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Presa “elettrica” diretta.

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India, Deserto del Thar, centrale fotovoltaica Bhadla Solar Park. C’è chi la vorrebbe anche in Italia?

La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.

Ci risiamo.  

Dopo Far West ecco Presa Diretta.  

Dopo Salvo Sottile, ecco Riccardo Jacona.

Trasmissioni del servizio pubblico televisivo (RAI 3), supportate quindi con il canone pagato dai contribuenti, che fanno da megafono per la realizzazione di centrali di produzione energetica da fonti rinnovabili senza se e senza ma, cioè pura speculazione energetica.

A ‘sto punto sembra proprio una scelta di campo piuttosto netta da parte di un giornalismo d’inchiesta che appare più una velina d’interessi politico-industriali.

Che pena.

Mai che a ‘sto giornalismo d’inchiesta venga in mente, per esempio, di far vedere l’altra faccia della transizione energetica in corso in Cina, tanto decantata quanto poco indagata.

Vediamo un po’.

Alla recente  COP 29 di Baku, la 29^ Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Baku, Azerbaijan, 11 – 22 novembre 2024), come sempre, l’Italia ha fatto la sua parte e ha sottoscritto l’appello volontario per la messa al bando del carbone per la produzione energetica insieme numerosi Paesi, fra cui la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, il Canada, l’Australia, l’Angola, l’Uganda, l’Etiopia: “i firmatari promettono chei loro prossimi piani climatici non includeranno alcuna nuova centrale elettrica alimentata a carbone senza cattura di CO2”.

L’Italia abbandonerà l’utilizzo del carbone a fini di produzione energetica nel 2025, con l’eccezione della Sardegna, dove l’utilizzo cesserà fra il 2026 e il 2028.

Cina (30,00%), U.S.A. (11,25%) e India (7,80%) – cioè i primi tre grandi “produttori” di CO2 al mondo (complessivamente il 49,5% delle emissioni nel 2023) – non aderiscono alla dismissione del carbone.

E abbiamo detto tutto.

Cina, Stati Uniti, India, Unione Europea (27 Stati), Russia e Brasile sono i Paesi che emettono più CO2 al mondo. Insieme, rappresentano il 49,8% della popolazione mondiale, il 63,2% del P.I.L. globale, il 64,2% del consumo di combustibili fossili e il 62,7% delle emissioni globali di CO2 fossile (Commissione europea, CO2 emissions of all world countries, 2024 Report).

Nel 2023 la Cina ha emesso 15.943,99 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (in sistematica crescita dal 1990, + 411%), il 30% delle emissioni globali mondiali, l’Italia ha emesso 374,12 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (in drastica diminuzione dal 1990, – 27%), lo 0,71% delle emissioni globali mondiali.

L’International Energy Agency (IEA), nel World Energy Outlook del 2023, sottolinea come il governo cinese preveda di arrivare al picco delle emissioni nel 2030, per cui non possiamo che prevedere ulteriori aumenti delle emissioni cinesi di CO2.

E’ ben chiara la follìa di chi vorrebbe in Italia una transizione energetica votata al proliferare senza se e senza ma di centrali eoliche, centrali fotovoltaiche, centrali a biomassa in spregio a qualsiasi salvaguardia del territorio: anche se l’Italia scendesse allo 0,5% delle emissioni globali mondiali di CO2 per la nostra Terra non cambierebbe un bel niente.

Il Consiglio di Stato l’ha ricordato in questi giorni con la  sentenza Sez. IV, 5 marzo 2025, n. 1872.

E ha ragione da vendere il magistrato amministrativo Paolo Carpentieri con il suo forte richiamo al buon senso che dovrebbe guidarci tutti nella transizione ecologica ed energetica: “...è del tutto inutile auto-distruggere qui e ora, subito, i nostri paesaggi, coprendoli di pale eoliche e di campi fotovoltaici, mentre il resto del mondo non fa nulla (anzi, continua a crescere con un’esplosione demografica fuori controllo). È come voler svuotare il mare con un cucchiaino.”.

Per questi motivi, a puro titolo d’esempio, è semplicemente criminale voler assediare la reggia nuragica di Barumini con cinque centrali eoliche e svariate centrali fotovoltaiche, per non parlare (sempre a puro titolo di esempio) della Sardegna inquinatrice d’Italia, una fesseria buona solo per chi si rifiuta di ragionare.

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San Gimignano. Vorremmo mai vedere le torri medievali di San Gimignano circondate da un’incombente cerchia di sovrastanti “torri” eoliche?

Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.

In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 dicembre 2024 risultano complessivamente ben 6.071, pari a 348,62 GW di potenza, suddivisi in 3.881 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 152,21 GW (43,66%), 2.057 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 109,94 GW (31,53%) e 133 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 86,48 GW (24,81%).

La Soprintendenza speciale per il PNRR, organo del Ministero della Cultura, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto che “è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) …  a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024), cioè 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.

