“Manca l’acqua, colpa della siccità”, quante volte abbiamo letto e sentito quest’affermazione?
In realtà, nel Bel Paese soltanto per una parte contenuta è vera, mentre in gran parte è colpa nostra.
“Il volume d’acqua prelevato in Italia per uso potabile supera i 9 miliardi di metri cubi l’anno, per un prelievo giornaliero di 25 milioni, ma il volume effettivamente erogato corrisponde alla metà del prelievo (4,6 miliardi di metri cubi), principalmente a causa delle perdite nel trattamento di potabilizzazione (1 miliardo) e dell’inefficienza della distribuzione, in cui si spreca circa il 40% del quantitativo immesso in rete (3,4 miliardi)”, così ha accertato la Corte dei conti nel corso di una specifica indagine di controllo sulle gestioni pubbliche.
4,6 miliardi di metri cubi d’acqua persi ogni anno sui poco più di 9 miliardi prelevati per l’uso potabile.
A questi vanno sommati gli sprechi in agricoltura, nel settore industriale (dove ancora non sono diffusi come meriterebbero gli impianti a ciclo chiuso) e nel turismo, come evidenziato nel primo rapporto Proger su Water Economy in Italy (marzo 2023).
In Italia, nel 2023, ll valore delle precipitazioni totali annue è stato di 923,9 mm (dati ISPRA, 2024), in Germania è stato di 869,53 mm, nei Paesi Bassi è stato pari a 1.037 mm, in Danimarca è stato di 921,6 mm.
Il problema non risiede nella carenza di pioggia in valori assoluti, quindi, ma nella carenza di buona capacità di gestione dell’acqua.
Invasi e reti di distribuzione efficienti, lotta agli sprechi, educazione al corretto uso dell’acqua, questi sono gli obiettivi che dobbiamo avere.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
dal sito web istituzionale della Corte dei conti, 24 marzo 2025
ACQUA, CORTE CONTI: IL CONTRIBUTO ALL’OBIETTIVO 6 DELL’AGENDA ONU 2030.
Il volume d’acqua prelevato in Italia per uso potabile supera i 9 miliardi di metri cubi l’anno, per un prelievo giornaliero di 25 milioni, ma il volume effettivamente erogato corrisponde alla metà del prelievo (4,6 miliardi di metri cubi), principalmente a causa delle perdite nel trattamento di potabilizzazione (1 miliardo) e dell’inefficienza della distribuzione, in cui si spreca circa il 40% del quantitativo immesso in rete (3,4 miliardi).
È quanto fa emergere la Corte dei conti nella relazione approvata con Delibera n. 4/2025 dalla Sezione per gli affari europei e internazionali, in cui la magistratura contabile ha analizzato “Il contributo al raggiungimento dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’Onu e alla mitigazione dei danni connessi alla siccità attraverso il miglioramento della rete distributiva e dell’approvvigionamento idrico”.
Il sistema di prelievo e trattamento delle acque in Italia, specifica la Corte, si fonda su una governance multilivello (sono tre i ministeri coinvolti) e sul Servizio idrico integrato – previsto dalla legge n. 36/1994 e non ancora completamente attuato – con alcuni ambiti territoriali gestiti in economia e caratterizzati da una bassa capacità di investimento.
Il volume d’acqua prelevato in Italia per uso potabile supera i 9 miliardi di metri cubi l’anno, per un prelievo giornaliero di 25 milioni, ma il volume effettivamente erogato corrisponde alla metà del prelievo (4,6 miliardi di metri cubi), principalmente a causa delle perdite nel trattamento di potabilizzazione (1 miliardo) e dell’inefficienza della distribuzione, in cui si spreca circa il 40% del quantitativo immesso in rete (3,4 miliardi).
È quanto fa emergere la Corte dei conti nella relazione approvata con Delibera n. 4/2025 dalla Sezione per gli affari europei e internazionali, in cui la magistratura contabile ha analizzato “Il contributo al raggiungimento dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’Onu e alla mitigazione dei danni connessi alla siccità attraverso il miglioramento della rete distributiva e dell’approvvigionamento idrico”.
