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Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)
Quella foresta trasformata in pellet.
Occorre sempre solo un pretesto (produzione di pellet) per dare inizio a una “guerra” di parole, di discussioni, di contrapposizioni tecniche e ideologiche se tutto ciò riguarda una forma di governo di un bosco come quello di Marganai, che sarà pure “uno degli ultimi esempi di foresta mediterranea spontanea cresciuta su rocce vecchie di 680 milioni di anni e sopravvissuto nei millenni agli errori dell’uomo”, ma di certo non l’unico in Sardegna.
La Sardegna è traboccante di boschi “millenari cresciuti su rocce vecchie di milioni di anni“, molto più emozionanti, più belli, scenografici e variegati dal punto di vista della biodiversità rispetto a Marganai: sono le vecchie foreste demaniali dello Stato (Montes, Montarbu, Settefratelli, Piscina Manna, Monte Pisanu, tanto per fare alcuni esempi) trasferite in proprietà della Regione Sardegna con la nascita, nel 1956, dell’ex Azienda Foreste Demaniali.
E poi cosa c’è che in Sardegna non sia “millenario” e “preistorico” dal punto di vista forestale, botanico e geologico? Se poi al pretesto, alle prese di posizione appassionate contro tale intervento di un taglio di 35 ettari del bosco (5% dell’estensione complessiva), seguono quelle infiammanti di un notissimo e stimato personaggio dell’informazione e della controinformazione come Lei e di una conosciutissima, apprezzatissima e indiscussa autorità ambientale, come Stefano Deliperi, la “guerra” è già persa in partenza. Soprattutto per quei pochi che in qualche modo cercano, con buonsenso, con un po’ di esperienza e un po’ di provocazione di sostenere il contrario e accendere un vero dibattito su questa vicenda.
Una guerra persa ancor prima di iniziare, soprattutto quando rimane in grande silenzio la giunta regionale sarda e in particolare l’Assessore alla Difesa dell’Ambiente, che finanziano il “carrozzone regionale con 7000 dipendenti”. Un silenzio stonato che costringe all’angolo l’Ente Foreste, gestore del bosco demaniale, che finora è riuscito a difendersi tenuamente, sporadicamente, senza spiegare chiaramente con argomentazioni silvi colturali ciò che ha portato alla programmazione del taglio del bosco di 35 ettari di giovani latifoglie e macchia mediterranea, mediante una tecnica millenaria qual è la “ceduazione” e che viene normalmente utilizzata, per produrre legna da ardere (forestazione produttiva).
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Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio, erosione (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)
Rileggendo tutta la storia di questa polemica infinita, è evidente che chi ha aperto le ostilità, unilateralmente, sono stati i redattori del piano di gestione del S.I.C. (Sito di importanza comunitaria) della Rete Natura 2000 compreso nella Rete Ecologica Regionale delle Aree Protette, riguardante la stessa superficie, che si sovrappone al Piano Particolareggiato di gestione “forestale” redatto dai tecnici dell’Ente Foreste. I contestatori, fra l’altro, personaggi rispettabilissimi in materia ambientale (un Agronomo, in Biologo, un Geologo), sono tutto fuorché “tecnici forestali”, come quelli dell’Ente Foreste che, a Marganai, esercitano il loro lavoro curando un compito istituzionale, nonché un interesse pubblico, su un bosco affidato alla loro gestione.
A chi giova tutto ciò? Qualcuno potrebbe pensare che si tratta veramente di un conflitto sacrosanto in difesa della biodiversità e del patrimonio naturale, dello sviluppo sostenibile in cui sono schierati i redattori del piano di gestione del Sic, tra l’altro ancora senza un Organo gestore come previsto dalle norme europee in materia, e già in fase di revisione (non gratuita) dagli stessi progettisti, dopo la prima approvazione da parte della Regione, che con le loro tesi interessate, vogliono sovrapporsi alla gestione vera e propria del “padrone di casa” (Ente Foreste) il vero conduttore, l’unico programmatore, ex lege, di quelle superfici demaniali.
