Nell’immaginario collettivo del Bel Paese i politici sono ormai associati ai peggiori aggettivi che la lingua italiana offre.
Spesso e volentieri a ragione.
E’ il caso di Debora Serracchiani, per esempio. Già parlamentare europea, presidente della Regione autonoma Friuli – Venezia Giulia, è vice-segretaria del Partito Democratico.
Non intendo parlare di lei, perché m’interessi particolarmente la sua figura o il P.D. Personalmente le dichiarazioni dei vari esponenti politici che affollano la televisione mi appassionano come un concerto di musica tradizionale calmucca la notte di capodanno.
Purtroppo, però, le decisioni prese da costoro influenzano pesantemente la nostra povera Terra e le nostre vite, nel bene e nel male, spesso nel male.
La Serracchiani, contro mezzo P.D., fra cui parecchi promotori, oggi vuole boicottare il referendum del 17 aprile prossimo contro la durata illimitata delle trivellazioni per gas naturale e petrolio sotto costa (entro le 12 miglia marine): così ha ordinato il premier Matteo Renzi e così lei esegue.
Il 21 gennaio 2012 la nostra (si fa per dire) Debora scendeva in strada a manifestare per dire un bel “no” alle trivellazioni nell’Adriatico e per difendere il mare italiano dai rischi legati alle attività petrolifere e cinguettava felice: “Oggi a Monopoli ho partecipato alla manifestazione per la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni petrolifere“.
Ma Debora la banderuola non si è limitata a esser incoerente, quasi naturale per un politico italiano. E’ andata oltre.
“Il referendum voluto dalle regioni costerà 300 milioni agli italiani. La legge prevede che non possa essere accorpato ad altre elezioni”, ha tuonato insieme al collega Lorenzo Guerini.
Si tratta di una balla, di una bugia, di una falsità.
Il Ministro dell’interno Angelino Alfano – in risposta a precisa interrogazione parlamentare – non è potuto andar oltre (10 febbraio 2016) l’affermazione secondo cui “la legge che disciplina l’istituto referendario non contiene espresse previsioni sulla possibilità o meno di abbinare il referendum abrogativo con le consultazioni elettorali amministrative”. Infatti nella legge n. 352/1970 e s.m.i. che regola l’istituto referendario non esiste alcun divieto normativo, c’è stata solo la decisione politica da parte del Governo Renzi di spendere 300 milioni di euro dei contribuenti italiani per cercare di non far raggiungere il quorum di validità dei votanti del 50% degli elettori più uno.
Debora la banderuola è anche Debora la pinocchia.
Ricordiamolo e andiamo a votare il prossimo 17 aprile.
Votiamo un bel “sì” contro la durata illimitata delle trivellazioni per gas naturale e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa e per dare un forte segnale politico al Governo Renzi (e a qualsiasi altro futuro Governo): non si può agire senza controlli nel campo della politica energetica e ambientale con la scusa dell’interesse strategico nazionale, così come prevede il c.d. decreto Sblocca Italia (convertito nella legge n. 164/2014) e come sta di fatto accadendo per esempio per i nuovi inceneritori imposti in varie regioni.
Un bel “sì” per l’ambiente e la democrazia!
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(propaganda referendaria da scarabeokheper.altervista.org, immagini da L’Huffington Post, disegno S.D., archivio GrIG)
