
La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.
Il 22 agosto 2024 il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha partecipato a un confronto promosso dall’Assessore degli Enti locali, Finanze, Urbanistica della Regione autonoma della Sardegna Francesco Spanedda, quale coordinatore della cabina di regìa regionale in materia, in vista dell’elaborazione della proposta di legge regionale sull’individuazione delle aree idonee/inidonee per l’installazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili, come previsto dal D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
Vi hanno preso parte anche rappresentanti di Italia Nostra, WWF, LIPU – BirdLife Italia, Legambiente, FAI, Comitato S. Antioco, associazione Is Pippius no si toccant, nonché gli Assessori regionali titolari delle competenze sui Beni Culturali Ilaria Portas e sugli Affari Generali Mariaelena Motzo, nonché il Capo di Gabinetto del Presidente della regione Luca Caschili.
Confronto di ampio respiro, a tratti piuttosto vivace, su una tematica di fondamentale importanza per l’Isola.
L’attuale fase di ascolto ha visto in precedenza analoghi incontri con le associazioni degli Enti locali e con i vari Comitati contro la speculazione energetica.
L’Assessore Spanedda ha comunicato l’avvìo della predisposizione degli atti sinergici (testi, cartografie, sistemi informatici) per l’individuazione delle aree idonee/inidonee e ha sollecitato proposte e contributi.
Qui le considerazioni e le proposte del GrIG.
In un’ottica di collaborazione per salvaguardare l’Isola dalla becera speculazione energetica, seguiremo con grande attenzione la prosecuzione dell’individuazione delle aree idonee/inidonee per l’installazione degli impianti di energia da fonti rinnovabili.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da L’Unione Sarda, 23 agosto 2024
Ieri nuovo tavolo di Spanedda con gli ambientalisti. Il 30 agosto mobilitazione a Cagliari. “Regione contraria solo a parole”. I Comitati provano a dettare l’agenda delle “cose da fare”. (Alessandra Carta)
«La Regione solo a parole vuole bloccare la speculazione energetica delle rinnovabili. Nella pratica segue gli indirizzi nazionali del decreto Draghi (il 199 del 2021), attuato a giugno attraverso il provvedimento di Picchetto Fratin». È unanime la voce degli oppositori alla linea della Giunta che mercoledì ha chiamato a raccolta i Comitati territoriali e i sostenitori di Pratobello 24, mentre ieri ha aperto il confronto con gli ambientalisti. A coordinare il tavolo, l’assessore all’Urbanistica, Francesco Spanedda, che per la seconda volta in due giorni ha provato a contenere l’ostilità dei movimenti civici: «La lotta alla speculazione è un obiettivo comune, anche la Giunta lavora in questa direzione». Ma le posizioni restano distanti.
I richiami
«La Regione – spiega Michele Zuddas, avvocato e sostenitore di Pratobello 24 – farà l’unica cosa che non dovrebbe: approverà il Piano delle aree idonee, aprendo la strada a quei 6,2 gigawatt di potenza installabile che convertono la Sardegna nella terra dell’assalto». Il pomo della discordia poggia qui. «Quei 6,2 gigawatt sono l’errore a monte – dice Giuliano Urgeghe, uno dei delegati dei Comitati territoriali -. Va sollevata una questione di legittimità costituzionale, con un ricorso in via incidentale, perché il decreto 199 fu varato dal Governo su legge delega del Parlamento, la 53/2021, che dava mandato all’Esecutivo di fissare le regole per la ripartizione dei 70 gigawatt assegnati all’Italia dall’Ue. Ma dei criteri nessuna traccia».
