Il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, leader della Lega, ci ha provato e tuttora ci sta provando.
Non a far arrivare in orario i treni – o almeno a farli arrivare – che sarebbe inerente alle sue competenze ministeriali, ma a far fuori la tutela del paesaggio in Italia per accontentare le parti più becere del suo elettorato e i collegati interessi
Ci ha provato mediante un emendamento presentato dal deputato leghista Gianangelo Bof durante l’esame per la conversione in legge del c.d. decreto Cultura, il decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201.
In buona sostanza, la Lega pretenderebbe di rendere meramente consultivo il parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza sulle richieste di autorizzazione paesaggistica (art. 146, comma 5, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), in palese contrasto con l’art. 9 cost. e la giurisprudenza costituzionale costante in materia.
Giustamente il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, titolare della competenza sul paesaggio, ha rispedito al mittente in malo modo (“Nel momento in cui deciderò di occuparmi di trasporti e opere pubbliche, chiederò a Salvini cosa pensa delle Soprintendenze … Fino a quel momento, se ne occuperà il ministero della Cultura”) la proposta indecente.
E la Lega ha ritirato l’emendamento, però annunciando una proposta di legge sul tema.
Una proposta di legge – decisamente sulla stessa linea e demenzialità – è stata già presentata dalla sen. leghista Tilde Minasi per eliminare il vincolo paesaggistico in tutti i territori dei Comuni con popolazione inferiore a 10 mila abitanti, cioè l’84,75% dei Comuni, cioè più del 60% del territorio nazionale.
Senza vergogna e, soprattutto, senza conoscenza del valore del territorio tutelato del Bel Paese solo per favorire privati interessi di bottega di piccolo o grande cabotaggio.
La battaglia per il paesaggio sarà lunga e difficile, va combattuta fino in fondo.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
A.N.S.A., 31 gennaio 2025
Decreto Cultura, la Lega ritira l’emendamento sulle soprintendenze.
Lo stop alla proposta del Carroccio era arrivato dal ministro Giuli.
La Lega ha formalizzato, in commissione Cultura alla Camera, il ritiro del discusso emendamento sulle Soprintendenze.
Lo riferiscono fonti parlamentari.
Prosegue quindi l’esame degli emendamenti al decreto Cultura, con l’obiettivo di portare il provvedimento in Aula lunedì.
“Cambia lo strumento ma non il contenuto: noi siamo pronti a presentare una proposta di legge sulle Soprintendenze sia alla Camera sia al Senato”. Lo riferisce il deputato della Lega Rossano Sasso in una pausa dei lavori della commissione Cultura della Camera dopo il ritiro dell’emendamento del Carroccio sulla limitazione dei poteri delle Soprintendenze.
da La Repubblica, 30 gennaio 2025
Salvini azzoppa le Soprintendenze: “Basta pareri vincolanti sul paesaggio”. Pd: deregulation dannosa.
Dopo la proposta di uscita dall’Oms, un colpo alle Soprintendenze. Per ridurne il potere. Mettendo in capo non più agli enti ministeriali che si occupano della tutela ma ai sindaci l’ultima parola su una valanga di pratiche urbanistiche e edilizie.
A volte ritornano, verrebbe da dire. La destra di governo rispolvera ora una battaglia già tentata, senza successo, dal governo Renzi, che 10 anni fa fu addirittura stoppato dal Quirinale nel tentativo di superare le Soprintendenze archeologiche. E’ l’altro Matteo, il vicepremier Salvini, leader della Lega, a riprovarci ora. Lo fa il suo partito con un emendamento al Dl Cultura in discussione alla Camera. Primo firmatario il deputato Gianangelo Bof. Ed è lo stesso ministro delle infrastrutture a rivendicarlo sui social: “Più semplificazione e meno burocrazia, avanti con una proposta di buonsenso. Sulla stessa linea del Salva-Casa di Milano.
L’obiettivo è liberare gli uffici dalle pratiche che non riguardano i grandi monumenti o le rilevanti opere storiche, affidando ai Comuni l’ultima parola su tutte le altre decisioni urbanistiche e paesaggistiche, perché il parere delle Soprintendenze non sarebbe più vincolante” scrive Salvini. Una mossa molto legata al situazione di Milano. Al famoso “Salva Milano”, la legge su cui anche il sindaco Sala insiste. Forse l’idea di provare a togliere l’etichetta “milanese” dal provvedimento. Estendendo l’allentamento delle regole a tutto il Paese.
