nuovi impianti di trattamento e gestione dei rifiuti in sito per giunta ancora da bonificare (art. 242 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.) ai sensi del piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (deliberazione Giunta regionale n. 50/17 del 21 dicembre 2012) e del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (deliberazione Giunta regionale n. 73/7 del 20 dicembre 2008).    Inoltre, a differenza di quanto osservato dal Servizio regionale Tutela paesaggistica di Cagliari nel corso della procedura di V.I.A., la distanza dell’impianto dallo Stagno di S. Gilla, ampiamente tutelato sul piano ambientale, secondo specifica perizia è di soli mt. 210, quindi sarebbe necessario il conseguimento dell’autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), rientrando nella fascia dei mt. 300 dalla zona umida, attualmente nemmeno richiesta.

Soprattutto non c’è alcuna necessità di nuovi impianti simili, perché non c’è in Sardegna una gran quantità di rifiuti industriali da trattare, a differenza di quanto richiesto dal piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali e come hanno inutilmente osservato durante la procedura di V.I.A. sia il Cacip che la Tecnocasic s.p.a., la quale a breve distanza gestisce la piattaforma integrata ambientale che tratta analoghi rifiuti e funziona a ritmo ridotto proprio per la scarsità di “materia prima”.

Arriveranno allora rifiuti industriali da fuori Sardegna?

L’ipotesi non sembra così campata per aria.

Di non secondario rilievo anche la carenza di pubblicità delle fasi della procedura di V.I.A. nei confronti dei cittadini residenti ad Assemini, tanto da far andare deserta (8 settembre 2014) la presentazione al pubblico del progetto e dello studio di impatto ambientale.

I cittadini ricorrenti e l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus hanno chiesto ai Giudici amministrativi sardi l’annullamento delle autorizzazioni al potenziamento degli impianti.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) e Cormorani (Phalacrocorax carbo)

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) e Cormorani (Phalacrocorax carbo)

(foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)

 

 


Anche d’inverno è splendida la Sella del Diavolo!

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Sella del Diavolo

Cagliari, il mare dalla Sella del Diavolo

Questo è un inverno è mite qui a Cagliari.     E l’escursione guidata sul sentiero naturalistico ed archeologico della Sella del Diavolo è un modo splendido per fare quattro passi fra storia, cultura e natura di uno dei luoghi più suggestivi della Sardegna e di tutto il Mediterraneo.

E così è stato, per un bel gruppo di partecipanti all’escursione promossa dalle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e gli Amici della Terra la mattina di sabato 30 gennaio 2016.

Percorrere la Sella del Diavolo attraverso il sentiero naturalistico e archeologico è un’escursione in un autentico gioiello naturalistico e culturale che merita la più strenua salvaguardia e accorta valorizzazione, ancora poco noto al grande pubblico, sebbene ormai più di diecimila cagliaritani e turisti l’abbian già fatto con le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e gli Amici della Terra.

I singoli, i gruppi, le scolaresche e le comitive che volessero svolgere l’escursione guidata possono in ogni caso sempre contattarci all’indirizzo di posta elettronica grigsardegna5@gmail.com.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

 

Cagliari, Sella del Diavolo, partecipanti all'escursione

Cagliari, Sella del Diavolo, partecipanti all’escursione

(foto S.D., archivio GrIG)



Una petizione per difendere la Foresta demaniale di Is Cannoneris!

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foresta mediterranea del Sulcis

foresta mediterranea del Sulcis

La Foresta demaniale di Is Cannoneris, parte del più grande complesso di Gutturu Mannu, forse la più estesa foresta del Mediterraneo, corre il grave rischio di vedere il taglio di ben 374 ettari di bosco per produrre legname.

Qui potete trovare maggiori informazioni sulla vicenda: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/01/20/piu-di-370-ettari-da-tagliare-anche-per-la-foresta-demaniale-di-is-cannoneris-un-piano-forestale-che-desta-non-poche-preoccupazioni/.

Chi volesse può sottoscrivere la petizione Salviamo i due milioni di Lecci del Sulcis, promossa da Claudia Profumo e indirizzata al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e a all’Ente Foreste della Sardegna (E.F.S.), gestore della Foresta demaniale e titolare del progetto di taglio boschivo.

Possiamo firmare qui: Salviamo i due milioni di Lecci del Sulcis.

Ormai più di 3 mila cittadini l’hanno sottoscritta, facciamolo anche noi!

