Il Tribunale di Grosseto ha condannato, con sentenza del 13 febbraio 2025, Salvatore Fais per aver ucciso, scuoiato e appeso a un cartello stradale a Monterotondo Marittimo (GR) un esemplare di Lupo (Canis lupus) nel 2017.
Bene, era ora.
Gruppo d’intervento Giuridico (GrIG)
dal sito web della L.A.C., 13 febbraio 2025
Concluso il processo a Salvatore Fais che è stato condannato per aver ucciso e scuoiato un Lupo.
Si è concluso oggi il processo per Salvatore Fais, il 34enne agricoltore maremmano accusato di aver ucciso, scuoiato e appeso un lupo su un cartello stradale, in una rotatoria alle porte di Monterotondo Marittimo (GR).
LAC era presente perché costituitasi parte civile, per contrastare la richiesta avanzata dal legale di Fais di improcedibilità e chiedere conto di questa deprecabile uccisione, dove aveva addirittura apposto un cartello con scritto “No all’abbattimento, sì alla prevenzione”.
Fu scoperto perchè lasciò impronte digitali sul cartello appeso e perché confermata la presenza sul posto attraverso le celle telefoniche. Oltre a questo, testimoni che erano stati convocati dal Pm, ovvero agricoltori della zona, che in qualche modo avevano avuto a che fare con Fais. Uno dei testimoni aveva raccontato, che nel periodo in cui fu ritrovata la carcassa, il suo cane era rimasto impigliato in un laccio che fu teso non si sa da chi. Addirittura alcuni testimoni hanno detto che in quel periodo, nella zona tra Monterotondo e Suvereto, c’era anche una ricompensa a chi avesse portato la testa del lupo che stava facendo danni alle greggi della zona. Altri pastori che hanno lasciato delle testimonianze, hanno raccontato invece che nella zona non c’erano attacchi di lupo.
Il processo si è concluso con la condanna a 7 mesi e risarcimento di 8’000 euro alle associazioni costituite parte civili, tra le quali LAC alla quale dovrà versare 2000 euro.
LAC ringrazia I Carabinieri Forestali per la buona condotta delle indagini che ha portato ad individuare il responsabile e l’avvocato Paola Tamanti che ha seguito il processo.
Il Lupo è una specie molto importante per la biodiversità e mai come in questo periodo è sotto un attacco ingiustificato da parte di forze politiche filovenatorie e di allevatori che non intendono utilizzare i tanti sicuri ed efficaci metodi di protezione degli animali da reddito, ma preferiscono chiedere abbattimenti indiscriminati.
Continueremo a difendere la Natura e pretendere la dovuta giustizia per chi delinque verso un Patrimonio naturale bene di tutti.
da Il Corriere di Maremma, 14 febbraio 2025
Giustizia parziale. L’Ente Nazionale Protezione Animali esprime soddisfazione per la condanna inflitta dal Tribunale di Grosseto a Salvatore Fais, riconosciuto colpevole di aver ucciso, scuoiato e appeso un lupo a un cartello stradale nel 2017. La sentenza, che prevede 7 mesi di reclusione e un risarcimento di 8.000 euro alle associazioni costituite parte civile, rappresenta un primo ma importante segnale di giustizia.
“Tuttavia, non possiamo ritenerci pienamente soddisfatti: la condanna, pur significativa, non è sufficiente a contrastare un fenomeno sempre più allarmante – fanno sapere -. In Italia, infatti, il bracconaggio ai danni dei lupi è una piaga costante. Si stima che ogni anno vengano uccisi oltre 300 lupi, spesso vittime di atti deliberati di avvelenamento o di campagne d’odio, ovviamente prive di basi scientifiche. Solo di recente, quattro lupi sono stati trovati avvelenati in Trentino – per non parlare di orsi e altra fauna– un evento che conferma la necessità di un impegno più incisivo nella tutela di questa specie. I lupi sono una componente fondamentale degli ecosistemi, regolano naturalmente le popolazioni di ungulati come i cinghiali e non rappresentano una minaccia, come invece certa propaganda vorrebbe far credere”.
“È inaccettabile che il dibattito sulla loro presenza venga distorto da pressioni politiche e da timori infondati, anziché basarsi su dati scientifici e strategie di coesistenza efficaci. Secondo i dati del progetto Life Wolfalps risultano quasi azzerati gli attacchi per gli allevatori virtuosi che hanno lavorato per la prevenzione con – contemporaneamente – l’ausilio di cani, dissuasori e recinzioni – proseguono -. Per questo, chiediamo con forza: Pene più severe per i crimini contro la fauna selvatica, affinché gli atti di bracconaggio non restino impuniti o sanzionati con condanne irrisorie. Indagini sempre più approfondite, avvalendosi della medicina veterinaria forense per individuare e perseguire i responsabili di avvelenamenti e uccisioni. Un contrasto deciso alla disinformazione, promuovendo una gestione faunistica basata su evidenze scientifiche e non su strumentalizzazioni politiche. Basta a strumentali conflitti sociali ma sostegno e applicazione puntuale delle misure di prevenzione sopra descritte.”
(foto Raniero Massoli Novelli, da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)