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Come non gestire i rifiuti nelle città. Cagliari.

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Cagliari, cestino sfondato dai rifiuti (2019)

Cagliari ha poco più di 154 mila abitanti, meno di un quartiere di modeste dimensioni di Roma.

Raddoppiano nei giorni feriali, come impatto sul contesto ambientale, grazie al pendolarismo lavorativo e scolastico.

La gestione dei rifiuti dovrebbe, comunque, non essere un problema insormontabile come sta purtroppo accadendo da parecchio tempo.

Rifiuti nelle strade, cestini che traboccano di aliga, piramidi di rifiuti date alle fiamme.

L’importo della tassa sui rifiuti (TARI) è palesemente inadeguato alla qualità del servizio.

A Cagliari, per esempio, l’importo medio è stimato in 490 euro all’anno, si tratta del secondo importo più elevato fra i capoluoghi di provincia in Italia (al primo posto Catania con 504 euro annui). A questo importo spesso vanno aggiunte le somme necessarie per la rimozione, il lavaggio e la custodia dei grandi mastelli condominiali.

E’ pur vero che si registra un calo dell’importo del 4,7% rispetto all’anno precedente, ma è vero soprattutto che il servizio di gestione dei rifiuti urbani lascia molto a desiderare.

Interi quartieri, come S. Elia, Is Mirrionis, S. Michele, S. Avendrace e S. Teresa, hanno veri e propri cumuli di rifiuti nelle strade, con il consueto banchetto offerto ai Ratti, e spesso arriva il rogo purificatore fai-da-te, in primavera come in estate, come in autunno, come in inverno.  

Certo in parte è frutto di cafonaggine senza rimedio, ma in gran parte è frutto di una banale dimenticanza: dopo l’avvio a regime (maggio 2019) della raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta e l’eliminazione dei cassonetti dalle strade, le migliaia di evasori TARI (15 mila utenze su 86 mila, il 17,4%) dove mai potranno buttare i loro rifiuti se non in strada?

Infatti, da un lato soltanto i cittadini in regola con i pagamenti della TARI hanno, infatti, ottenuto i mastelli per la raccolta differenziata, d’altro canto non sembra sia stato ridotto il numero degli evasori TARI mediante quei controlli anti-evasione che nessuna amministrazione comunale vuol fare per motivi di consenso elettorale.

E così i cittadini onesti si ritrovano a dover pagare un’elevata TARI per poi ritrovarsi i rifiuti e i Ratti per strada, quando non i roghi.

L’Amministrazione comunale Truzzu, dopo i ripetuti proclami contro gli incivili e gli immancabili scarichi delle responsabilità sulla precedente amministrazione Zedda, è chiamata, ancora una volta, a rapidi ed efficaci correttivi, se non vuole che ampie zone della città si trasformino in favelas sudamericane e, magari, partano le prime azioni legali contro gli importi iniqui di una tassa a fronte di un servizio scadente e inefficace.

Qui non si tratta di scrivere a Jennifer Lopez, si tratta di affrontare e risolvere reali problemi.

Se non è in grado, faccia l’unica cosa decente da fare, se ne torni a casa.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

da Sardinia Post, 28 gennaio 2020

Gli incivili della monnezza sono penosi. Ma Zedda e Truzzu hanno molte colpe. (Alessandra Carta)

Diciamolo una volta per tutte, e a voce alta: chi butta la spazzatura in strada – come sta succedendo a Cagliari – è un incivile. Un pessimo cittadino. Una brutta persona. Perché sporcare fuori da casa propria non rientra nel novero dei diritti. Ma la politica – intendendo la Giunta di Massimo Zedda prima e quella di Paolo Truzzu adesso – non è esente colpe. Anzi.