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Portoscuso, centrale eolica

Ma è vero che l’Italia rischia di arrivare in grave ritardo sugli obiettivi della transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili?

Forse si tratta dell’ennesima balla.

Paolo Arrigoni, è il Presidente del Gestore Servizi Energetici (G.S.E.), “società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che in Italia promuove lo sviluppo sostenibile attraverso l’incentivazione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile”, ed è molto chiaro nelle sue affermazioni: la crescita delle installazioni di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili in Italia è forte ed è innegabile.

Tra gennaio e agosto di quest’anno (2024, n.d.r.) in Italia sono stati installati ulteriori 5 gigawatt di capacità provenienti da impianti fotovoltaici, tecnologia che si conferma trainante sul fronte delle rinnovabili. A fine 2023, infatti, su complessivi 67 gigawatt di capacità installata, 30,3 provenivano dal fotovoltaico, 23 dall’idroelettrico e 12 dall’eolico”.  Non solo, “il trend dell’installazione è positivo se verifichiamo gli ultimi 4 anni, ma soprattutto ci sono tanti strumenti … tutti i gestiti dal Gse, che hanno dei contingenti che assommati vanno ben oltre l’obiettivo 2030”.

Capito?   “ben oltre l’obiettivo 2030”.

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centrale fotovoltaica in area agricola

Solo gli sprovveduti per il clima e i mezzi di informazione acritici possono parlare di guerra in corso alle energie rinnovabili in Italia.

La guerra – sacrosanta e doverosa per chiunque abbia un po’ di buon senso – è contro la speculazione energetica arrembante nel povero Bel Paese.

Gli unici che guadagneranno in ogni caso dalla transizione energetica realizzata in ‘sto modo ottuso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi d’un tempo e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.  I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.

Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”.   In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.

Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.

Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).

In tutta Italia, fra le aree idonee dovrebbero esser individuate le zone industriali e quelle già degradate, mentre dovrebbe esser privilegiata e incentivata la soluzione relativa al posizionamento di pannelli fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici, capannoni, aziende, edifici privati, ecc.    

Sarebbe più che sufficiente per le necessità energetiche nazionali.

Si rammenta che lo studio ENEA pubblicato sulla Rivista Energies (N. Calabrese, D. Palladino, Energy Planning of Renewable Energy Sources in an Italian Context: Energy Forecasting Analysis of Photovoltaic Systems in the Residential Sector, 27 marzo 2023) afferma che per sopperire ai fabbisogni energetici dell’intero patrimonio residenziale italiano basterebbe realizzare pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti a uso abitativo.

Per esempio, come afferma e certifica l’I.S.P.R.A. (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)), è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).

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pannelli fotovoltaici su parcheggi

Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.  

Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.

Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta: dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.

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progetto centrale eolica offshore Sardinia South 2, punto di sbarco del cavidotto sulla spiaggia di Tuerredda, 2023

In realtà, la prima cosa necessaria, a breve termine, sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili per consentire una reale, concreta, effettiva pianificazione energetica e territoriale.

E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! .

Ormai siamo più di ventunmila ad averlo già fatto.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

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Mar di Sardegna, progetto di centrale eolica offshore (tratto da documentazione procedura di scoping)

RAI – Presadiretta non fa servizio pubblico.

Nell’ultima puntata non c’è giornalismo di inchiesta ma una favola pro rinnovabili piena di omissioni e propaganda. Il tutto strumentale per condizionare leggi regionali e nuovi incentivi.

Disinformazione e propaganda a cascata nell’ultima puntata di #presadiretta in prima serata RAI dedicata alle rinnovabili, hanno segnato una pagina triste di un giornalismo che ha dimenticato la funzione di “servizio pubblico”. In scena la consueta mistificazione delle rinnovabili salvifiche, priva di analisi oggettive e votata a randellare qualunque critica.

I soliti “esperti” senza contraddittorio alcuno a commentare esempi ingannevoli e descrizioni non oggettive: dal minuscolo sistema energetico del Portogallo inglobato e gestito in quello iberico, al moderno distretto industriale di Shenzhen per propagandare “costi bassi” grazie alle rinnovabili (!), nella enorme Cina che in realtà aumenta il consumo di carbone e sta puntando su un pesante programma nucleare, dalla protesta sarda a tratti ridicolizzata, alle società rinnovabili che, poverine, arrancano tra mille piagnistei, passando per il nucleare sbandierato come ricatto persuasivo, approdando al penoso esempio di eolico spacciato come virtuoso in Puglia. Quella Puglia dove la corsa alle rinnovabili è diventata sistema con cui abbattere le residue tutele del territorio. Un modello via via replicato in altre disgraziate regioni.

