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Crisi idrica, siccità, razionamenti in tutta Italia. Purtroppo è la prova di una gestione storicamente demenziale.

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Roma, Fiume Tevere

La scarsità delle piogge primaverili sta consegnando buona parte d’Italia a una stagione estiva a rischio restrizioni idriche.

Perché?

Purtroppo, sempre per i soliti, consueti, banali motivi: stato disastroso delle reti di distribuzione, sprechi (soprattutto in campo agricolo), mancata politica del risparmio idrico, carenza nella interconnessione fra bacini.

E’ davvero emblematico il caso della Sardegna.

Sette Fratelli, corso d’acqua

Sardegna. Dighe e bacini.

la Sardegna possiede ben 32 invasi di grandi/medie dimensioni aventi una capacità massima attuale di 2 miliardi e 280 milioni di mc. di acqua, di cui 1 miliardo e 764 milioni di mc. con autorizzazione all’invaso (dati Direzione generale Agenzia Distretto Idrografico della Sardegna, 2017).

La Sardegna ha 1.675.000 residenti (la metà degli abitanti di Roma) e poco meno di un sesto della risorsa idrica “invasabile” di tutto il territorio nazionale (540 bacini medio/grandi per circa 13,35 miliardi di mc. di risorsa idrica “invasabile”, vi sono ulteriori 10 mila circa piccoli bacini con capacità inferiore a 100 mila mc., più facili da gestire – dati Ministero Infrastrutture, 2007).

A partire dal 31 dicembre 1995 è stata autorizzata una complessiva ulteriore capacità di invaso, in seguito alle previste procedure di collaudo (art. 14 regolamento dighe), di ben 328,359 milioni di mc. di acqua. La sola nuova diga sul Tirso (la 32^) potrà invasare, a collaudi ultimati, circa 800 milioni di mc. di acqua: è, quindi, agevole sostenere che, a operazioni di collaudo ultimate delle dighe già realizzate, la Sardegna potrà contare su circa 2 miliardi e 280 milioni di mc. di risorsa idrica “invasabile”.

Attualmente si stimano in circa 350 milioni di mc. annui i reflui civili depurati scaricati direttamente in mare senza praticamente alcun riutilizzo (il solo depuratore consortile di Cagliari-Is Arenas scarica circa 60 milioni di mc. all’anno, da qualche anno portati “in risalita” nel bacino di Simbirizzi per essere destinati all’agricoltura, ma utilizzabili solo con il completamento della terza fase di depurazione, con una spesa complessiva di circa 80 miliardi di vecchie lire, senza considerare le ingenti spese di esercizio). Analogamente avviene per i depuratori industriali: non siamo in possesso di dati complessivi, ma si tratta di una realtà certo non trascurabile. Il solo depuratore CACIP (area industriale di Cagliari-Macchiareddu) produce circa 20 milioni di mc. all’anno di acqua depurata.

Sette Fratelli, Is Concias, cascata

Sardegna. La situazione attuale.

Dai dati della Rete pluviometrica regionale risulta che già nell’anno idrologico 2015-2016 sono state registrate piogge inferiori alla media con deficit di circa il 20% su base regionale. Nell’anno in corso, fatta eccezione per le aree del Flumendosa e della Gallura, si registrano deficit di pioggia che vanno da un minimo del 30% del Campidano a un massimo del 45% del Logudoro. In termini di frequenza storica si sottolinea che per il Logudoro si tratta dell’anno più siccitoso registrato dall’inizio delle osservazioni nel 1922 e per le altre aree dell’Isola fra i primi casi critici registrati in quasi 100 anni di osservazioni. Ancora più drammatica la situazione degli ultimi tre mesi (marzo-aprile-maggio), strategici per le esigenze idriche delle campagne, con deficit intorno al 70% per tutte le aree con punte prossime al 90% per Gallura e Flumendosa. Inoltre, secondo quanto contenuto nel “Rapporto sullo stato di criticità del sistema idrico regionale” approvato con delibera dall’Autorità di Bacino della Sardegna lo scorso 17 maggio, le precipitazioni registrate negli ultimi anni sul territorio regionale sono state così ridotte che il quadriennio 2013-2017 si sta rivelando come uno dei più critici mai registrato in Sardegna a partire dal 1922” (dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna, 20 giugno 2017).