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Foresta demaniale del Marganai, erosione del terreno nel bosco
Per quanto riguarda tale bosco, nello specifico, cosa potrebbe fare di più l’Ente Foreste se non eseguire sul campo quanto previsto dal Piano di Forestale Particolareggiato, redatto da un Raggruppamento temporaneo di imprese, nel cui gruppo di lavoro hanno partecipato alla stesura un Comitato Scientifico e Forestali, Agronomi, Biologi, Geologi, coordinati dal Servizio Tecnico dell’Ente, in cui sono state eseguite, prima dell’approvazione, analisi vegetazionali, zoologiche, pedologiche, fitosanitarie, pastorali? In cui è stato previsto, tra l’altro, il “Ripristino del governo a ceduo i cui interventi sono stati affidati a soggetti esterni (Cooperativa mediterranea)? Che cosa avrebbe dovuto fare di più l’Ente Foreste se non indire e convocare, come in fondo ha effettivamente fatto il 5.2.2015, presso la Direzione Generale dell’Ente, una conferenza di Servizi con tutti gli attori del processo autorizzativo secondo le varie competenze quali il Corpo Forestale di Vigilanza ambientale, Il Servizio di sostenibilità ambientale e sistemi informativi (Savi) e la Provincia?
Avrebbe forse dovuto convocare il Sopraintendente delle Belle arti e del Paesaggio di Cagliari se ai sensi dell’art. 149 del D.L.vo 22 gennaio 2004 (ex Codice Urbani), è espressamente previsto che “non è richiesta autorizzazione per il taglio colturale, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio conservazione da eseguirsi nei boschi e nelle foreste indicati dall’art. 142, comma 1, lettera g)”. O avrebbe dovuto convocare i redattori del Piano di gestione del Sic che, probabilmente, hanno dimenticato che l’obiettivo dichiarato dalla rete ecologica europea – Rete Natura 2000 (Sic, Zps, Zsc)-, per cui loro stessi hanno predisposto il piano di gestione, non è di mettere sotto “una campana di vetro” gli spazi naturali, come vorrebbero loro, ma piuttosto favorire le attività umane tradizionalmente esistenti e allo stesso tempo conservare il patrimonio naturale?
Infatti, la direttiva Habitat 92/43/CEE, che regola tali Siti di Interesse Comunitario, relativa alla conservazione degli habitat naturali nel territorio della Unione europea prevede che “lo scopo principale è promuovere il mantenimento della biodiversità, tenendo conto allo stesso tempo delle esigenze economiche, sociali, culturali e regionali, contribuendo all’obiettivo generale di uno sviluppo durevole; che il mantenimento di detta biodiversità può in taluni casi richiedere il mantenimento e la promozione delle attività umane.”
E’ in tale filosofia è giusto e legittimo sospendere il lavoro della Cooperativa Mediterranea e mandare a casa 50-80 operai che vivono producendo legna da ardere in una foresta demaniale dopo un regolare progetto e una gara ad evidenza pubblica?
E se domani, oltre al prevedibile e infinito contenzioso fra l’Ente Foreste e la Cooperativa aggiudicataria dell’appalto, qualcuno di questi nuovi disoccupati, esasperato e disperato, perdesse la testa e compiesse un atto inconsulto come spesso accade in Sardegna? Su chi ricadrebbero tali responsabilità morali su un eventuale scempio molto più grave? Non sarebbe la prima volta e non è da escluderlo che in un terreno pubblico si possa produrre carbone anziché legna da ardere!
Perché in fondo, a Marganai, il rischio idrogeologico, l’alterazione dell’habitat, l’erosione del suolo per mancata copertura arborea, e “i soldi che arrivano dalla comunità europea solo per mantenere inalterato il bosco”, sono tutte balle. La tecnica colturale particellare utilizzata per il taglio del bosco non è altro che quella normalmente utilizzata sia nelle Alpi, compreso il Veneto, sia negli Appennini, per produrre legna da ardere, che garantisce la rapidità e la sicurezza della rigenerazione delle piante “ceduate”, senza incidere sull’impianto radicale delle stesse che continua a vivere tendendo a rinforzarsi in modo tale da garantire l’assetto idrogeologico del terreno.