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

foresta mediterranea del Sulcis

foresta mediterranea del Sulcis

 

da Il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2016

Il Sulcis perde la sua foresta: a rischio due milioni di lecci. (Ferruccio Sansa)

 

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

(foto J.I., F.A., archivio GrIG)


D.N.A. Rinascimenti, a Padova.

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“D.N.A.” è acronimo di Discontinuità – Non Violenza – Alternative.

“Rinascimenti” sono quelli che fiorirono in tutta Europa dalla metà del XIV secolo a tutto il XVI secolo, e che oggi molti vorrebbero veder tornare dopo “otto anni di durissime crisi locali, regionali, nazionali, continentali e planetarie sempre più nere e violente”.

“Rinascimenti” sì, con flessione al plurale, perché nell’Universo pluralista di Massimo Marco Rossi, Operatore Televisivo per le Associazioni Ambientaliste, la terminazione al singolare ce l’hanno forse solo elementi unici come “nord, sud, est, ovest”.

Il Mondo di Rossi è un complesso di più elementi (Natura, uomini… la totalità del creato, come ama definirla, ispirato da Papa Francesco) tutti egualmente protagonisti delle proprie vite, di un continuo divenire personale – come un bruco che diventa farfalla per riuscire a riprodurre la propria specie – ma soprattutto di una trasformazione collettiva.

La metamorfosi del bruco in farfalla è la metafora che Rossi utilizza per presentare la sua nuova iniziativa televisiva “D.N.A. Rinascimenti”: un ciclo di 16 pezzi televisivi divulgati a partire dal 3 febbraio 2016, con uscite a cadenza settimanale ogni mercoledì alle 20:30 su http://dnarinascimenti.it/.

Scrive Rossi nella presentazione del suo nuovo progetto[1]:

“Crediamo che oggi solo pochi Veneti siano davvero pronti a DISCERNERE fra progetti folli -rovinosi e progetti EQUI ED ECO—COMPATIBILI, fra interessi parassitari-criminali-distruttivi e …DIRITTI-DOVERI LEGITTIMI; fra Cittadini VENETI decisi ad uccidere la farfalla prima che possa nascere…e chi invece lavora perché la METAMORFOSI VITALE AVVENGA PRIMA che il vecchio bruco abbia mangiato tutto il verde e sporcato irreversibilmente tutte le acque, le arie…e le terre lasciando alle farfalle solo un IMPRATICABILE DESERTO di pestilenziali macerie.”

Un programma grandioso quello di Rossi che si propone di coinvolgere, in un percorso televisivo comune, la quasi totalità delle associazioni, dei comitati e dei gruppi informali ambientalisti veneti.

Cologna Veneta, scarichi nel Fiume Fratta-Gorzone

Cologna Veneta, scarichi nel Fiume Fratta-Gorzone

“D.N.A. Rinascimenti nasce per BLOCCARE le crescenti VIOLENZE, LE MENZOGNE E LE OMERTÀ MALAVITOSE. Per trasformare le grandi opere devastanti sia per l’ ambientale che per le finanze, in nuovi sistemi di BENI E SERVIZI davvero ECO-COMPATIBILI.

Per moltiplicare RINASCIMENTI sostanziali PERSONALI E COLLETTIVI, nelle micro come nelle macro strutture PUBBLICHE E PRIVATE. Realmente alternativi in quanto diffusi sincronicamente in tutti i territori. Sistematici in quanto capaci di neutralizzare tutti i potentati centralizzati del ventennio sfascista in atto dal 1995. Capaci di sostituirli, senza violenze, con le SOVRANITÀ’ DIFFUSE dei CITTADINI CONSAPEVOLI e COERENTI. In quanto ISPIRATI dalla Saggezza di Socrate, dalla Sapienza di Leonardo, dalla Misericordia di Papa Francesco.

E FRATERNAMENTE UNITI dal coraggioso impegno quotidiano di tutte le donne e gli uomini che ancora oggi credono nei principi portanti della Costituzione della Repubblica Italiana promulgata il 27 dicembre 1947.”

Un viaggio attraverso il Veneto e gli scassi ambientali che divorano e mutilano orribilmente questa Regione.

Racconti, testimonianze, lotte, denunce e proposte alternative, per permettere alla Farfalla del Rinascimento Veneto di spiccare il volo.