La Regione, con deliberazione Giunta regionale n. 30/37 del 20 giugno 2017, ha chiesto al Governo nazionale la dichiarazione di stato di calamità naturale.

La situazione degli invasi in Sardegna è costantemente monitorata: al 31 maggio 2017 erano presenti 1.323,20 milioni di metri cubi di acqua su 1.764,80 milioni di metri cubi con autorizzazione all’invaso, cioè il 74,98%.     Insomma, nessuna emergenza idrica vera e propria.

Sardegna. la cattiva gestione.

La carenza idrica è un problema di storica cattiva gestione della risorsa idrica.

Qualche dato.

Nel 2014 il 55% dell’acqua immessa in rete da Abbanoa s.p.a. è andata persa. A Oliena il record del 70% di perdite dell’acqua immessa in rete[1].    E’ il dato emerso dalla procedura di due diligence condotta su Abbanoa s.p.a., il gestore unico dell’acqua sarda, da Agenia Consulting, società di consulenza aziendale, per conto dei cinque Istituti bancari che la sostengono sul piano finanziario.

Nel marzo 2013 la C.N.A. aveva fornito alcuni dati sulla scandalosa cattiva gestione dell’acqua in Sardegna: alle utenze sarde giunge solo il 53% dell’acqua immessa in rete contro una media nazionale già poco virtuosa del 68%.   Peggio della Sardegna solo la Puglia.

Nell’ottobre 2011 l’Ordine dei geologi della Sardegna denunciava che circa l’85% dell’acqua immessa nelle reti idriche in Sardegna andava persa, così buona parte delle reti di distribuzione è in condizioni precarie, soprattutto nelle aree urbane e nella rete irrigua.

Eppure a parole gli amministratori pubblici sardi sanno benissimo che fare.  Ecco un’eloquente antologia:

1) ”Dorsale dell’acqua con collegamento dei bacini da nord a sud dell’Isola” (Mauro Pili, Presidente della Regione autonoma della Sardegna e Commissario per l’emergenza idrica, 21 dicembre 2001)

2) “Il recupero dei reflui, apportando dei vantaggi diretti in termini di risparmio quantitativo e indiretti in termini di minor impatto qualitativo degli effluenti comunque sversati, ha ricadute estremamente positive sugli equilibri del sistema idrico migliorandone lo sfruttamento in termini di sostenibilità:

1) maggior disponibilità di risorse fresche per usi nobili;

2) assenza di scarichi (stagione irrigua), migliore qualità degli scarichi (stagione non irrigua);

3) aumento sup. irrigata che contrasta il fenomeno di desertificazione” (Piano di tutela delle acque, deliberazione Giunta regionale Sardegna n. 17/15 del 2005, pag. 98).

3) “…si lavorerà anche sull’utilizzo delle acque reflue, nella misura in cui sarà possibile farlo, e pensando in modo più strutturato al futuro, su interventi infrastrutturali di connessione tra bacini che hanno acqua disponibile e bacini che invece scarseggiano” (Paolo Maninchedda, Assessore dei lavori pubblici della Regione autonoma della Sardegna, 29 gennaio 2015).

