
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inviato (27 agosto 2019) una nuova istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti agli organi centrali e periferici del Ministero per i Beni e Attività Culturali e ai Carabinieri Forestale di Grosseto riguardo la natura dei tagli boschivi effettuati nei mesi scorsi nella riserva naturale del Farma per un’estensione di circa 30 ettari in località Poggio Volpaio – Belagaio, in Comune di Roccastrada (GR).
Quello che si vuol comprendere, una volta per tutte, è se l’Amministrazione statale preposta alla tutela paesaggistica voglia esercitare o meno i poteri di legge in materia riguardo i tagli boschivi in Toscana.
L’occasione è data dall’intervento di taglio boschivo ceduo e fustaia di conifere effettuato nella foresta demaniale regionale del Belagaio.
In seguito a due precedenti istanze di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti effettuate dal GrIG (12 giugno 2019 e 5 luglio 2019) è stato possibile accertare alcuni importanti elementi.

L’Unione dei Comuni Montani delle Colline Metallifere con la sua risposta (nota prot. n. 8770 del 27 giugno 2019) ha comunicato che il taglio boschivo, effettuato a partire dal marzo 2019, è risultato munito di:
* una dichiarazione di taglio (prot. ricezione n. 3285 del 5 marzo 2019);
* uno stringato parere positivo condizionato conclusivo della procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.) sul piano di gestione forestale 2008-2022 (nota Regione Toscana – D.G. Politiche territoriali e ambientali – Settore Tutela e valorizzazione delle risorse ambientali prot. n. 145583 del 4 giugno 2009);
* il Parere specialistico sugli aspetti naturalistici e studio propedeutico alla valutazione d’incidenza ecologica del Piano di Gestione della “Foresta Regionale del Belagaio” – Comunità Montana Colline Metallifere (GR) predisposto (maggio 2008) dalla società DREAM Italia ai fini della procedura di valutazione di incidenza ambientale.
Il bosco, per esplicita indicazione contenuta nella dichiarazione di taglio, è composto da fustaia di Pino marittimo, Leccio, Orniello, Quercia da sughero, Sclerofille, sporadiche Latifoglie di età superiore ai 50 anni.
Il taglio ha riguardato la fustaia e un’altra parte di bosco governata a ceduo mediante trattore gommato con carrello e pinza forestale.
La Regione Toscana – Direzione Agricoltura e Sviluppo rurale ha comunicato (nota prot. n. AOOGRT 0267521 dell’8 luglio 2019) che “la superficie complessiva netta interessata è di 29,90 ettari, su 28 dei quali l’obiettivo è quello del miglioramento della sughereta tramite asportazione del pino marittimo; sulla restante superficie il taglio è finalizzato al ripristino di un castagneto da frutto”.
Il taglio di vegetazione ad alto fusto non in regime di ceduo non pare possa qualificarsi ordinaria “pratica selvicolturale”, quindi escluso dalla necessità di preventiva autorizzazione paesaggistica (art. 149 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. e D.P.R. n. 31/2017) soprattutto quando venga dichiarato l’obiettivo di eliminare la presenza di una specie (Pino marittimo) che caratterizza, insieme alle altre, il bosco e ne accresce il valore paesaggistico.
E’ oggettivo che il quadro paesaggistico cambi con l’eliminazione di 28 ettari di Pino marittimo.
Un taglio boschivo che appare, quindi, determinato da ragioni economiche (il taglio è stato aggiudicato per poco più di 83 mila euro) e che risulta privo della necessaria autorizzazione paesaggistica.

Infatti, l’area è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.): in proposito, si rammenta la necessità dell’autorizzazione paesaggistica per gli interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, così come indicato dalla giurisprudenza in materia (vds. Cass. pen., Sez. III, 13 gennaio 2015, n. 962 ; Cass. pen., Sez. III, 29 settembre 2011, n. 35308; Cass. pen., Sez. III, 13 maggio 2009, n. 20138; Cass. pen., Sez. III, 25 gennaio 2007 n. 2864; Cass. pen., Sez. III, 11 giugno 2004, n. 35689) e da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con lo specifico parere dell’Ufficio legislativo dell’8 settembre 2016.
Inoltre, forte dubbio sulla legittimità del taglio è dato dal fatto che nel periodo primaverile ed estivo sono vietati tutti gli interventi che possano disturbare la riproduzione dell’avifauna selvatica (art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992 e s.m.i.,).
Il bosco rientra nella riserva naturale “Farma” (legge n. 394/1991 e s.m.i.) e nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Val di Farma” (codice IT51A0003) ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali, la fauna e la flora. Ogni sensibile intervento di modifica deve esser autorizzato dopo conclusione positiva di specifica procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.).
E nella stessa area naturale protetta (ma protetta da che?) è stata recentemente (27 giugno 2019) inoltrata una nuova istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti da parte delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Gruppo Unitario per le Foreste Italiane (GUFI) riguardante un nuovo taglio di bosco ad alto fusto (Ontani, Cerri, Noccioli) lungo le sponde del Torrente Farma, presso la diga della medievale Ferriera di Rota, in Comune di Monticiano (SI).

Sarebbe questo il metodo toscano di tutela dei boschi rientranti in aree naturali protette comunitarie (S.I.C./Z.S.C. e Z.P.S.), nazionali e regionali (parchi e riserve naturali), il taglio?
Nei due casi di taglio boschivo sono stati coinvolti i Ministeri dell’Ambiente e per i Beni e Attività Culturali, la Regione Toscana, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, l’Unione dei Comuni Montani delle Colline Metallifere, i Comuni di Roccastrada e Monticiano, i Carabinieri Forestale, informate le Procure della Repubblica presso i Tribunali di Grosseto e di Siena.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus chiede nel caso specifico l’intervento del Ministero per i Beni e Attività Culturali perché assuma una puntuale posizione in ordine all’esercizio delle proprie competenze in materia di tutela paesaggistica e un sussulto di buon senso da parte della Regione Toscana e degli Enti locali interessati per la profonda revisione di un modo di operare deleterio per i boschi, l’equilibrio idrogeologico e la fauna selvatica.
I boschi non sono banali cataste di legna per le centrali a biomassa, ricordiamocelo…
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

(foto per conto GrIG, E.R., S.D., archivio GrIG)