“L’elevato invecchiamento sconsiglia la ceduazione” e la compresa “ceduo di leccio” viene messa da parte nella Foresta demaniale “Settefratelli”.
Recentemente (21 dicembre 2015), come noto, sono state convocate dall’Ente Foreste della Sardegna (E.F.S.) le ultime quattro conferenze di servizi per l’approvazione dei piani forestali particolareggiati relativi ad altrettante Foreste demaniali sarde (Sette Fratelli, Is Cannoneris, Montarbu, Monte Arci).
Si tratta degli atti di pianificazione forestale che attuano la nuova politica di gestione delle foreste demaniali e che destano forti preoccupazioni non solo nel Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, ma anche in tantissimi cittadini ed esperti del settore.
Il Piano forestale della Foresta demaniale “Settefratelli” non contempla la compresa “ceduo di leccio” e indica come ottimale l’orientamento gestionale che fino a qualche anno fa costituiva una delle missioni istituzionali dell’Ente Foreste della Sardegna: la conversione da ceduo a fustaia di tutti i “cedui invecchiati”.
É questa la buona notizia che si ricava dalla lettura della corposa (323 pagine) relazione di Piano inerente la splendida Foresta Demaniale che, a circa 20 Km a nord-est di Cagliari, ricopre il massiccio dei Settefratelli.
Nessuna particella forestale risulta esser destinata al taglio raso e anzi vengono puntualmente e approfonditamente esaminate le diverse ragioni per cui le ampie superfici di “ceduo invecchiato” devono essere preservate dal taglio.
A pag. 219 della relazione di Piano si legge:
“La necessità di governare i boschi di leccio a fustaia è dovuta principalmente alle seguenti motivazioni:
* presenza di estese superfici di ceduo particolarmente invecchiato e di fustaie transitorie; l’elevato invecchiamento sconsiglia la ceduazione per motivazioni di carattere biologico (possibile scarso ricaccio, scarsa densità delle ceppaie); nelle fustaie transitorie motivazioni di carattere vincolistico e di continuità gestionale ostacolano il ritorno alla ceduazione;
* esigenza di mantenere vaste superfici di bosco evoluto per finalità naturalistiche, paesaggistiche e turistico-ricreative. Le fustaie transitorie, in quanto boschi che col tempo diverranno sempre più evoluti, risultano fondamentali per la conservazione di specie legate ad habitat forestali maturi (es. astore sardo)“.
Le aree forestali per le quali sono state espresse queste valutazioni sono quelle che alla fine degli anni ‘50-‘60 del secolo scorso si presentavano fortemente degradate a seguito dell’intenso sfruttamento a cui erano sottoposte (il famigerato governo a ceduo semplice) e che, grazie all’ottima gestione pubblica portata avanti prima delle Azienda Foreste Demaniali della Sardegna e dall’Ente Foreste della Sardegna poi (con l’utilizzo di ingenti risorse pubbliche), oggi si presentano nuovamente maestose e in una fase molto avanzata nel percorso di transizione verso la fustaia di leccio.
Esattamente le stesse condizioni forestali che caratterizzano i 375 ettari della Foresta demaniale di Is Cannoneris, che il relativo Piano forestale ha, contraddittoriamente, assegnato a un deleterio sfruttamento intensivo tramite tagli rasi.
Spicca, in particolare, la classe d’eta prevalente per i “cedui invecchiati” dei Settefratelli per i quali è sconsigliato il taglio: “50-60 anni”, esattamente la stessa che invece, nel caso di Is Cannoneris, è stata destinata al taglio raso. E anche la densità di piante è abbastanza simile nei due casi (4970 piante/ettaro nella compresa fustaia Settefratelli, 6900 nella compresa “ceduo” a Is Cannoneris).
Nel complesso forestale dei Settefratelli la funzione produttiva è stata assegnata soltanto ai 114 ettari di “ceduo di eucalipto”, formazioni non autoctone per le quali, molto opportunamente, è prevista la rimozione e la sostituzione con specie mediterranee.
Ma anche gli interventi di “diradamento” e “conversione a fustaia” potranno garantire una certa produzione di legna da ardere, a conferma che il ricorso ai tagli rasi non è certo l’unico sistema per far “fruttare” la foresta.
Di notevole interesse sono anche le misure, in parte già poste in essere, per il recupero delle aree forestate percorse dal devastante incendio dell’agosto 2013 (“incendio Burranca“), che ha interessato complessivamente ben 423 ettari di bosco, di cui 180 ettari ricadenti nel perimetro della foresta demaniale (pag. 181).
Resta un unico dubbio: nella tabella 9.2 della relazione di Piano (“Programma degli interventi selvicolturali”, pag. 295 e 296) ricompare a sorpresa il modulo d’intervento “ceduazioni cedui di leccio” (56 ettari complessivamente), che però la revisione 2 del Piano, come detto, esclude totalmente.
Sembrerebbe quindi un mancato allineamento della tabella 9.2 all’ultima revisione del Piano, come sembra confermare il fatto che questo dato (56 ettari) è simile a quello (65 ettari) che compare nella tabella a pag. 17 di un documento (http://www.sardegnaambiente.it/documenti/3_226_20140604191112.pdf) datato giugno 2014, dove la compresa “ceduo di leccio” era prevista anche per la Foresta demaniale “Settefratelli”.
Da parte ecologista, appare un piano forestale particolareggiato in buona sostanza positivo, a differenza di quanto purtroppo visto per la Foresta demaniale del Marganai e per la Foresta demaniale di Is Cannoneris.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto J.I., S.D., archivio GrIG)