I conti
Sempre dai Comitati, è Antonio Muscas, altro delegato, a mettere sul lavoro i numeri: «Considerando sia gli abitanti che le aree già impermeabilizzate, la quota attribuita alla Sardegna non avrebbe dovuto oltrepassare i 2,5 gigawatt, soglia di poco inferiore alla potenza già installata nell’Isola. La somma supera gli 8 gigawatt, a cui vanno aggiunti i progetti che la moratoria non ferma». Pure questo è un altro tema caldo. «La presidente Todde – sottolinea Marco Pau, di Su Entu nostu – ha parlato di 37 investimenti, ma non è un dato certo. Né ha chiarito dove sono ubicati e la potenza». Sulla moratoria, la legge 5/2024 che Spanedda invita a chiamare «sospensiva», Zuddas aggiunge: «La norma prevede il blocco degli impianti che non hanno causato danni irreversibili. Ma poi la Giunta sostiene di non poter fermare i lavori iniziati, anche quando non hanno compromesso l’ambiente. Un’assurdità».
Secondo round
Muscas, intanto, apre un altro ragionamento: «La Sardegna produce 12mila gigawatt all’anno, di cui il 75 per cento derivante da fonti fossili. Ma quel 25 per cento di rinnovabili copre già il 40 per cento dei consumi, come impongono gli obiettivi per il 2030». Ieri a Spanedda ha consegnato un documento Stefano Deliperi, presidente del Grig, una delle associazioni ambientaliste convocate dall’assessore: «È la sintesi del percorso che ha fatto arrivare la Sardegna alla realtà della speculazione energetica in atto. Come Grig abbiamo già prodotto una lunga lista di impianti che non possono essere realizzati, perché ricadono in aree vincolate, sotto il profilo ambientale, paesaggistico e degli usi civici. È bene che la Regione vigili sulla corretta applicazione della legge: non è transizione energetica permettere che in Sardegna vengano autorizzati impianti pari a una potenza superiore di sette volte rispetto agli obiettivi green del 2030». Intanto i Comitati chiamano alla mobilitazione a Cagliari, il 30 agosto alle 10. «Si parte dal piazzale dei Centomila per arrivare sino al Consiglio di via Roma – annuncia Pau -. La Regione può espropriare i terreni degli impianti che arrecano danno all’ambiente: eserciti i propri poteri». Una seconda manifestazione, a sostegno di Pratobello 24, è in programma a settembre, sempre nel capoluogo (ma con data da definire). Organizza il Comitato Cagliari Città metropolitana-Ventu de libertade.
da La Nuova Sardegna, 23 agosto 2024
Sottovalutare la pericolosità della disinformazione sarebbe un errore perché la forza di un popolo sta anche nella sua conoscenza delle cose e nella sua capacità di ragionare e giudicare, di prendere delle decisioni conseguenti e di metterle in pratica.
La disinformazione mina alla base questo fondamentale principio, perché da informazioni false derivano ragionamenti corrotti, decisioni sbagliate e, potenzialmente, azioni pericolose. Primo chiarimento (per l’ennesima volta): il Decreto Todde-Draghi non esiste. Non ho firmato né dato nome ad alcun decreto. Ho già smentito più volte e denunciato chi mente nell’attribuirmi ruoli e responsabilità che non avevo e non avrei potuto avere. La cosa inizia ad essere ridicola e a rendersi ridicolo è chi, nonostante le mie spiegazioni e gli atti pubblici che avvalorano ciò che dico, continua a scrivere sulle mie presunte responsabilità.
Colgo comunque, per dovere di trasparenza e per la comodità di chi legge, l’occasione per puntualizzare nuovamente ciò che realmente è accaduto. Ero viceministra al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) durante il governo Draghi, con Ministro Giorgetti e con delega alle crisi industriali. Inoltre, seguivo i lavori del CITE, il Comitato per la Transizione Ecologica, con delega alle grandi aziende energivore. La mia delega al CITE non mi dava alcuno strumento per intervenire sui cosiddetti Decreti Draghi. Il Decreto in questione non è mai passato per il CITE ed è stato discusso e approvato direttamente in Consiglio dei Ministri senza mai passare dal MISE di cui ero viceministra. Perché non si parla mai dei ministri della Lega o di Forza Italia che sedevano in Consiglio dei Ministri e si accusa invece una viceministra senza deleghe attinenti e quindi senza strumenti per intervenire in qualche modo?