Esponenti dell’Ente Nazionale Protezione Animali, del Gruppo d’Intervento Giuridico, del Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio e del Coordinamento Protezionista Padovano, sostengono l’iniziativa televisiva “D.N.A. Rinascimenti” e parteciperanno attivamente alla produzione di alcune puntate dedicate alle piante, agli animali e alla tutela di habitat ed ecosistemi.

Arrivederci al 3 febbraio 2016 con la prima uscita di “D.N.A. Rinascimenti” sul Canale YouTube di Massimo Marco Rossi[2] e sul sito http://dnarinascimenti.it/ .

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto                   Ente Nazionale Protezione Animali – Padova       Salviamo il Paesaggio – Area Ovest Padova             Coordinamento Protezionista Padovano

 

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[1] http://dnarinascimenti.it/

[2] https://www.youtube.com/channel/UCm4wLLsewyuPgajM36JjOIQ

 

Veneto, opere di urbanizzazione allagate

Veneto, opere di urbanizzazione allagate

(foto M.F., archivio GrIG)


E’ ora di demolire il cemento abusivo sulle dune del Parco di Rimigliano, a San Vincenzo (LI).

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San Vincenzo, costruzioni sulle dune

San Vincenzo, costruzioni sulle dune (foto da Il Tirreno, aut. Paolo Barlettani)

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (1 febbraio 2016) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e adozione di opportuni interventi riguardo il cantiere edilizio “riqualificazione casa del custode denominata Torretta” nell’area dunale di pertinenza del Park Hotel “I Lecci”, sul litorale in Comune di San Vincenzo (LI).

L’intervento edilizio, a suo tempo autorizzato in virtù di permesso di costruire n. C/10/00240 del 15 novembre 2010, dopo sopralluoghi del Corpo forestale dello Stato e in seguito a un esposto (18 luglio 2011) del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, è risultato ben diverso da quanto autorizzato ed è stato oggetto dell’ordinanza del Dirigente dell’Area Servizi del Territorio del Comune di San Vincenzo n. 283 del 15 settembre 2011 è stata disposta la demolizione delle opere abusive (interventi edilizi e di viabilità) e il ripristino ambientale per violazione della normativa di tutela del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e del vincolo idrogeologico (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i.).

Nel marzo 2012 la competente magistratura livornese pose il cantiere sotto sequestro preventivo.

San Vincenzo, costruzioni sulle dune

San Vincenzo, costruzioni sulle dune

Con sentenza T.A.R. Toscana, Sez. III, 12 novembre 2015, n. 1556 è stata dichiarato irricevibile per tardività il ricorso avverso il silenzio serbato dal Comune di San Vincenzo in merito all’istanza di sanatoria edilizia e paesaggistica

A oggi, secondo varie segnalazioni pervenute, tuttavia non risulta eseguita l’ordinanza di demolizione e di ripristino ambientale, anzi sembrerebbe prossimo il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria, non si sa in base a quali argomentazioni.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha, pertanto, richiesto l’esecuzione degli interventi di demolizione e riduzione in pristino in danno degli obbligati da parte delle Amministrazioni pubbliche competenti (art. 167, comma 3°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), in quanto non altrimenti effettuati, segnalando i comportamenti omissivi.

Interessati il Ministro per i beni e attività culturali, il Presidente e il Direttore generale per l’Urbanistica della Regione Toscana, il Segretario per i beni culturali e paesaggistici per la Toscana, il Soprintendente per le Belle Arti e il Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno, il Corpo forestale dello Stato, i Carabinieri del N.O.E., il Dirigente dell’Area Servizi per il territorio del Comune di San Vincenzo.   Interessato, per tutti gli aspetti di competenza, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Livorno.

L’area in argomento, sostanzialmente integra, sul mare e ricoperta in buona parte da macchia mediterranea evoluta, fa parte del Parco costiero di Rimigliano, rientrante nel sistema dei Parchi della Val di Cornia, zona già interessata da fenomeni di edilizia di carattere turistico, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), nonché con vincolo idrogeologico e forestale (regio decreto n. 3267/1923 e s.m.i., legge regionale Toscana n. 39/2000).

Come noto, da tempo è cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus verificare con estrema attenzione altre vicende edilizie e urbanistiche (Tenuta di Rimigliano) relative alla splendida costa di Rimigliano, meritevole della massima attenzione per la salvaguardia dei valori naturalistici e ambientali.