4)La Regione ritiene che già da ora si possano realizzare alcuni interventi ma che comunque si abbia bisogno dei poteri speciali per realizzare quelli strategici e risolutivi.  Le norme vigenti impongono che, per richiedere lo stato di emergenza, servano relazioni tecniche che acquisiremo in questi giorni in modo che martedì prossimo la Giunta chieda al governo la dichiarazione dello stato di emergenza per queste aree. Abbiamo già comunicato tutta la situazione alla Protezione Civile. Ci stiamo muovendo con il giusto anticipo per evitare di arrivare impreparati a una eventuale situazione critica come è successo a Messina. Per superare questa nuova emergenza, che si ripresenta ogni anno in Sardegna in questo periodo siamo pronti a rimodulare tutte le risorse necessarie” (Paolo Maninchedda, Assessore dei lavori pubblici della Regione autonoma della Sardegna, 10 novembre 2015);

5) fra i vari interventi finanziati con 50 milioni di euro (fondi comunitari, statali e regionali), c’è il previsto “Incremento del volume invasabile dagli attuali 364 Mmc a 748 Mmc per un incremento di volume invasabile di 384 milioni di metri cubi (Mmc)” (importo 3,1 milioni di euro) in favore della diga sul Fiume Tirso a Cantonera, comprendente – finalmente – il definitivo collaudo atteso da decenni (Francesco Pigliaru, Presidente della Regione autonoma della Sardegna, e Giovanni Sistu, amministratore unico di Enas, 23 giugno 2017).

acqua

Il fatto rilevante, come si può vedere da queste dichiarazioni di esponenti politici con cariche di governo regionale e da atti di pianificazione della Regione autonoma della Sardegna, è che la vicenda ha del demenziale.

Passano gli anni, si sprecano soldi pubblici e piovono più parole che gocce d’acqua[2].

Eppure non si realizzano il restyling delle reti di distribuzione, i definitivi collaudi degli invasi, i collegamenti fra bacini, il risparmio idrico.

Nel 2013 Abbanoa s.p.a. – il gestore unico della rete idrica sarda e degli impianti di depurazione – ricordava che l’Autorità per l’energia aveva stimato in 1,5 miliardi di euro nell’arco di 18 anni gli investimenti necessari per rendere efficiente il sistema idrico isolano.   Ma non esiste il necessario piano d’ambito aggiornato (quello attuale risale al 2002), competenza dell’Autorità d’Ambito Territoriale (A.T.O.), mentre i sardi rischiano anche di perdere l’acqua pubblica.

Contro ogni evidenza e ogni logica, si punta a realizzare nuove dighe, come quella di Monte Nieddu – Is Canargius (Pula, Sarroch, Villa S. Pietro), un vero e proprio scandalo nazionale con centinaia di milioni di euro già sprecati o persi e solo uno scempio ambientale realizzato.

acqua e gemme

Sardegna. Le proposte.

Gestire l’acqua in Sardegna vuol dire avere una regìa unica, collegamenti fra gli invasi, riciclaggio e riutilizzo dei reflui, risparmio idrico, sistemi a circuito chiuso e, soprattutto, basta con ulteriori dighe e diluvi di parole!

Abbiamo proposto un vero e proprio New Deal per il risanamento idrogeologico e la sistemazione delle reti idriche, con indubbi riflessi positivi per l’economia e l’occupazione, grazie al sostegno dei fondi comunitari 2014-2020.

E’ necessario voltare pagina rispetto a una politica di gestione dell’acqua fallimentare e folle, assolutamente contraria alle elementari norme di gestione ambientale e agli interessi dei sardi.

E nel resto d’Italia la situazione non è migliore…

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

 

da Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2017

Siccità, allarme in tutta Italia: crisi dal Piemonte alla Sicilia. Po ai minimi storici. In Sardegna record negativo da 95 anni.

L’emergenza si estende a tutto il Paese. Il governo dichiara lo stato d’emergenza per Parma e Piacenza, a Roma la Raggi firma un’ordinanza per limitare l’uso dell’acqua per orti, giardini e piscine. La Coldiretti: “Finora per agricoltura e allevamenti danni per quasi un miliardo di euro”.

