In Italia dal 2005 (legge n. 92/2004) il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata negli anni ‘40-’50 del secolo scorso.
Circa 300-350 mila nostri connazionali furono costretti in un clima di violenza a lasciare le loro terre.
Al Magazzino 18 del Porto di Trieste è possibile vedere con i propri occhi un pezzetto della triste storia degli esuli.
Una pesantissima e crudele pulizia etnica.
Migliaia di morti, nelle foibe e nei campi di concentramento titini.
Italiani, ma anche sloveni e croati non in linea con il nuovo potere comunista.
Anche Trieste e il suo territorio furono interessati dal pesante clima di violenza.
Al clima di violenza, purtroppo di lunga data sulle rive dell’Adriatico, in precedenza, contribuirono duramente anche le autorità italiane.
Al di là delle politiche dei governi, spesso esacerbate da crudo sciovinismo, chi ne ha pagato le tristi conseguenze sono state fondamentalmente le persone comuni, senza alcuna difesa.
E di loro generalmente non è importato nulla a nessuno.
Conoscere, ricordare, avere una memoria condivisa è importante e fondamentale, per comprendere ed evitare che queste vicende si ripetano.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
P.S. è importante informarsi, leggere, confrontare le tesi e le opinioni: solo la conoscenza e l’obiettività unita alla reciproca comprensione delle ragioni delle comunità e dei singoli permette di superare odi etnici che hanno avvelenato l’Europa per troppo tempo [1].
La storia di un funzionario fiumano, Radoslav Baucer.
Radoslav Baucer era figlio di Romano Baucer e di Maria Scarpa. Nato a Fiume, seppure di origine slava, era ritenuto italiano di sentimenti e cultura.
Cattolico, era fra i sostenitori di chi voleva per Fiume un governo autonomo garantito internazionalmente. Dopo la laurea, era diventato il direttore amministrativo dell’Ospedale di Fiume, riuscendo a mantenerlo in efficienza nonostante i disastri della guerra.
Il 3 maggio 1945, quando arrivarono a Fiume le truppe comuniste jugoslave, nella cassa dell’Ospedale c’erano circa 3 milioni di lire, una bella cifra per consentire di guardare con un po’ di speranza nel difficile futuro. Quando si fece notte, giunse a prenderlo una squadra di partigiani titini, che intendeva farsi consegnare i soldi dell’Ospedale, ottenendo dal dott. Baucer un netto rifiuto.
Venne, così, ucciso con un colpo di pistola alla nuca e la cassa dell’Ospedale venne ripulita.
Radoslav Baucer venne trovato la mattina del 4 maggio 1945 nel porto di Fiume, nella voragine aperta dall’esplosione di una mina tedesca al Molo Scovazza, vicino all’allora sede della Lega Navale.
Lasciava la moglie e una figlia, Milena, che a breve (15 maggio 1945) divenne vedova di Andrea Lorenzetti, partigiano milanese morto a causa della debilitazione seguita alla deportazione al campo di sterminio di Mauthausen. Milena Baucer Lorenzetti morì a Milano nel maggio 2017.
Qui la storia di un partigiano italiano, Rocco Calì (21 anni)
Qui la storia di una bambina italiana, Alice Abbà (13 anni)
Qui la storia di un partigiano ebreo italiano, Nicolò Grani (28 anni)
Qui la storia di una casalinga italiana, Maria Benedetti (73 anni)
Qui la storia di un portalettere italiano, Giuseppe Silvino
Qui la storia di prete di campagna italiano, don Angelo Tarticchio (36 anni)
Qui la storia di un impiegato comunale italiano di Gimino, Giuseppe Cernecca (44 anni)
Qui la storia di un ferroviere italiano di Gorizia, Luigi Fogagnolo (48 anni)
Qui la storia di una professoressa italiana antifascista, Elena Pezzoli (43 anni).
Qui la storia di un’ostetrica italiana, Giovanna Moscardin (31 anni).
Qui la storia di una ragazza italiana di Parenzo, Mafalda Codan, sopravissuta alle carceri jugoslave.
Qui la storia di un ebreo italiano, di Fiume, Angelo Adam.
Qui la storia di tre sorelle italiane: Fosca (17 anni), Caterina (19 anni) e Albina Radecchi (21 anni).
Qui la storia di Norma Cossetto (24 anni) e di Giovanni Radeticchio (sopravvissuto all’infoibamento).
Qui la storia di un prete di campagna italiano, don Francesco Bonifacio (34 anni)
[1] una bibliografia, per chi volesse approfondire:
AA.VV., “Istria nel tempo: manuale di storia regionale dell’Istria con riferimenti alla città di Fiume”, Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, 2006
Jozef Pirjevec e Guido Franzinetti, “Foibe, una storia d’Italia”, Einaudi, 2009
Claudia Cernigoi, Operazione Foibe – Tra storia e mito, Edizioni Kappa Vu, Udine, 2005
Mafalda Codan, Diario di Mafalda Codanin: Mario Dassovich, Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia, Istituto Regionale per la Cultura Istriana – Unione degli Istriani – Bruno Fachin Editore – Trieste 1997 ISBN 8885289541
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Federico Goglio: “Foibe : inferno a nord-est”, Editore Baranzate di Bollate Cidal, 2001
Alessandra Kersevan, Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943, Kappa VU, Udine, 2003
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JožkoKragelj, Pobitim v spomin: žrtvekomunističneganasiljanaGoriškem 1943-1948, GoriškaMohorjeva, Gorizia 2005
Giancarlo Marinaldi (vero nome Carlo Gonan), La morte è nelle foibe, Cappelli, Bologna 1949
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Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra vol 1. Le Lettere. Firenze, 2004
Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. 1914-1924 vol 2. Le Lettere. Firenze, 2007
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(foto d’epoca, S.D., archivio GrIG)