Si auspica un rapido intervento delle amministrazioni pubbliche interessate.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

San Vincenzo, dune di Rimigliano

San Vincenzo, dune di Rimigliano

 

 

San Vincenzo, dune di Rimigliano

San Vincenzo, dune di Rimigliano

 

 

 

 

 

 

(foto per conto GrIG)


Lasciate in pace le Nacchere, anche a Cugnana!

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Nacchere (Pinna nobilis L.)

Nacchere (Pinna nobilis L.)

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (2 febbraio 2016) una specifica richiesta di informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo l’avvenuta autorizzazione con provvedimento conclusivo del procedimento S.U.A.P. Comune Olbia n. 344 del 7 ottobre 2015[1] della realizzazione di un pontile galleggiante e opere connesse da parte della Società Le Alghe in a.s. di Novigli Giovanni & C. in loc. Baia degli Asfodeli – Cugnana, in Comune di Olbia (OT).

Coinvolti la Regione autonoma della Sardegna (Direzioni generali del demanio e della pianificazione urbanistico territoriale, Servizi tutela della natura e valutazione impatti), la Gestione commissariale della Provincia di Olbia Tempio, la Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio di Sassari, l’Agenzia delle Dogane, la Capitaneria di Porto di Olbia, il Comune di Olbia, mentre è stata informata per opportuna conoscenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania.

I lavori appaiono recentemente iniziati.

Olbia, Baia degli Asfodeli

Olbia, Baia degli Asfodeli

La piccola Baia degli Asfodeli è già interessata da una struttura di servizio alla nautica con pontile e nelle sue acque sono presenti numerosi esemplari di Nacchere (Pinna nobilis), tutelate dalla direttiva n. 92/43/CEE (allegato IV) sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora. Appartiene al demanio marittimo (artt. 822 e ss. cod. civ.) ed è tutelata con specifico vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), nonché con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993).

In sede di conferenza di servizi non risultano nemmeno convocate le Amministrazioni pubbliche competenti in materia doganale, di rispetto dei limiti demaniali e per la posa in mare delle strutture di ancoraggio del pontile, per cui è stata chiesta la revoca o l’annullamento del provvedimento di autorizzazione.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus auspica una rivalutazione della complessiva situazione basata in primo luogo sul buon senso, in considerazione del fatto che ulteriori strutture nautiche provocherebbero di fatto l’impossibilità di fruizione pubblica della piccola spiaggia.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

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[1] previa Dichiarazione Unica Autocertificativa per la realizzazione di un intervento relativo ad Attività Produttive – DUUAP (art. 1, comma 21°, della legge regionale n. 3/2008) prot.n. 77913 dell’11 agosto 2015.

 

Olbia, Baia degli Asfodeli (foto www.lomarine.it)

Olbia, Baia degli Asfodeli (foto http://www.lomarine.it)

(foto http://www.lomarine.it, per conto GrIG, P.T., archivio GrIG)


Vittime della caccia, quanti sono i responsabili?

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"incidente" di caccia

“incidente” di caccia (foto La Nuova Sardegna)

Enrico Zanettin, 15 anni, di Bovolenta (PD), è stato ucciso per errore dal padre Sandro (42 anni) durante una battuta di caccia ai Colombacci il 30 gennaio 2016.

Non è solo una Vittima della caccia. È una Vittima dello Stato italiano.

Parlare di caccia in Italia è un tabù, perché “la caccia non si tocca.”

“Sciacallo, avvoltoio, squalo, profittatore, deruba-cadaveri”: sono questi gli epiteti per chi osa dire che anche questa tragedia poteva essere evitata.

Rompiamo allora il silenzio, come facciamo spesso, su questa ributtante ipocrisia italiana che cercherà di mettere a tacere anche questa disgrazia.

Enrico Zanettin purtroppo non è certo il primo.

Prima di accusare di cinismo gli anticaccia, che da anni chiedono l’abolizione di questa pratica, sarebbe meglio che l’esame di coscienza, oltre ai filo-caccia (e sono molto pochi i cacciatori che seriamente si pongono il problema della sicurezza), se lo facessero i politici italiani.

Da molto tempo l’Associazione Vittime della caccia[1] sta mostrando ai politici di professione e alla popolazione di questo Paese il numero di vittime di armi da caccia.