Stato di emergenza a Parma e Piacenza, il fiume Po ai minimi storici in Piemonte, lo stato di calamità in Sardegna: la siccità è un’emergenza praticamente in tutta Italia. La causa sono le scarse precipitazioni e le temperature elevate. Regioni e Comuni hanno preso già provvedimenti, ma – come ha scritto ilfatto.it nei giorni scorsi – chiedono che sia il governo a assumere decisioni in materia. La scorsa settimana era stato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a dichiarare lo stato d’emergenza, mentre da tempo in Sardegna si osservano turni tra gli agricoltori. E’ notizia di oggi, invece, che il consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni, ha dichiarato lo stato d’emergenza nelle province di Parma e Piacenza. Alle due Province arriveranno 8 milioni e 650mila euro per affrontare l’emergenza con ulteriori deroghe alle norme nazionali per assicurare la fornitura di acqua potabile alla popolazione (anche mediante autobotti). In alcune zone del Piacentino e del Parmense sono già in funzione le autobotti per rifornire alcune zone dell’acqua potabile.

Nel frattempo la Regione Sardegna ha consegnato al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale per il protrarsi della crisi d’acqua in tutta l’isola. Il documento è stato presentato dall’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria. “Affrontare questo percorso al fianco di altre Regioni non può che rafforzare la richiesta di stato di calamità” ha sottolineato Caria. A Roma, invece, la sindaca Virginia Raggi ha firmato un’ordinanza per regolamentare l’uso dell’acqua potabile per scopi diversi da quelli domestici per salvaguardare le acque del lago di BraccianoTra l’altro lo sfruttamento dell’acqua del lago aveva suscitato le proteste delle comunità della zona. Oggetto dell’ordinanza della Raggi soprattutto l’irrigazione di orti e giardini, il lavaggio di automobili e gli usi ricreativi, come il riempimento delle piscine fino a settembre.

Ma come detto la mancanza di piogge affligge anche le riserve idriche del Nord Italia, facendo scendere il bacino del Po al di sotto della media storica. Lo rileva Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale: le portate osservate all’idrometro di Isola Sant’Antonio, ad Alessandria, si aggirano intorno a 204 mc/sec, circa il 65 per cento in meno del valore medio mensile storico calcolato per il periodo 1995-2015. Le riserve idriche disponibili, sempre secondo Arpa, sono stimate in circa 233 milioni di metri cubi, cioè il 60 per cento della capacità massima complessiva.

La siccità, specifica il ministero dell’Ambiente, riguarda in Italia “i bacini idrografici padano e delle Alpi orientali, nonché il lago di Bracciano nel Lazio e la Sardegna“. La situazione, spiega una nota, viene monitorata costantemente dagli osservatori distrettuali permanenti. Nell’Italia centrale, si legge tra l’altro, “la situazione più delicata è certamente quella che coinvolge la città di Roma ed i comuni limitrofi, collegata, in particolare, con la condizione del lago di Bracciano, il cui livello, a fine maggio, era di +5 cm sullo zero idrometrico”. In Sardegna è record dal 1922, anno in cui sono cominciate le osservazioni. “I tre mesi marzo-aprile-maggio fanno registrare deficit intorno al 70 per cento per tutte le aree, con punte prossime al 90 per Gallura e Flumendosa“.

Secondo la Coldiretti le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato alle coltivazioni e agli allevamenti danni per quasi un miliardo di euro. In particolare in Emilia sono in sofferenza tutte le colture dal pomodoro ai cereali, in Lombardia stessa situazione il caldo sta provocando un taglio fino al 20 per cento della produzione di latte,  in Veneto la vendemmia potrebbe essere anticipata di almeno una settimana, in Toscana scarseggiano anche i foraggi per il bestiame e crolla la produzione di miele, in Sicilia gli invasi sono a secco e c’è la necessità di anticipare l’inizio della stagione irrigua negli agrumeti.

 

Siccità, allarme in tutta Italia: il Paese dove gli acquedotti perdono il 40 per cento di acqua (e soprattutto al Sud).

