L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.) ha pubblicato in questi giorni il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2013-2014 (edizione 2016), autentica analisi approfondita sui livelli di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee in Italia.
Su gran parte dell’Italia, in verità, perché alcune Regioni hanno risposto parzialmente oppure non hanno risposto proprio.
Le acque superficiali sono risultate contaminate in ben il 63,9% dei campionamenti effettuati, le acque sotterranee nel 31,7% dei campionamenti svolti.
Un peggioramento rispetto ai dati raccolti nel 2012. Nella Pianura padana c’è la contaminazione più pesante e profonda.
Tra le sostanze tossiche più diffuse il glifosato, potente erbicida sospetto cancerogeno, la cui autorizzazione alla vendita nell’Unione europea è in scadenza.
Quando si volterà pagina definitivamente?
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
COMUNICATO STAMPA
Pesticidi nelle acque, cresce percentuale di punti contaminati: +20% nelle acque superficiali, +10% in quelle sotterranee. Rinvenute 224 sostanze diverse, indice di maggiori controlli. Nelle acque superficiali, il glifosate tra le sostanze che superano più spesso i limiti.
Sono circa 130.000 le tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia. Ad essi, si aggiungono i biocidi, impiegati in tanti settori di attività, di cui non si hanno informazioni sulle quantità e sulla distribuzione geografica delle sorgenti di rilascio.
I risultati del monitoraggio di queste sostanze sono contenuti nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell’ISPRA, disponibile sul sito web http://www.isprambiente.gov.it/. La contaminazione da pesticidi è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente. Il rapporto viene costruito sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, ma la copertura del territorio non è completa né omogenea soprattutto per quanto riguarda le regioni centro – meridionali: non si dispone di informazioni relative a Molise e Calabria e mancano i dati relativi a cinque Regioni per quanto riguarda le acque sotterranee.
Nel biennio 2013-2014 sono stati analizzati 29.220 campioni per un totale di 1.351.718 misure analitiche, con un sensibile aumento rispetto al biennio precedente. Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni e sono state cercate complessivamente 365 sostanze (nel 2012 erano 335).
Sono state trovate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012): questo dato indica una maggiore efficacia delle indagini condotte. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato, è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate e la loro scelta è più mirata agli usi su territorio.

I.S.P.R.A., analisi sintetica della contaminazione delle acque da pesticidi suddivisa per Regione (2014)
Le acque superficiali “ospitano” pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 la percentuale era 56,9); nelle acque sotterranee, sono risultati contaminati il 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012). Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della contaminazione, maggiore nelle acque di superficie, ma elevata anche in quelle sotterranee, con pesticidi presenti anche nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili.
Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: glifosate e il suo metabolita AMPA (acido aminometilfosforico), metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita, desetil-terbutilazina. Per quanto riguarda il glifosate e il metabolita AMPA, presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, va chiarito che sono cercati solo in Lombardia e Toscana, dove sono tra i principali responsabili del superamento dei limiti di qualità ambientali.
Nelle acque sotterranee, 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. Le sostanze più frequentemente rinvenute sopra il limite sono: bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor. Diffusa è la presenza dei neonicotinoidi sia nelle acque superficiali, sia in quelle sotterranee. Tra questi, in particolare, l’imidacloprid e il tiametoxan, che hanno anche determinato il superamento dei limiti di qualità. I neonicotinoidi sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale e largamente impiegata anche in Italia. Uno studio condotto a livello mondiale (Task Force sui Pesticidi Sistemici – 2015) evidenzia come l’uso di queste sostanze sia uno dei principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api.
Nel complesso la contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta dove, come già segnalato in passato, le indagini sono generalmente più efficaci. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. In alcune Regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia 50% dei punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%.
Più che in passato, sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi. Ne sono state trovate fino a 48 sostanze in un singolo campione. La tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a “cocktail” di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, e del fatto che le metodologie utilizzate in fase di autorizzazione, che valutano le singole sostanze e non tengono conto degli effetti cumulativi, debbono essere analizzate criticamente al fine di migliorare la stima del rischio.