Non a caso salta fuori una serie di dichiarazioni entusiastiche di amministratori leghisti da nord a sud: il segretario della Lega del Lazio Bordoni, il segretario toscano Baroncini, la senatrice spezzina Pucciarelli. “Stop alla burocrazia che paralizza l’Italia” rivendicano. Il mondo delle Soprintendenze e del ministero dei beni culturali è già in rivolta. Si racconta di messaggi allarmatissimi di molti dirigenti e soprintendenti che già circolano tra chat e telefonate. Preoccupazione e spinte rimbalzano sul ministro Giuli per stoppare il tentativo. Secondo esperti di normativa della tutela l’emendamento leghista finirebbe pure per essere incostituzionale perché istituisce un doppio binario in pratica: la Soprintendenza secondo l’idea leghista continuerebbe ad avere parere vincolante sui palazzi e gli immobili soggetti a vincolo (il patrimonio artistico) mentre sul paesaggio deciderebbero i sindaci.
Dentro la macchina dirigenziale del ministero l’accoglienza della proposta non è stata brillante, per usare un eufemismo. Successe anche ai tempi del governo Renzi per l’idea del ministro Franceschini di abolire le soprintendenze archeologiche. Esperti, storici dell’arte e ricercatori si schierarono contro, si narra che anche l’ex capo del legislativo del ministero Gino Famiglietti non fosse favorevole. Il docente Salvatore Settis fu tra i capi della rivolta del mondo della cultura. E potrebbe accadere lo stesso ora.
Non è detto che ora l’emendamento passi, anzi. Del resto la Lega non è nuova a idee shock come quella di uscire dall’Oms, poi stoppata dallo stesso ministro Franceschini. E va detto che l’emendamento leghista è piuttosto hard. Una modifica del codice dei beni culturali, riformato nel 2004, eliminando il parere vincolante e trasformandolo in parere non vincolante su una serie di pratiche paesaggistiche. Ad esempio in relazione “agli interventi da eseguirsi nell’ambito dei beni paesaggistici qualora il Piano paesaggistico sia approvato”. In quei casi, se l’emendamento leghista passasse, basterebbe l’ok del Comune. Lo stesso “in relazione ad interventi da eseguirsi su immobili ed aree sottoposti a tutela dalla legge o in base alla legge”, “nel caso di aperture di strade e di cave, di posa di condotte per impianti industriali e civili e di palificazioni”, “nella posa in opera di cartelli o altri mezzi pubblicitari”. E ancora. Parere non vincolante della Soprintendenza “nel caso di tinteggiatura delle facciate dei fabbricati siti nelle aree vincolate”, “nei casi di procedimenti finalizzati all’accertamento della compatibilità paesaggistica a posteriori”. Rimarrebbe il parere vincolante della Soprintendenza sui condoni edilizi in area vincolata.
Il Pd non ci sta: “L’emendamento della Lega al Dl cultura che intende eliminare il parere vincolante delle Soprintendenze rappresenta un grave attacco alla tutela del patrimonio culturale italiano e un pericoloso precedente che rischia di compromettere la pianificazione urbanistica delle nostre città. Questa proposta, mascherata da “semplificazione”, rischia di tradursi in una deregulation dannosa. Chiediamo al ministro Giuli di bloccare questo tentativo” invoca la capogruppo dem nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi.
Duro anche il commento di Avs. “L’emendamento al dl cultura, con cui la Lega mette nel mirino le Soprintendenze – afferma Elisabetta Piccolotti -, rappresenta un attacco alla tutela dei beni culturali italiani. Si tratta di una proposta sciagurata”.
Contro anche il Movimento 5 stelle, che attraverso Antonio Caso, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato affermano: “Sta proseguendo in queste ore la battaglia contro la proposta della Lega che vuole azzoppare le soprintendenze scippando loro l’ultima parola su una valanga di pratiche urbanistiche ed edilizie. Un colpo di mano inaccettabile che rischia di devastare il nostro patrimonio storico e paesaggistico. L’emendamento è stato accantonato in Commissione Cultura, ma questo scempio non deve passare”.
(foto per conto GrIG, A.L.C., S.D., archivio GrIG)