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Il sindaco bracconiere.

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Cinghiale (Sus scrofa)

Non è accusato di corruzione.

Non è accusato di abuso d’ufficio.

Non ha affidato il servizio delle mense scolastiche senza gara d’appalto al cugino.

E’ un sindaco bracconiere, secondo la magistratura di Imperia e la Polizia postale.

E’ stato arrestato – e non è la prima volta – ed è finito agli arresti domiciliari.

Impallinato dalla Giustizia.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Cinghiali (Sus scrofa)

da Il Secolo XIX, 2 dicembre 2019

Triora, il sindaco arrestato per bracconaggio: è la seconda volta.

In mattinata, gli agenti della Postale hanno perquisito la sua abitazione, nella cittadina. (Paolo Isaia)

Imperia – Il sindaco di Triora, Massimo Di Fazio (47 anni) è stato arrestato per utilizzo illegale di armi e bracconaggio: Di Fazio è stato colpito da una misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Imperia al termine di un’indagine della polizia Postale del capoluogo; gli sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Da quanto emerso sinora, il primo cittadino del paese della valle Argentina è accusato di avere cacciato fuori dal periodo consentito, e in ogni caso non avrebbe potuto cacciare nemmeno durante la stagione: nel 2010 gli era stato revocato il permesso a seguito di un’altra inchiesta per bracconaggio che lo aveva coinvolto (era stato arrestato), ma dalla quale era uscito indenne; deve anche rispondere di utilizzo illegale di armi da fuoco.

In mattinata, gli agenti della Postale hanno perquisito la sua abitazione, a Triora.

albero e neve

da Il Corriere della Sera, 2 dicembre 2019

Triora, il sindaco Massimo Di Fazio arrestato per bracconaggio: «Battute di caccia clandestine ai cinghiali».

Il primo cittadino del Comune in provincia di Imperia ai domiciliari. L’inchiesta della Polizia postale. Il suo vice: «Una questione privata» .

TRIORA (IMPERIA) Mazzette, appalti truccati, abusi d’ufficio. Nella storia se ne sono sentite di ogni tipo, relativamente alle disavventure giudiziarie dei sindaci. Un arresto per bracconaggio, invece, se non è una novità assoluta è quanto meno una rarità. È quanto avvenuto oggi in Liguria, dove Massimo Di Fazio, 46 anni, sindaco del paesino di Triora, in provincia di Imperia, è stato arrestato con l’accuse di avere partecipato a battute di caccia al cinghiale non consentite, e senza avere il porto d’armi, che gli era stato revocato.

Il provvedimento

Gli agenti della polizia postale gli hanno notificato un‘ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del tribunale di Imperia, con l’accusa di bracconaggio e utilizzo di armi da sparo. L’inchiesta non riguarda la figura istituzionale di sindaco, ma l’attività di Di Fazio cacciatore e, in particolare, il fatto di aver partecipato, secondo quanto contestato dalla Procura, a battute clandestine di caccia al cinghiale. Essendogli stato revocato il porto d’armi una decina di anni fa, il sindaco deve rispondere anche dell’utilizzo del fucile. Gli investigatori hanno perquisito la sua casa senza trovare armi.

«Duro colpo»

«È stato un duro colpo per l’ immagine del paese, ma ciò che mi preme, in questo momento, è rassicurare la collettività sul fatto che l’attività amministrativa prosegue in maniera normale», afferma Gianni Nicosia, vicesindaco di Triora, in alta Valle Argentina, che oggi ha preso in mano le redini dell’amministrazione dopo l’arresto del sindaco. «Si tratta di una questione privata e, quindi, per il Comune non ci sono ripercussioni — aggiunge Nicosia —. Abbiamo fiducia nella magistratura e speriamo che si possa venire a capo di questa vicenda». L’amministrazione di Triora, paese ligure noto per le storie legate alla persecuzione delle streghe, è in carica dal giugno del 2018.

Il reato

In Italia, la legge che definisce il reato di bracconaggio è la 157/92 con le conseguenti sanzioni. La pena in genere è una multa (il cui importo varia in base all’infrazione commessa), e, se posseduto, una sospensione del porto d’armi. Recentemente, ad alcuni bracconieri è stata comminata anche una reclusione di 6 mesi. Legambiente l’anno scorso ha chiesto l’approvazione di disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo un nuovo articolo che prevede sanzioni più pesanti (fino a sei anni di reclusione e multe fino a 150.000 euro) per tutti coloro che commettano tali crimini.

bosco di Aceri e cielo

(foto A.A., A.L.C., E.R., S.D., archivio GrIG)


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