Felice Corda – Nuoro
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Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)
Ho ricevuto questa lettera aperta, indirizzata anche a Gian Antonio Stella, da parte di Felice Corda, già alto dirigente dell’Azienda foreste demaniali della Regione Sardegna prima e dell’Ente foreste della Sardegna poi, sulla vicenda dei noti tagli boschivi in parte realizzati e in gran parte previsti nella Foresta demaniale del Marganai (Iglesias, Domusnovas, Fluminimaggiore).
Lo ringrazio, anche per i toni pacati pur se pieni di passione per il lavoro svolto.
Non sono un dottore forestale, nemmeno un agronomo, neppure un geologo, neanche un architetto o un ingegnere. E non dirò una parola – come non l’ho mai detta – su aspetti tecnici che non conosco. Altri l’hanno fatto, fra cui i redattori del piano di gestione del sito di importanza comunitaria “Linas – Marganai”, non certo le ultime professionalità nel campo della gestione ambientale del territorio.
In proposito, senza alcuna volontà polemica, come detto in mille occasioni e in mille modi, per conto del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e rappresentando una volontà corale di soci e simpatizzanti, ho chiesto allo stesso E.F.S. e alla Regione autonoma della Sardegna (la “proprietaria”) di fare completa chiarezza e trasparenza sulla gestione presente e, soprattutto, futura delle nostre foreste demaniali. Quella chiarezza che, spiace rammentarlo, finora manca, nonostante i vari docenti universitari scomodati a dar buoni voti all’intervento di reintroduzione del governo a ceduo.
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Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)
Non posso che prendere atto che i tagli boschivi effettuati nella Foresta demaniale del Marganai hanno prodotto danni al bosco (loc. Su Caraviu), la gravità del danno è “elevata”. Lo affermano gli esperti dell’A.T.I. D.R.E.AM. Italia – R.D.M. Progetti, redattori dei piani forestali particolareggiati di tredici complessi forestali, in forza di specifico appalto (importo pari a euro 1.121.250,00 + I.V.A.), definiti dallo stesso E.F.S. come “un team di esperti, alcune fra le migliori professionalità italiane con curriculum internazionale nel settore”. I rilevamenti sono del 15 marzo 2012, quindi noti da tempo a chi di dovere.
Dicono anche, nero su bianco, che la “funzione prevalente” del taglio è la “produzione”, cioè sono tagli boschivi con finalità economica.
Il Soprintendente per le Belle Arti e il Paesaggio di Cagliari arch. Fausto Martino non è della stessa idea del dott. Corda e ha sospeso con ordinanza del 24 settembre 2015 i tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai in quanto mai autorizzati sotto il profilo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), affermando che “non si tratta di un taglio colturale”, l’unico esente dalla necessità di conseguire la preventiva autorizzazione paesaggistica. E, su segnalazione del Soprintendente, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari ha aperto un procedimento penale.
Come dicevo, non capisco un tubo di gestione forestale. Mastico, però, diritto, per professione e scelta volontaristica.
La giurisprudenza penale è chiara nel ritenere necessaria l’autorizzazione paesaggistica per tutti gli interventi che non rientrino nella nozione di “taglio colturale”. Recentemente la sentenza Cass. pen., Sez. III, 13 gennaio 2015, n. 962 ha ricordato che soltanto il taglio colturale per il miglioramento del bosco, rientrando nella previsione di cui all’art. 149 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. (attività agro-silvo-pastorali), non necessita di preventiva autorizzazione paesaggistica. E’ giurisprudenza ormai costante: vds. Cass. pen., Sez. III, 29 settembre 2011, n. 35308; Cass. pen., Sez. III, 13 maggio 2009, n. 20138; Cass. pen., Sez. III, 25 gennaio 2007 n. 2864; Cass. pen., Sez. III, 11 giugno 2004, n. 35689. Il taglio del bosco e la successiva aratura del terreno comportano la commissione del reato di cui all’art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
Se i tagli boschivi del Marganai hanno natura “economica”, come affermato dai tecnici dell’A.T.I. incaricata dall’E.F.S., perché non è stata chiesta l’autorizzazione paesaggistica?
Ma, al di là degli aspetti giuridici, quando i tecnici verificano che la gravità del danno in seguito ai tagli boschivi è “elevata” non sarebbe il caso di fermarsi e verificare con la massima attenzione gli effetti su un bene ambientale pubblico?
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
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foresta mediterranea
(foto F.A., archivio GrIG)
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