Chi mi accusa mostri le carte a supporto delle sue tesi. La diffamazione è una pratica vile e fin troppo semplice, oltre ad essere un reato. Quello che in tanti identificano col nome di Decreto Draghi ha addirittura ricevuto, durante il governo Solinas, il benestare della Regione Sardegna mediante un’intesa in Conferenza Unificata datata 13 ottobre 2021, conferenza in cui, per giunta, il coordinamento tecnico era presieduto dalla stessa Regione Sardegna. Sarebbe poi opportuno ricordare che quel decreto è stato uno dei principali motivi della crisi che ha portato alla caduta del governo Draghi. Da quanto sopra si capisce che chi mi accusa non si è informato a sufficienza – e già questo dovrebbe far riflettere se le persone in questione svolgono un qualche ruolo di interesse pubblico – oppure è semplicemente in malafede. Lascio a chi legge il compito di decidere chi inserire nel primo e chi nel secondo gruppo, ma non ci possono essere ancora dubbi sul perimetro delle mie responsabilità quando ero viceministra al MISE.
Arriviamo però al secondo chiarimento che mi pare necessario, e cioè al famoso articolo di cui alcuni sedicenti esperti si stanno riempiendo la bocca in questi giorni. L’articolo 20, comma 7 del D.LGS (decreto legislativo) n.199 del 2021 (cosiddetto decreto Draghi) recita: «Le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, in sede di pianificazione territoriale o nell’ambito di singoli procedimenti, IN RAGIONE DELLA SOLA MANCATA INCLUSIONE NEL NOVERO DELLE AREE IDONEE».
Il significato di questo importante passaggio è che le aree non idonee vanno identificate in maniera puntuale, oggettiva, motivata e documentata e non è possibile identificare in maniera generica come non idonee tutte le aree non ricomprese tra quelle idonee. Per far sì che vengano riconosciute delle aree non idonee, bisogna quindi che la Regione le individui con i criteri appena citati, e non solo per differenza rispetto alle aree identificate come idonee. Questo è il significato reale del comma 7, che alcuni continuano volutamente a riportare solo in parte, alterandone così il senso.
Così si fa solo disinformazione e terrorismo psicologico, e lo si fa sulla pelle dei sardi che diventano inconsapevolmente strumenti di chi persegue interessi propri che non coincidono certo con quelli della Sardegna e dei sardi. La Giunta regionale e gli uffici della Regione stanno lavorando senza sosta alla stesura della mappa delle aree idonee e abbiamo già organizzato e tenuto diversi incontri con i sindaci, con i comitati e con tutti i portatori di interesse coinvolti nella definizione delle aree idonee.
La Regione, per concludere, non solo individuerà le aree idonee, ma individuerà chiaramente e con precisione anche quelle non idonee all’istallazione di impianti per la generazione di energia da fonti rinnovabili. Faremo il nostro lavoro fino in fondo e non permetteremo, a differenza di chi ci ha preceduto negli anni, che la Sardegna venga ancora calpestata e svenduta.
Da ora in avanti mi auguro che chi continua a diffondere menzogne trovi in chi legge non una spalla, un alleato, ma delle persone informate e consapevoli in grado di riconoscere i tentativi di disinformare e di combatterli, smentendo così lo stereotipo dei sardi “pocos, locos y mal unidos” e contrastando chi cerca costantemente di dividerci per continuare a fare indisturbato i propri interessi. Stiamo uniti, perché solo uniti riusciremo a difendere i nostri diritti e a tutelare il nostro territorio.
Alessandra Todde
(foto AFP Photo/Ted Aljibe – Il Corriere della Sera, da mailing list ambientalista, C.B., S.D., archivio GrIG)