Lo fa attraverso un rapporto annuale nel quale sono raccolti i dati[2] delle vittime (morti o feriti) per armi da caccia. “I dati citati sono il frutto di rassegne stampa occasionali e non rappresentano quindi la globalità del fenomeno, pertanto si possono ritenere sottostimati” avvertono addirittura dall’Associazione.

incidente di caccia

“incidente” di caccia (foto A.N.S.A.)

Ma nonostante questo, ciò che ne esce è un vero e proprio bollettino di guerra (ASSOCIAZIONE VITTIME DELLA CACCIA – http://www.vittimedellacaccia.org):

  • stagione venatoria 2007/2008: 30 morti e 79 feriti. Tra i morti, 4 non erano cacciatori (tra questi un minore). Tra i feriti, 20 non erano cacciatori (tra questi 3 minori). Mentre nell’arco dell’intero anno solare 2007 risultano 47 morti (1 minore) e 81 feriti per armi da caccia;
  • stagione venatoria 2008/2009: 42 morti e 94 feriti. Tra i morti, 17 non erano cacciatori. Tra i feriti, 27 non erano cacciatori. Minori coinvolti 12. Non conteggiato un bimbo di dodici anni, residente a Torreano di Cividale (UD) che sviene ed è soccorso all’ospedale per una crisi d’ansia provocatagli da uno sparo partito a distanza ravvicinata dal fucile di un cacciatore (Il Messaggero Veneto, Udine, 9 Ottobre 2008);
  • stagione venatoria 2009/2010: 31 morti e 86 feriti. Di questi, in ambito venatorio (durante le battute di caccia) 18 feriti e 1 morto (1 bambino morto per emulare i cacciatori) non erano cacciatori. Invece in ambito extra-venatorio (armi da caccia che provocano vittime al di fuori dell’attività venatoria) 12 feriti e 6 morti non erano cacciatori. 1 minore (sedicenne) morto per imperizia nel maneggiare l’arma incustodita dal padre cacciatore;
  • stagione venatoria 2010/2011: nel solo ambito venatorio 25 morti (1 non era cacciatore) e 75 feriti (16 non cacciatori). Includendo anche l’ambito extra-venatoria la conta delle vittime per armi da caccia sale a 53 morti e 88 feriti totali;
  • stagione venatoria 2011/2012: vittime per armi da caccia in ambito venatorio 11 morti (1 non era cacciatore) e 75 feriti (13 non cacciatori). Prendendo in considerazione l’ambito extra-venatorio (riconducibile comunque all’attività venatoria) dobbiamo aggiungere 16 morti (12 non cacciatori) e 7 feriti (5 non cacciatori);
  • stagione venatoria 2012/2013: 21 morti e 97 feriti nel solo ambito venatorio. Di questi 3 morti e 16 feriti non erano cacciatori e, in particolare, 2 morti e 1 ferito erano minori. Considerando anche l’ambito extra-venatorio dobbiamo aggiungere 11 morti e 22 feriti, di cui 8 morti e 16 feriti non cacciatori, e tra questi sono 6 i minori vittime: 3 morti e 3 feriti. Sommando ambito venatorio ed extra-venatorio sono 9 i minori vittime: 5 morti e 4 feriti;
  • stagione venatoria 2013/2014: 13 morti e 69 feriti nel solo ambito venatorio. Di questi, 1 morto e 19 feriti non erano cacciatori.12 morti e 11 feriti in ambito extra-venatorio. Di questi, 10 morti e 9 feriti non erano cacciatori. Totale 25 morti e 80 feriti, di cui 11 morti e 28 feriti non erano cacciatori;
  • stagione venatoria 2014/2015: 88 casi di vittime per armi da caccia. In particolare 22 morti e 66 feriti. Di questi, 4 morti e 21 feriti (3 bambini) non erano cacciatori.

    Merlo femmina (Turdus merula)

    Merlo femmina (Turdus merula)

Con un Comunicato del 31.01.2016[3] l’Associazione Vittime della caccia ha annunciato che il dossier di fine stagione venatoria 2015/2016 sarà disponibile sul sito dell’Associazione http://www.vittimedellacaccia.org dal 2 febbraio 2016. Nei giorni immediatamente successivi saranno pubblicate le altre sezioni, tra cui quella dedicata agli animali domestici vittime dei cacciatori.

Ma sono giù uscite le prime anticipazioni: 84 persone fucilate – 17 i morti e 67 i feriti – ma 1 morto (minore) e 15 feriti (di cui 3 minori) sono le vittime estranee all’attività venatoria.