C’è stata una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari scesi nel 2014 a circa 130.000 tonnellate, con un calo del 12% rispetto al 2001. Nello stesso periodo si è ridotta del 30,9% la quantità di prodotti più pericolosi (molto tossici e tossici). Indubbiamente c’è un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, come richiesto dalle norme in materia, che prevedono l’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto, in cui il ricorso alle sostanze chimiche va visto come l’ultima risorsa.
L’analisi dei dati di monitoraggio, peraltro, non evidenzia una diminuzione della contaminazione. Nel periodo 2003 – 2014, infatti, la percentuale di punti contaminati nelle acque superficiali è aumentata di circa il 20%, in quelle sotterranee di circa il 10%. Il fenomeno si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro – sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata. La risposta dell’ambiente, inoltre, risente della persistenza delle sostanze e delle dinamiche idrologiche spesso molto lente, specialmente nelle acque sotterranee, che possono determinare un accumulo di inquinanti, e un difficile ripristino delle condizioni naturali.
Roma, 9 maggio 2016
A.N.S.A., 9 maggio 2016
Ispra, pesticidi nel 64% delle acque di fiumi e laghi. Glifosato nel cocktail.
Sale anche contaminazione sotterranea, top pianura padano-veneta.
Cresce la percentuale di pesticidi nelle acque: +20% in quelle superficiali, +10% in quelle sotterranee. Lo afferma l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque (contenente dati relativi al biennio 2013-2014) spiegando che le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) “ospitano” pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio (nel 2012 era 56,9%); quelle sotterranee nel 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012). La contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta.
L’analisi dei dati di monitoraggio non evidenzia una diminuzione della contaminazione, spiega l’Ispra precisando che l’aumento di punti contaminati “si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro-sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata”. Durante i controlli sono state trovate 224 sostanze diverse, “un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)”, dice l’Ispra, che indica “una maggiore efficacia delle indagini condotte”
Secondo l’Ispra, 274 punti di monitoraggio delle acque di superficie hanno “concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali” e fra le sostanze off-limit c’è il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo su cui si è in attesa di capire se sia cancerogeno o meno visto che c’è divergenza di opinioni e di cui l’autorizzazione al commercio in Europa scade a fine giugno. Ci sono poi i neonicotinoidi, ritenuti fra i principali responsabili della moria di api.
Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, mentre è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi. Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali mentre in quelle sotterranee 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale.
L’Ispra indica che la contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta dove le indagini sono generalmente più efficaci. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. In alcune regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. (Tabelle regionali)
Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia 50% dei punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%. Più che in passato, avverte l’Ispra, sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, fino a 48 in un singolo campione, quindi con una tossicità più alta rispetto a quella dei singoli componenti.
da Il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2016
Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria non hanno inviato a Ispra le informazioni – o lo hanno fatto solo parzialmente – sulla contaminazione di laghi, fiumi e falde acquifere. I dati potrebbero essere quindi molto peggiori di quanto reso pubblico due giorni fa. E le singole Arpa non sanno cosa rispondere (Molise), fanno squillare i telefoni a vuoto (Campania e Basilicata) oppure spiegano che la “risposta è complessa” (Puglia). (Ilaria Lonigro)
Cinque regioni non mandano i dati sui pesticidi nelle acque. Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria non hanno inviato a Ispra le informazioni – o lo hanno fatto solo parzialmente – sulla contaminazione di laghi, fiumi e falde acquifere. Potrebbe essere quindi ancora peggiore il quadro già allarmante dato dall’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale presentato due giorni fa, che denuncia una contaminazione da pesticidi nel 63,9% dei laghi e dei fiumi italiani e in un terzo delle acque sotterranee, anche profonde.
I dati sono stati rilevati tra il 2013 e il 2014 in 3747 punti di campionamento e, rispetto al biennio precedente, mostrano un aumento delle aree contaminate ma anche delle sostanze ritrovate: 365 molecole diverse, glifosate in testa. Ma all’appello manca il 25% dello Stivale, quasi tutto il Sud, che non ha inviato i dati all’Ispra come dovrebbe fare, per legge, entro il 31 marzo di ogni anno. A stabilirlo è il decreto ministeriale 35 del 22 gennaio 2014, che però non prevede sanzioni per chi non rispetta questo obbligo.
