A Tianjin (più nota in Occidente come Tientsin), grande area metropolitana e porto del nord est della Cina con quasi 13 milioni di abitanti, lo scorso 12 agosto 2015 è avvenuta una serie di esplosioni coinvolgenti diversi impianti e depositi industriali.
Al 15 agosto 2015 si sa di almeno 104 morti, centinaia di feriti, una probabile evacuazione dei residenti in atto e un’altrettanto probabile contaminazione da cianuro.
La Cina, con la sua consueta trasparenza, non informa nemmeno i propri cittadini delle sostanze coinvolte nel disastro, dei rischi per la popolazione (a meno di 200 km. c’è Pechino, la capitale, con i suoi 20 milioni di abitanti), degli effetti della contaminazione. D’altra parte, la Cina vede ogni anno circa 1,6 milioni di morti a causa dell’inquinamento atmosferico, principalmente a causa dell’uso indiscriminato del carbone, senza le più elementari misure anti-smog.
Crepino pure, basta che non facciano chiasso, perché il regime comunista sta realizzando il suo paradiso sulla terra, come nel peggiore capitalismo selvaggio.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
A.N.S.A., 15 agosto 2015
Cina, esplosioni a Tianjin: paura chimica, scatta l’evacuazione.
Il bilancio dei morti è salito a 104, la rabbia dei familiari dei pompieri scomparsi.
Le autorita’ cinesi hanno ordinato oggi l’evacuazione di tutti coloro che si trovano nel raggio di tre km dal luogo dove si e’ verificata l’ esplosione che ha causato la morte di 104 persone a Tianjin, nel nord della Cina. Non sono state fornite spiegazioni ma secondo alcuni media cinesi nella zona dell’ esplosione l’ aria e’ inquinata da una forte quantita’ di cianuro di sodio, sostanza che si incendia a contatto con l’acqua. La presenza di questo e di altre sostanze chimiche velenose nel magazzino nel quale si e’ verificata l’esplosione era stata denunciata da Greenpeace Asia e da alcuni mezzi d’ informazione. Intanto, nella zona continuano i roghi e sono state avvertite anche alcune esplosioni. Si teme che il bilancio delle vittime possa aumentare nelle prossime ore, dato che centinaia di persone sono ancora ricoverate negli ospedali della città’. La polizia e reparti dell’ esercito controllano l’ accesso alla zona dell’ esplosione ed elicotteri la sorvolano in continuazione. Intanto, familiari dei vigili del fuoco dispersi dopo le esplosioni e l’incendio hanno interrotto una conferenza stampa delle autorità, chiedendo notizie dei propri cari. I funzionari avevano appena comunicato che il bilancio delle vittime è salito a 85, tra cui 21 pompieri. Altri pompieri sono considerati ancora dispersi. Un totale di 720 persone sono rimaste ferite nella serie di esplosioni iniziate con un incendio in un magazzino di container.
Le autorita’ di Tianjin hanno affermato che non e’ stato ancora possibile stabilire quali materiali fossero custoditi nel magazzino la cui esplosione ha causato la morte di almeno 50 persone, mentre i feriti sono più’ di settecento. Un alto funzionario della municipalità’, Gao Huaiyou, ha precisato in una conferenza stampa che sono state rilevate “differenze significative” tra le carte della dogana e quelle della compagnia proprietaria del magazzino, la Ruihai International Logistic. Da ieri sera, 200 specialisti dell’ esercito sono sul posto ma non hanno resi noti i risultati delle loro ricerche. L’esplosione e’ avvenuta nel quartiere di Tanggu, che si trova nelle vicinanze del porto della metropoli, che e’ uno dei più’ grandi della Cina e tra l’ altro serve la capitale, Pechino, distante circa 120 km. Gao ha chiarito che nessun materiale puo’ essere tenuto nei magazzini per più’ di 40 giorni. Il deposito nel quale si e’ sviluppato l’ incendio che ha poi causato l’ esplosione, ha aggiunto, era “adatto” a contenere materiali chimici infiammabili. Secondo Greenpeace Asia il magazzino conteneva cianuro di sodio, toluene disocianato e carburo di calcio, tutti materiali esplosivi e pericolosi per la salute se dispersi nell’aria e nell’acqua.
Un vigile del fuoco è stato tratto in salvo dopo 32 ore dalle esplosioni a Tianjin. Lo ha riferito l’agenzia cinese Xinhua. Nella zona interessata i soccorsi sono ancora alle prese per spegnere definitivamente i focolai di incendio nei pressi di sostanze chimiche potenzialmente pericolose.
Greenpeace Asia ha lanciato l’ allarme sulla situazione dell’ aria e dell’ acqua a Tianjin, la metropoli cinese dove la notte scorsa una serie di esplosioni in un magazzino di materiale chimico ha provocato la morte di almeno 44 persone. Secondo il governo locale le analisi eseguite nella tarda mattinata di oggi non hanno rilevato tracce di inquinamento causato dall’ esplosione.
L’ospedale della città ha riferito di aver accolto tra le 300 e le 400 persone, molte delle quali sono gravi. Almeno altre 50 sono state portate all’ospedale della vicina Taida, ma molti altri sono attesi. Tra i feriti ci sono anche quattro vigili del fuoco, mentre altri due risultano dispersi. Testimoni hanno raccontato uno scenario apocalittico: al momento dell’esplosione la terra tremava con violenza, come anche le automobili e gli edifici, che secondo i media locali presentano profonde crepe e vetri rotti. Diverse torri sono rimaste senza luce elettrica, sono stati danneggiati i binari della metropolitana. La gente ha cominciato a scappare ed i residenti hanno abbandonato le proprie case scendendo in strada. Le fiamme hanno prodotto una nuvola di fumo di decine di metri.
Cina, l’abuso di carbone provoca 1,6 mln morti l’anno per smog. Inquinamento che soffoca Pechino proviene da fabbriche lontane.
Ogni anno l’inquinamento in Cina fa 1,6 milioni di vittime, circa 4.400 al giorno. Lo afferma uno studio della Berkeley Earth pubblicato dalla rivista Plos One, che per la prima volta ha mappato le zone del Paese che producono più inquinanti scoprendo che buona parte dello smog che soffoca Pechino proviene in realtà da fabbriche molto lontane. I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.500 centraline in Cina, Taiwan e altri paesi vicini, compresa la Corea del Sud, applicando i parametri individuati dall’Oms che legano le malattie ai livelli di inquinamento. Dall’elaborazione emerge che circa il 40% degli abitanti del paese vive con livelli medi di inquinanti superiori ai limiti occidentali, e che circa il 17% di tutte le morti in Cina è attribuibile allo smog. A produrre la maggior parte degli inquinanti, soprattutto polveri sottili, sono le grandi fabbriche che bruciano carbone, afferma lo studio. “Gran parte dello smog di Pechino deriva dagli insediamenti industriali della provincia di Ebei, – circa 400 chilometri di distanza. Questo vuol dire che per pulire l’aria della capitale, come promesso per le Olimpiadi invernali del 2022, serviranno interventi anche nelle regioni industriali”.