“La regione che più lascia i suoi abitanti in balìa dei cacciatori questa volta – proseguono dall’Associazione Vittime della caccia – pare essere il VENETO, con sei vittime tra la gente comune:  cinque feriti, tra cui due bambini e l’ultimo, il 15enne morto in provincia di Padova.”

Nel Dossier del 2002 “Se la caccia fosse un lavoro”[4] Filippo Schillaci calcolò che si muore di caccia almeno 6.4 volte più frequentemente che sul lavoro. Inoltre, la probabilità che un incidente di caccia abbia esito mortale è 297 volte maggiore che negli incidenti sul lavoro.

Con gli stessi principi dello studio “Se la caccia fosse un lavoro” Massimo Tettamanti, chimico ambientale e criminologo forense, nella sua ricerca “Armi da fuoco: tendenze e contraddizioni italiane” confrontò i morti di caccia con i morti in incidenti stradali, arrivando ai seguenti risultati:

  • caccia: un incidente mortale ogni 544.183 “giornate” di caccia;
  • strada: un incidente mortale ogni 634.658 “giornate” di guida.

Quindi, in proporzione, considerato il numero di praticanti (autisti o cacciatori) e il numero di ore destinate all’attività (guida o caccia) si muore di più di caccia che di incidenti stradali![5]

Muflone (Ovis orientalis musimon)

Muflone (Ovis orientalis musimon)

In un’intervista del 5 gennaio 2013[6] Daniela Casprini, Presidente dell’Associazione Vittime della Caccia, riferiva: “Abbiamo chiesto al Ministero dell’Interno i numeri delle morti per caccia e ci hanno risposto che non li hanno quantificati perché i loro dati includono tutti i tipi di armi e non solo quelle ad uso caccia.” E ancora: “Le vittime della caccia o i familiari attendono anche 7-8 anni prima di vedersi riconosciuto il danno. Le assicurazioni cercano sempre mille appigli per non pagare e ci sono cause che vanno avanti davvero per troppo tempo, con costi da sostenere e anticipare, e a discapito di chi già ha avuto una disgrazia e stress enormi. Questa è una vera ingiustizia.”

E allora, di cosa ci meravigliamo? Che sia morto l’ennesimo ragazzo innocente, questa volta nell’opulento, laborioso e “onesto” Nord-Est invece che in qualche “sventurato e arretrato” paesino del Sud Italia, di cui non ce ne frega niente?

I parlamentari italiani pensano davvero di promuovere la salute pubblica e il benessere sociale della comunità, ad esempio sostenendo l’emendamento del Senatore Stefano Vaccari (Partito Democratico) – finito poi nel “Collegato ambientale – Legge Stabilità 2016”, grazie al quale vengono ora condonati torri e altane di caccia in base al solo possesso della licenza venatoria?[7]

La morte di Enrico Zanettin di Bovolenta viene spacciata come una tragica fatalità ma, in un Paese come l’Italia, dove lo Stato si disinteressa completamente delle Vittime della caccia e, al contrario, continua ad avallare provvedimenti favorevoli alla caccia, assume tutti i contorni di una premeditazione.

QUANTI SONO I RESPONSABILI?

Michele Favaron,  Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto

 

 

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[1] http://www.vittimedellacaccia.org/

[2] http://www.vittimedellacaccia.org/component/content/article/42-dossier/3036-i-dossiers-vittime-della-caccia-i-dati.html

[3] http://www.vittimedellacaccia.org/ultimissime/3150-csvittime-caccia-84-persone-fucilate-a-veneto-e-lombardia-la-maglia-nera.html

[4] http://www.ambientediritto.it/Dossier/2002/Caccia_Lavoro.htm

[5] http://www.carloconsiglio.it/divietodicaccia.htm

[6] http://www.faunalibera.it/approfondimenti/caccia_uccide_uomini.pdf

[7] art. 7, comma 5° 3-bis e 3-ter Legge 28/12/2015 n° 221, G.U. 18/01/2016 “Collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2016: le nuove norme sulla green economy” http://www.altalex.com/documents/news/2016/01/07/collegato-ambientale-approvato-dalla-camera

 

cartello "attenzione caccia al cinghiale"

cartello “attenzione caccia al cinghiale”

(foto da La Nuova Sardegna, A.N.S.A., L.A.C., J.I., S.D., archivio GrIG)


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