Ilfattoquotidiano.it ha chiesto spiegazioni alle Arpa, le agenzie regionali di protezione ambientale, enti pubblici che, tra i compiti principali, hanno il monitoraggio delle acque. Arpa Calabria, maglia nera insieme al Molise, non ha inviato alcun dato né nel 2013 né nel 2014. “Il monitoraggio non l’abbiamo fatto. Non possiamo finché la Regione non finisce il censimento di laghi, fiumi e acque sotterranee” hanno risposto. Ma sono già state censite e pure classificate a seconda delle zone a rischio, come si legge nel rapporto di sintesi del Piano Tutela Acque della Regione Calabria. “Ma quello è vecchio. Adesso la Regione deve censire di nuovo tutto. Ha affidato il censimento a un soggetto esterno, non a noi. Si chiama Sogesid”. Sogesid è una società per azioni partecipata del Ministero dell’Ambiente (dal 2008 al 2011 hs incassato più di 400 milioni di euro di fondi pubblici e 35 milioni di euro di consulenze, secondo l’Espresso.it). Perché questo doppio lavoro? E quando finirà? Abbiamo provato a chiederlo in Regione, tramite l’ufficio stampa, che non è stato di aiuto: ci ha passato un numero di telefono (di un dirigente) e un’email (del capo ufficio stampa) entrambi inesistenti. Stessa cosa per Arpa Molise. “Non siamo in grado di rispondere” hanno fatto sapere.
Arpa Campania ha inviato i dati del 2013 ma nessuno per il 2014. Chiediamo di sapere perché. Orario di ufficio, i telefoni di ArpaCampania suonano a vuoto. Insistiamo e finalmente risponde una centralinista: tutti gli amministrativi e i tecnici, dice, sono fuori per lavoro. Impossibile comunicare con qualcuno. Nemmeno ArpaBasilicata ha mandato dati sulle falde acquifere, né nel 2013 né nel 2014. Sia nella sede centrale che in quella provinciale di Potenza, nessuno alza la cornetta. Risponde solo il distretto provinciale di Matera, da cui fanno sapere che, nella loro provincia, non hanno fatto prelievi, perché, dicono, non sarebbe neppure in funzione un piano regionale di tutela delle acque.
Infine la Puglia: nessun dato comunicato a Ispra sui pesticidi nelle falde. Ma i monitoraggi li hanno fatti? Il direttore scientifico fa sapere, tramite la segretaria, che “la risposta è complessa, non si può dare per telefono”. Basta dire sì o no. “Non è così. Scriva un’email, le risponderemo nei tempi previsti per legge”. Che, come spiega la risposta automatica, sono di trenta giorni.
“Non solo – aggiunge ailfattoquotidiano.itAugusto De Sanctis, attivista del Forum Italiano dei Movimenti per le Acque – alcune Arpa non hanno mandato i dati, ma c’è chi, come il Lazio, ha mandato un campionamento irrisorio, praticamente è come se non lo avesse fatto”. Nella Regione del Tevere e del lago di Bolsena, che conta, oltre a questi, decine di fiumi e laghi, i punti di monitoraggio sono stati solo 5 all’anno, a fronte dei 303 e 306della Lombardia, rispettivamente nel 2013 e 2014. “Anche le sostanze cercate non sono le stesse in tutte le Regioni” aggiunge l’attivista. Il glifosate, tra gli erbicidi più diffusi, come ricorda Ispra è escluso dagli obblighi di monitoraggio. Chi lo ha cercato, come le Arpa virtuose di Toscana e Lombardia, ha scoperto che il suo derivato, l’acido aminometilfosforico, contamina fino al 70% delle acque superficiali. “Dove non è stato rinvenuto è perché non è stato cercato” conclude De Sanctis.
(foto da mailing list ecologista, per conto GrIG, archivio GrIG)