La rete italiana è un colabrodo: la città peggiore è Potenza davanti a Palermo e Campobasso, la migliore è Milano. Secondo Utilitalia servirebbero investimenti da almeno 5 miliardi all’anno per la manutenzione.

Molte Regioni d’Italia sono in emergenza siccità, ma il paradosso è che la rete degli acquedotti è un colabrodo quasi ovunque. Viene perso circa il 40 per cento di acqua e le perdite maggiori si hanno al Sud. Il 68,8 per cento a Potenza, il 54,6 a Palermo. I dati sono dell’Istat, vecchi di poche settimane fa, mentre un rapporto di Utilitalia si concentra sugli investimenti: ci vorrebbero 5 miliardi all’anno per la manutenzione della rete.

Per quanto riguarda le perdite negli acquedotti, secondo l’Istat, dopo Potenza ci sono Campobasso (67,9 per cento di perdite), Cagliari (59,3), Palermo (54,6) e Bari (52,3). Il capoluogo di Regione più virtuoso è Milano, con solo il 16,7 per cento di perdite. Seguono Aosta (24,5), Bolzano (26,5), Genova (27,4) e Torino (27,9). L’Istat ha evidenziato come ogni italiano consuma mediamente 245 litri di acqua potabile al giorno. Ogni famiglia spende mensilmente 13 euro per la fornitura d’acqua e 10 euro per l’acquisto di acqua minerale.

Secondo un rapporto Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente) del maggio 2016 servirebbero investimenti di almeno 5 miliardi all’anno per una rigenerazione, riparazione e manutenzione della rete e per opere ormai necessarie. La media di investimento, ha osservato Utilitalia, è di 34 euro per abitante all’anno, contro una media europea che viaggia tra gli 80 e i 130 euro. Investimenti che però si abbassano quando a gestire le aree sono direttamente gli enti locali, con la media che scende a 12 euro.

Infine, per Utilitalia, il 95,6 per cento della popolazione è collegata ad acquedotti, il 78,5 per cento è collegata a un depuratore (ma oltre il 30 per cento, specie al Sud, ha problemi sotto questo aspetto), il 7 per cento non è collegata al servizio di depurazione; per quanto riguarda i livelli di continuità del servizio, sono circa il 9% le famiglie che dichiarano di subire irregolarità nell’erogazione. “Una situazione gravissima che necessiterebbe un recovery plan“.

 

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[1] Nel 2016 a Tempio Pausania le perdite sono arrivate al 68,6% dell’acqua immessa in rete, a Iglesias il 64,6%, a Cagliari il 58,9%,  a Sassari il 55,2%, a Nuoro e Oristano il 54,1%,  a Olbia il 47,8%, mentre a Lanusei “solo” il 12,3% (dati Istat, ripresi da La Nuova Sardegna, Reti idriche colabrodo in Sardegna: la metà dell’acqua si perde per strada, 7 aprile 2017).

[2]  “Gli unici corsi d’acqua che presentano carattere perenne sono il Flumendosa, il Coghinas, il Cedrino, il Liscia, il Temo, ed il fiume Tirso, il più importante dei fiumi sardi … i deflussi medi annui dei grandi invasi del Tirso e del Medio Flumendosa si sono ridotti negli ultimi decenni almeno del 55% rispetto alle medie del lungo periodo 1922-1975 (dati ricavati dallo Studio della Idrologia superficiale della Sardegna – S.I.S.S.)” . E ancora: “alla luce di queste considerazioni, sia nel Piano Acque, che nelle successive Pianificazioni (Piano d’Ambito e Piano Stralcio per l’Utilizzo delle Risorse Idriche)  sono state aggiornate le disponibilità idriche, ridotte le erogazioni… prevedendo opere di interconnessione tra invasi esistenti (”(Piano di tutela delle acque – relazione di sintesi, pag. 17, 2005).

 

dati Istat perdite reti idriche nel 2016 (da La Nuova Sardegna)

(foto S.D., archivio GrIG)



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