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Cemento sul mare, aria alla bocca.

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L’Unione Sarda, 7 giugno 2014

L’occasione non poteva farsela scappare, il ristorante “Il Miraggio”, edificato abusivamente sulla spiaggia di Campus (Villasimius), dev’essere demolito.

Edificato nel 1971, pian pianino s’è allargato.

Abusivamente, of course.

Ora il T.A.R. Sardegna ha respinto il ricorso avverso i provvedimenti di demolizione e ripristino ambientale.

da Sardegna Quotidiano, 4 aprile 2013

Ma i concetti di legalità e di salvaguardia ambientale non sono evidentemente per tutti.

C’è chi pasteggia a base di sanatorie e continua a confondere turismo con cemento.

L’assessore al turismo della Regione autonoma della Sardegna Gianni Chessa spesso fa dichiarazioni a mo’ di burla e ha lo stomaco forte: cementificare le Saline di Cagliari per costruire alberghi e mangiare Fenicotteri sono pietanze hard che evidentemente conquistano parecchi elettori, sebbene siano fin troppo difficili da concretizzare.

E pure da digerire.

Lo sa, ma non importa.

Piacciono ai suoi elettori e ciò basta.

mattone nella sabbia

Comunque, a beneficio di qualche sprovveduto facile agli entusiasmi edilizi, poche cose, ma chiare.

Normative di salvaguardia costiera e piano paesaggistico sono obblighi non derogabili, previsti dalla normativa nazionale (decreto legislativo n. 4272004 e s.m.i.) in attuazione dei principi costituzionali (artt. 9 e 117, comma 2°, lettera s), mentre il piano paesaggistico dev’essere predisposto in collaborazione (c.d. copianificazione) con il Ministero per i beni e attività culturali, come da giurisprudenza costituzionale costante.

Ricordiamo che siamo riusciti a far annullare (1998, 2013) dai Giudici amministrativi i piani territoriali paesistici del 1993, che tutelavano le speculazioni immobiliari e non l’ambiente, abbiamo contribuito ad affossare il tentativo dell’Amministrazione regionale Cappellacci di stravolgere il P.P.R. (2013-2014), abbiamo contribuito a fermare le norme eversive della pianificazione paesaggistica proposte dalla Giunta Pigliaru (2018).

Non ci spaventano certo le battaglie per la salvaguardia del territorio sardo e, in particolare, della sua parte più pregiata, le coste.

C’è una sensibilità ambientale sempre più forte, trasversale, diffusa.

C’è ancora chi vuol ancora pasteggiare a cemento sul mare?   Troverà la risposta adeguata.

Tutto qui.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

bovini in spiaggia

da Cagliari-Casteddu online, 20 novembre 2019

“Basta vincoli per i ristoranti sulle spiagge della Sardegna, sono fondamentali per i turisti”.

Il divieto di costruire sino a 300 metri dalla battigia? Presto potrebbe scomparire, Gianni Chessa: “Chi vuole aprire un ristorante in spiaggia deve poterlo fare. Ai turisti non basta un panino, siamo nel 2019. Toglieremo questi vincoli che rendono la Sardegna un’Isola infelice”. (Paolo Rapeanu)

I ristoranti sulle spiagge della Sardegna? Sono vietati, così come qualunque altra costruzione fissa, sin dal 1976. È quello l’anno nel quale la Regione introduce un vincolo di inedificabilità assoluta esteso fino a trecento metri dalla battigia. L’ultimo caso di richiesta di demolizione di un locale “abusivo”, Il Miraggio di Villasimius, ne è un’ulteriore prova. A breve, però, potrebbe cambiare tutto e tavolini e non sarebbe più “illegale” piazzare sedie e tavolini sulla sabbia e servire un piatto di spaghetti o una bistecca. Gianni Chessa, assessore regionale del Turismo, lancia una sfida tutta politica: “Ci sono vincoli che bloccano il turismo e l’economia sarda, vanno levati oppure piangeremo tutti per molto tempo. Bisogna garantire la possibilità di far aprire ristoranti sulle spiagge, sia amovibili sia fissi, fatti in legno. Non siamo più nel Dopoguerra, i tempi nei quali ognuno veniva al mare con il proprio sdraio e ombrellone sono finiti. Oggi il turista vuole servizi, poter mangiare d’estate guardando il mare”, afferma Chessa: “Dobbiamo dare certezze agli imprenditori, la prossima estate sta arrivando e ci dobbiamo organizzare”. Insomma, quel vincolo “salva-coste” non piace per nulla all’esponente sardista: “Non sto promuovendo le cementificazioni ma i servizi, almeno quelli minimi, da garantire a chi sceglie di venire da noi in vacanza”.

“È urgente riverdere il piano paesaggistico e quello urbanistico, il Ppr blocca lo sviluppo economico delle coste, l’ottanta per cento dei turisti viene qui perchè è attratto dal mare”, afferma Chessa, “i Comuni devono adottare il Piano urbano dei litorali, a Cagliari ha funzionato e al Poetto i chioschi ci sono tutto l’anno”. Ma non poggiano le loro fondamenta sulla sabbia: “Con delle strutture in legno possono essere piazzati anche dei ristoranti, basta eliminare i vincoli restrittivi. Tutti amano mangiare in spiaggia, anche noi sardi, perchè vogliamo continuare a privarci di questo tipo di vita? Attenzione”, avvisa l’assessore, “i vacanzieri vogliono, in spiaggia, i bagni e un posto bello dove poter mangiare. Se non riusciamo a garantirglieli, non torneranno più. E, una volta che li perdiamo, li perdiamo per sempre”.

le quattro betoniere, il nuovo stemma della Sardegna?

(foto S.D., archivio GrIG)


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