Parliamo di rifiuti nel capoluogo sardo perché la situazione sta diventando preoccupante: non c’è quartiere senza cumuli di buste. A bordo strada, sui marciapiedi, nelle aiuole o in qualche giardinetto. Uno spettacolo indegno e sottovalutato, la cui portata si riesce a cogliere solo mettendo insieme, come in un blob, le immagini delle tante piccole emergenze. Da nord a sud della città. Periferie comprese.

L’analisi della situazione fa emergere intanto un primo grande errore, contenuto nell’appalto approvato dalla Giunta Zedda a febbraio 2016, aggiudicato a marzo 2017 e sempre sotto il controllo dell’allora assessora Claudia Medda. La quale ha dimostrato assoluta incapacità organizzativa e nessuna lungimiranza. È infatti successo che sulle 15mila utenze morose di Cagliari – vuol dire almeno 30mila persone – si è ragionato in maniera infantile. Più o meno così: Se tu non paghi, io non ti considero. E in alcuni casi nemmeno ti consegno i mastelli.

Ci rendiamo conto? Quindicimila utenze – sulle 86mila totali – significano quasi un quinto della popolazione. Un 17,4 per cento che continua a produrre rifiuti se anche il Comune non se ne occupa, dimenticando a sua volta che in ballo ci sono la salute pubblica e l’ambiente, non la propensione alla siesta durante la domenica pomeriggio.

I cumuli di spazzatura in strada, infatti, non piovono dal cielo. Non vengono portati dagli alieni in piena notte. Quella monnezza è buttata da chi a casa non ha nemmeno i mastelli perché è un moroso totale. Un’utenza inesistente. Oppure ha ricevuto la bigoncia di plastica, ma non la usa per evitare di essere censito. In alcuni casi parliamo di indigenti, comunque non autorizzati a sporcare la città. Ma nella maggioranza si tratta di furbi. Di incivili a cui non frega niente del senso comune. E verso i quali la politica dichiara la resa.

In un Paese ‘normale’, chi amministra ha il dovere di interrogarsi su un problema di questo tipo. E sa che è chiamato a trovare soluzioni. Altrimenti c’è il piano B (consigliato): si solleva la manina, si convoca una conferenza stampa e serenamente si dice di non essere in grado di dare risposte adeguate all’organizzazione di un sistema complesso come la gestione dei rifiuti. Arrivederci e grazie. Avanti un altro. O un’altra.

A Cagliari l’assessorato della Medda ha fatto lo gnorri. Ha finto che i morosi non rappresentassero un problema, o lo fossero in misura ridotta, perché tanto c’erano i vecchi cassonetti nel centro storico, ultima zona della città dove è partito il porta a porta. Ma una volta che l’ultimo sfogatioio della monnezza è stato chiuso, ecco esploso il caos rifiuti.

È una questione di onestà intellettuale. L’emergenza della spazzatura nel capoluogo sardo poggia sui morosi e su di loro bisogna investire tempo e risorse, diversamente non se ne esce. Un approccio, questo, su cui pure Paolo Truzzu dovrebbe riflettere. L’attuale sindaco, durante la campagna elettorale del 2019, ha ugualmente mancato di correttezza. Ha promesso di modificare l’appalto, ben sapendo che questo è possibile solo pagando di più. Cioè aumentando la già carissima Tari, un servizio che costa 215 milioni di euro (più Iva) in sette anni.

Tuttavia a Truzzu bisogna ricordare che il sindaco è lui. E spetta alla sua maggioranza, cominciando dall’assessore Alessandro Guarracino, trovare una soluzione. Che per diventare realmente efficace non può essere limitata alle multe sporadiche. O ai post su Facebook nei quali si spara a zero contro l’incivile di turno, ‘cassato’ e sanzionato. La politica è cosa nobile. È soluzione. È ri-organizzazione. A meno di non volere una città sporca. Ma se è così, bisogna avere il coraggio di dirlo. Altrimenti c’è il piano B di cui sopra. Alzando la manina.

Cagliari, “raccolta differenziata alternativa” (2019)

(foto S.D., archivio GrIG)


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