E’ diffuso in un’area vastissima, dall’Europa meridionale fino al sud est asiatico, ora lo Sciacallo dorato (Canis aureus) è ormai a pieno titolo anche parte della fauna selvatica italiana.
E’ un canide lupino di medie dimensioni, molto versatile e adattabile, di fatto onnivoro, con preferenze alimentari per i piccoli roditori.
Da una trentina di anni frequenta il Carso e il Friuli orientale, dove è divenuto stabile. Negli ultimi anni è stato avvistato nelle Alpi venete, in Val Pusteria, nelle Valli Bergamasche, sull’Appennino modenese, fino alla Valle del Po presso Alessandria.
Una colonizzazione spontanea, indice di condizioni ambientali in miglioramento.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
da Trieste Prima, 6 novembre 2020
Lo sciacallo dorato in Italia.
Alla scoperta dello sciacallo dorato con Esplora Carso.
La mission è scoprire a fondo la natura e le abitudini dell’affascinante e poco conosciuto sciacallo dorato attraverso diversi video tematici realizzati dai due esperti di Esplora Carso, utili a comprendere la biologia e l’ecologia di questa specie. (Antonina Vetrano)
Lo sciacallo dorato in Italia
Un canidae, esattamente un canis, di medie dimensioni diffuso in Europa sud-orientale e centrale, Asia Minore, Medio Oriente e Asia sud-orientale. Lo sciacallo dorato viene classificato dalla Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) tra le specie a rischio minimo, dato che ha un vastissimo areale dove trova cibo e ripari in abbondanza. Esistono quattro specie diverse di sciacallo, distribuite nelle quattro zone poc’anzi citate. Lo sciacallo europeo (Canis a. moreoticus) è una delle sottospecie più grandi; gli esemplari pesano massimo 15 chili. In genere è una specie sociale che vive in famiglie nucleari che consistono di coppie accompagnate dai loro cuccioli. Si tratta di un animale molto adattabile, capace di sfruttare numerose fonti di cibo, dai frutti agli insetti fino ai piccoli ungulati.
Benché simile a un lupo grigio di taglia ridotta, lo sciacallo dorato è più snello, con un muso più stretto, una coda più corta e un passo più leggero. Il suo mantello differisce da quello del lupo per via delle sue sfumature più fulve-rossicce soprattutto nel periodo estivo. Infatti, il mantello dello sciacallo durante le stagioni subisce una muta, durante l’inverno tende più al grigio, in estate invece al dorato. Questa specie gioca un ruolo importante nel folclore e nella letteratura mediorientale e asiatica, dove viene spesso raffigurato come un ingannatore, analogo della volpe e del coyote nelle fiabe europee e nordamericane.
Lo sciacallo dorato in Italia nord-orientale
Conosciuto da poco più di 30 anni, in Italia lo sciacallo si riproduce sia nei pressi delle cittadine di pianura (dintorni di Udine) che nelle vallate prealpine (valle del corso superiore del Natisone/Nadiza, nella zona orientale del Friuli, sul Carso triestino e goriziano, in varie valli della Carnia, in val Canale e canal del Ferro). La specie venne avvistata per la prima volta nel 1984 a Udine e poco dopo a San Vito di Cadore in provincia di Belluno in Veneto.
È stato visto in tempi recenti anche nei dintorni del comune di Socchieve, vivendo anche in varie località della catena alpina. Alcuni avvistamenti sono stati fatti anche sulle prealpi Giulie centro-occidentali e sulle prealpi Carniche. Esemplari sub-adulti, comunque, sono stati avvistati anche in alcune aree urbane della pianura alluvionale veneta, sia nella provincia di Venezia (San Donà di Piave) che di Treviso (Preganziol), oltre che in Trentino in Valsugana.
Dunque in Italia, la specie si trova in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Nel 1992, fu scoperto un esemplare ucciso in un incidente stradale in Veneto e la presenza della specie fu in seguito confermata nella provincia di Gorizia e nell’entroterra del Golfo di Trieste.
Con la scoperta di una carcassa di un esemplare femmina nel dicembre del 2009 in Carnia, fu confermato che le popolazioni di sciacallo in Italia si stavano espandendo. Fu anche segnalato nello stesso anno in Trentino-Alto Adige, dove è probabile che abbia colonizzato la Val Pusteria.
Nell’estate del 2019, due esemplari furono forniti di radiocollari per studiare l’espansione territoriale della specie. Il primo, un maschio di 11 mesi nominato “Alberto”, fu trovato investito da una macchina presso il casello autostradale di Gemona e poi rilasciato dopo cure veterinarie nel Comune di Osoppo il 9 aprile.
Il secondo, “Yama”, fu catturato e dotato di tag presso la Riserva Naturale Regionale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa, in provincia di Gorizia. Yama purtroppo morì il 20 settembre, ucciso da un automezzo lungo l’autostrada di Monfalcone.
Lo sciacallo dorato è un animale protetto in Italia. Il ramo italiano del WWF ha dichiarato che è probabile che il numero di esemplari in Italia sia sottovalutato.
Lo sciacallo dorato in Serbia
Più antiche sono le popolazioni in Serbia, in uno stato d’incremento sino dagli anni 1970 si concentrano soprattutto nella Serbia nordorientale e nella Sirmia inferiore. Sono particolarmente comuni presso Negotin e Bela Palanka, dove negli anni 1990 ne furono abbattuti circa cinquecento esemplari. In Croazia, un’indagine nel 2007 rivelò la presenza di 19 branchi nella parte nordoccidentale di Ravni Kotari e di due esemplari su Puntadura. È una specie protetta in Slovenia, dove fu per la prima volta avvistata nel 1952. Nel 2005, una femmina vagabonda fu incidentalmente abbattuta presso Gornji Grad. Nel 2009, due branchi furono scoperti nelle paludi pressi Lubljana. In contrasto a questi incrementi, le popolazioni in Albania sono purtroppo sull’orlo dell’estinzione, con i pochi esemplari rimasti concentrati in tre zone umide lungo l’Adriatico.
Lo sciacallo dorato in Friuli Venezia Giulia
Nella Riserva Naturale di Doberdò è stato catturato in natura per la prima volta in territorio italiano uno sciacallo dorato. L’esemplare, chiamato Yama, è stato successivamente rilasciato dopo che personale del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine lo ha dotato di radiocollare.
Come si legge su corriere.it, secondo le stime fornite dallo zoologo Luca Lapini del Museo di Storia Naturale di Udine, in Friuli Venezia Giulia e Veneto e Alto Adige (in queste due in misura minore) sono presenti meno di 85 esemplari e questi potrebbero diminuire ancora: nel 2019 ben 15 esemplari sono stati investiti e uccisi sulle strade del Triveneto, 12 dei quali in Friuli Venezia Giulia. Un trend che non accenna a placarsi.
Esplora Carso, un progetto ambizioso nato dalla volontà di due giovani professionisti in campo amientale nato con l’obiettivo promuovere le meraviglie del nostro territorio, ha dedicato un’intera rubrica dal titolo “Sulle orme dello sciacallo dorato” nato per favorire la conoscenza di questo affascinante Carnivoro, in particolare della sua biologia ed ecologia (aspetto fisico, dieta, interazioni tra individui) e di come e quando è arrivato in Italia. La rubrica, molto interessante, si articola in 4 episodi tematici della durata di circa 5-10 minuti ciascuno.
Per maggiori informazioni, per seguire la rubrica e rimanere costantemente aggiornati seguite il loro sito web e il canale Youtube dedicato.

(foto S.D., archivio GrIG)