Non un cenno sul carattere massivo di tali insediamenti e relative conseguenze, sulle norme iper deregolamentate sotto dettatura delle lobby (determinando l’affollamento ingestibile di istanze), sulla annosa mancanza di concertazione, pianificazione e trasparenza, sui piani paesistici e regolamenti in ostaggio, sul condizionamento della peggiore politica, sulla guerra infinita di corsi e ricorsi in tribunale, sull’aggressione mediatica a Soprintendenze, Ispra e chiunque osi criticare, sulle Valutazioni ambientali trasformate in farsa imbarazzante, sugli espropri per gli impianti e per invasive opere “accessorie” (es. Azienda agricola Montemurro). E ancora sulle ulteriori autorizzazioni governative imposte in Puglia e Basilicata calpestando tutele e pareri negativi (proprio come l’impianto RWE nel foggiano, decantato in trasmissione!), sui 1700 grattacieli eolici nella Daunia e il Far West ventennale sottaciuto in Puglia, scenario delle rinnovabili friendly, sui rapaci affettati o sfrattati, sui lucrosi incentivi ventennali, su tutto il Mezzogiorno travolto da migliaia di istanze, sugli intrecci tra media e società rinnovabili, sugli oneri in bolletta …. fino al fallimento della Energiewende tedesca (dopo 680 MLD!) compensato con una produzione a tutto carbone e prezzi schizzati fino a 980 euro/MWh.

Insomma, una banalizzazione irresponsabile per un tema ultra complesso che avrebbe meritato approcci più oggettivi, scientifici e multidisciplinari, per formare una seria coscienza nell’opinione pubblica. Invero, occorrerebbe una giornata di fact checking per confutare, dati alla mano, le favole raccontate.

Ma è il copione ormai consolidato: accrescere il clima isterico e non negoziabile in favore delle rinnovabili così da imbavagliare qualunque possibilità di interlocuzione istituzionale, qualunque analisi oggettiva, per conseguire un quadro normativo e di incentivazione finanziaria blindati.

Di più: un colpo di clava sull’informazione in un momento in cui le regioni (che secondo gli intervistati non dovrebbero avere voce!) devono legiferare sulle aree idonee e non idonee! E devono farlo in attuazione di un D.M. che definisce obiettivi e perimetro normativo …. ma impugnato dalle società energetiche e in attesa della sentenza del TAR Lazio proprio in questi giorni !Se Presadiretta avesse voluto comprendere le “motivazioni delle ostilità alle rinnovabili, beh invece di chiederle a chi con le rinnovabili ci fa i soldi, avrebbe potuto guardarsi allo specchio e scoprire quanto sia sgradevole il potere dell’informazione senza contraddittorio.

Vincenzo Cripezzi – coord. LIPU per Puglia e Basilicata

Michele Di Lorenzo – ref. reg. Forum Ambientalista Puglia

Monica Tommasi – pres naz Amici della Terra

Carlo Alberto Pinelli – Mountain Wilderness

Stefano Deliperi – pres. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Gianluigi Ciamarra – Italia Nostra Campobasso

Rosa Filippini – dir. de L’Astrolabio

Stefano Allavena – coord LIPU per Abruzzo e Molise

Oreste Rutigliano – cons. naz. Italia Nostra

Flavio Santoro  – comitato Valle Ofanto

Maria Gabriella Miccolis – pres. Co.N.Al.Pa. Foggia

Pina Cutolo – cons naz Italia Nostra

Nicola Cerulli – comitato ConFine Naturale – No eolico nella valle del Fortore

Luigi Starace – rappr. Magliette Bianche, Manfredonia

Milly Pellegrini  -pres. Comitato La Società Civile, Foggia

Francesco Caravella – ref. Zerowaste puglia

Nicola Cillo – comitato Murgia Viva

Antonio Dembech – FIAB Cicloamici Foggia

Iolanda D’Errico – pres. Manfredonia Nuova

Lina Di Candia – pres. Coop pescatori Sirio di Manfredonia

Michele Conoscitore – Italia Nostra Terre dell’Angelo (Gargano)

Maria Gioia Sforza – cons. naz. Italia Nostra

Fabio Borlenghi – segr. ALTURA (Ass. per la tutela dei Rapaci e loro Ambienti)

Walter Fratto – ass. escursionismo Caminamu (calabria)

Luigi de Lisio  – Italia Nostra Salerno

Raffaele Pengue –  Pro Olio S. Lupo Aps (Bn)

Vitantonio Iacoviello – cons naz Italia Nostra (Basilicata)

Guido Ceccolini – CERM (Centro Rapaci Minacciati)

Comitato Balvano Libera (PZ)

Mario di Ciommo – comitato Piani del mattino e zone limitrofe (PZ)

Michele Sollazzo – comitato No eolico selvaggio di Bisaccia (Av)

Bruno Scarabaggio – EHPA Basilicata

Stefano Orlandini – pres. Salviamo l’Orso, Abruzzo

Aderisce inoltre la Coalizione TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione

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Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) in volo e centrale eolica

(foto da Google Earth, da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)


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