
Ferruccio Sansa, per Il Fatto Quotidiano, su marmettola, cave di marmo, Alpi Apuane.
Il perdurante massacro del territorio e della natura, i pesanti riflessi su salute e contesto sociale.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus


da Il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2019
Viareggio. I Comitati: “Col vento si alzano nuvole di polvere pericolose per la salute”.
Parcheggi della Versilia pavimentati con residui nocivi dei marmi di Carrara. (Ferruccio Sansa).
Parcheggi pavimentati con marmo di Carrara Succede a Viareggio, nella Versilia tanto amata da ricchi bagnanti nostrani e russi. Sembrerebbe una sciccheria, ma la novità sta suscitando l’allarme della popolazione e la protesta degli ambientalisti.
Già, perché a ben guardare non si tratta di un lusso: “È stata infatti utilizzata la marmettola”, spiega Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico (Grig). Di che cosa si tratta? “Parliamo di un residuo dell’estrazione e della lavorazione del marmo”. In pratica, sostiene l’associazione ambientalista, se non viene adeguatamente stabilizzata si tratta di un rifiuto che può produrre una polvere insidiosa per la salute. Una distinzione sottile, quella tra ‘sottoprodotto’ e ‘rifiuto’.
La Polizia Municipale e la Mobilità Versilia spa giurano e spergiurano: “L’intervento è stato eseguito a regola d’arte in esecuzione di un contratto di servizio”. E garantiscono: “Il materiale utilizzato è carbonato di calcio – marmo bianco di Carrara – al 97-99%. Ed è stato stabilizzato”.
Ma i viareggini che vivono tra via del Forcone e via Paladini non sono pronti a metterci scommetterci: “Quando tira vento vediamo alzarsi nuvole di polvere. Che rischiano di finire nei nostri polmoni”.
Una storia che spalanca le porte al discorso ben più ampio dell’impatto ambientale della lavorazione del marmo nella zona di Carrara e, appunto, sullo smaltimento della marmettola.
Proprio il Grig da anni segnala l’inquinamento che lo sversamento della polvere bianca provoca nei corsi d’acqua della zona, come il Fiume Frigido. “Soltanto i maggiori costi sopportati dal gestore pubblico del servizio idrico per la potabilizzazione delle acque a causa del pesante inquinamento da marmettola ammontano a 300 mila euro l’anno”, spiega Deliperi. Ma c’è anche l’inquinamento marino.

Vero, qui viene estratto uno dei marmi più pregiati del mondo che tiene su l’economia della zona (ormai, però, molte società sono in mano straniera, anche la famiglia Bin Laden ci ha investito). Ma da anni le cave tra Carrara e le Apuane sono al centro di polemiche per gli incidenti sul lavoro, l’inquinamento e il consumo del territorio. Per rendersene conto basta guardare i crinali aguzzi delle Apuane che nei giorni di sole d’estate scintillano di bianco come fossero coperti di neve. Invece è marmo.
Il braccio di ferro tra chi vorrebbe aprire nuove cave e gli ambientalisti va avanti da anni. Una battaglia forse decisiva potrebbe essere combattuta molto presto: “A giugno – spiega Deliperi – si dovrebbe approvare il nuovo piano estrattivo regionale che prevede il divieto di apertura di nuove cave o di riattivazione di quelle dismesse nella zona di protezione speciale”. Sono previste soltanto due eccezioni.
La novità ha creato scontento nell’ambienti delle società estrattrici che tradizionalmente godono di ottime sponde politiche. Perché qui parliamo di 165 cave attive, ma soprattutto di ben 510 potenzialmente riattivabili. Una febbre da scavo che – secondo gli esperti – se non limitata, in pochi decenni potrebbe portare a esaurire il marmo più famoso del mondo. Quello che Michelangelo usava per i suoi capolavori.

(foto Elia Pegollo, per conto GrIG, A.G., archivio GrIG)