Il sistema di prelievo e trattamento delle acque in Italia, specifica la Corte, si fonda su una governance multilivello (sono tre i ministeri coinvolti) e sul Servizio idrico integrato – previsto dalla legge n. 36/1994 e non ancora completamente attuato – con alcuni ambiti territoriali gestiti in economia e caratterizzati da una bassa capacità di investimento.
A fronte di un fabbisogno stimato di 6 miliardi di euro annui, i giudici contabili rilevano che le entrate non superano i 4 miliardi, con una previsione delle spese correnti peraltro fortemente aleatoria, poiché formata per circa un terzo dal costo dell’energia elettrica, dato l’impiego del 2,5% del consumo elettrico nazionale nella gestione del sistema.
Dei 5,3 miliardi di euro riferiti ai 628 interventi in corso, 3,7 sono ascrivibili al Pnrr, soprattutto per investimenti sulla sicurezza dell’approvvigionamento idrico e sulla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione (compresi la digitalizzazione e il monitoraggio). L’utilizzo idrico a fini irrigui – che rappresenta oltre il 50% del fabbisogno – registra 279 progetti attivi a fine 2024, per oltre 2 miliardi di euro distribuiti su molteplici fonti di finanziamento, Pnrr incluso.
L’analisi degli investimenti lordi del periodo 2012-2023, calcola la Corte, segna un incremento da 33 a 70 euro pro capite, mentre il rapporto tra valori medi delle tariffe e prodotto interno lordo pro capite dei Paesi UE rimarca l’inadeguatezza dell’attuale sistema tariffario italiano a garantire gli investimenti necessari. Per il futuro – è la conclusione – si pone la scelta tra l’adeguamento delle tariffe e il reperimento di fonti finanziarie di altra natura che sostituiscano le risorse assicurate, fino al 2026, dal Pnrr.
Corte dei conti
Ufficio Stampa
da Il Sole 24 Ore, 21 marzo 2023
Le sfide per il sistema idrico italiano / Elevati sprechi in tutti i settori.
Su 34,2 miliardi di m3 prelevati ne arrivano a destinazione 26,6 con perdite complessive pari a 7,6 miliardi di m3. E sono 245 i litri pro capite al giorno consumati nel SII, che rendono l’Italia il primo Paese dell’Unione per consumi di acqua. I 34,2 miliardi di m3 di acqua sono così distribuiti: 47% Agricoltura (16 miliardi di m3), 28% Servizio Idrico Integrato (9,5), 18% Industria (6,7), 4% Zootecnia (1), 3% Energia (1,0). Il settore agricolo è dunque il maggiore utilizzatore di acqua. Oltre il 50% del volume complessivamente utilizzato in Italia è destinato all’irrigazione. La superficie irrigata si estende complessivamente per oltre 3,3 milioni di ettari di coltivazioni orticole, prati destinati all’alimentazione animale, frutteti, seminativi come mais e riso ge-stite da circa 572.000 aziende agricole sul totale nazionale di 1.133.023 aziende con complessivi 12,5 milioni di ettari di terreni.
L’85% dell’agroalimentare italiano con eccellenze mondiali proviene dall’agricoltura irrigua. L’Italia si conferma tra i primi paesi europei per irrigazione, seconda solo alla Spagna. Quanto all’industria, è tra i comparti più idro-esigenti anche se è il meno percepito come tale. Preleva in media annua 7,7 miliardi di m3 e utilizza 6,9 miliardi di m3 soprattutto nel petrolchimico, nel metallurgico, nel tessile e nel ciclo produttivo per alimenti, cosmetici o farmaci. È evidente – sottolinea il report – la mancanza di sistemi di recupero di acqua piovana o per l’utilizzo di acqua di depurazione a fronte degli elevatissimi consumi di ottima acqua di falda, in gran parte per sanificazione di impianti, cicli termici per il raffreddamento dei macchinari, lavaggio piazzali e automezzi.
(foto S.D., archivio GrIG)