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Il Giorno della Memoria.

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stella gialla di riconoscimento che gli ebrei dovevano obbligatoriamente portare sugli indumenti nei territori occupati dai tedeschi (1939-1945)

stella gialla di riconoscimento che gli ebrei dovevano obbligatoriamente portare sugli indumenti nei territori occupati dai tedeschi (1939-1945)

 

Il 27 gennaio è il giorno della memoria.

Per non dimenticare mai quello che è accaduto, anche in Italia.

Proponiamo la storia di una bambina, Settimia Spizzichino, cresciuta anzitempo fra tragedie devastanti  e quell’incubo umano della shoah.

Che rimangano impresse queste poche parole, perchè questo non accada mai più.

Non c’è bisogno di molti commenti.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

 

Roma, Ghetto ebraico

Roma, Ghetto ebraico

Settimia Spizzichino.

Settimia Spizzichino era nata nel 1921 in una famiglia numerosa, di modesta condizione, del Ghetto ebraico di Roma.

Il 16 ottobre 1943 fu deportata insieme alla madre, due sorelle e una nipotina durante il rastrellamento del Ghetto.

Nella retata vennero prese 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine.  Sopravvissero in 16, fra questi solo una donna, Settimia.

Il 23 ottobre, dopo sei giorni di viaggio, giunse al campo Auschwitz-Birkenau dove venne svolta la selezione dei deportati di Roma.    La madre e la sorella Ada con la bambina in braccio furono messe nella fila destinata immediatamente alla camera a gas[1].   Settimia con la sorella Giuditta finì nella fila degli abili al lavoro e ricevette il numero 66210.

Delle 48 donne rimaste dopo questa prima selezione, Settimia fu l’unica a sopravvivere e a queste compagne di prigionia ha poi dedicato il suo libro di memorie, scritto insieme a Isa di Nepi Olper, Gli anni rubati.

Ad Auschwitz-Birkenau le venne assegnato il compito di spostare pietre: finì all’ospedale del campo e da qui venne portata al campo centrale di Auschwitz, nel blocco 10, dove fu impiegata dal medico del campo Josef Mengele come cavia umana per esperimenti sul tifo e la scabbia.

Nel durissimo inverno 1944-1945, con l’evacuazione di Auschwitz, dovette affrontare la marcia della morte fino al campo di concentramento di Bergen Belsen.   Qui i prigionieri venivano ammassati in uno stato di completo abbandono e i morti formavano dei mucchi intorno alle baracche.

Un giorno, all’approssimarsi dell’arrivo degli Alleati, il soldato di guardia sulla torretta impazzito iniziò a sparare sui prigionieri.     Settimia si nascose in mezzo a un mucchio di cadaveri e lì rimase per diversi giorni, fino alla liberazione del campo da parte delle truppe inglesi, il 15 aprile 1945.

Ritornata a Roma, sentì incessante il bisogno di raccontare la sua drammatica esperienza nelle scuole, in manifestazioni e occasioni pubbliche, fino al decesso, nel 2000.

Le sono stati dedicati strade, scuole, un ponte sul Tevere.

 

_______________________________________________

[1] Quattro pietre d’inciampo davanti alla casa di via della Reginella nel ghetto di Roma ricordano la madre Grazia Di Segni, le sorelle Ada e Giuditta e la nipotina Rosanna Calò che morirono ad Auschwitz.

 

(foto Wikipedia, S.D., archivio GrIG)



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