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Marganai e il futuro delle Foreste demaniali, almeno finalmente se ne parla.

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Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Come spesso accade nella periferia dell’Impero, quando una notizia attraversa il mare acquista subito luce nuova e si guadagna la ribalta.

E’ quasi scontato, in questa splendida Isola nel bel mezzo del Mediterraneo, autentica provincia italiana.

Dopo l’articolo di Gian Antonio Stella (IL CASO. La selva preistorica del Sulcis che diventa legna da ardere, Il Corriere della Sera, 7 settembre 2015) sulla vicenda dei tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai (Iglesias, Domusnovas, Fluminimaggiore) e della fabbrica di pellet, casualmente  in progetto a Domusnovas, si è creato un ancor più ampio interesse da parte dell’opinione pubblica e vi sono state numerose reazioni.

Per esempio, in molti ci han chiesto se davvero i fondi comunitari potrebbero essere utilizzati in alternativa ai tagli boschivi per sostenere lavoro e difesa delle foreste. La risposta è sì, basta volerlo fare.

Alcune repliche, poi, sono state davvero interessanti, permettendo di scoprire che l’on. Giorgio Oppi, più volte Assessore regionale della difesa dell’ambiente e campione di consenso elettorale nel Sulcis (e non solo), non sa quanti siano effettivamente i dipendenti dell’Ente Foreste della Sardegna (7 mila e non 5.900), a dispetto delle malelingue che lo vorrebbero fra i più influenti mèntori dell’ente pubblico.

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Foresta demaniale Marganai, area dei primi interventi di taglio (loc. Caraviu e su Isteri, Comune di Domusnovas)

Sono giunte anche i primi atti di sindacato politico, un’interrogazione parlamentare dei senatori Buemi e Longo (Aut.) e un’interrogazione consiliare dell’on. Perra (P.S.I.), financo un esposto di Italia Nostra.

Fioccano gli interventi e i contributi nel sito di informazione on line Sardegna Soprattutto,[1] dove a oneste preoccupazioni di scienza forestale e difese istituzionali si accostano esperienze svolte con i Soggetti imprenditoriali incaricati della predisposizione dei 13 piani particolareggiati forestali che aprono la strada della reintroduzione del governo a ceduo nelle Foreste demaniali sarde.[2]

Una cosa è certa: siamo tanti a esser sinceramente attenti e preoccupati per il presente e il futuro delle foreste della Sardegna e delle Foreste demaniali in particolare, da differenti punti di vista.  E’ vero, attualmente la Sardegna è la prima regione italiana per superficie forestale (1.213.250 ettari, il 50,36% dell’Isola), ma in buona parte si tratta di macchia mediterranea evoluta e bosco misto a macchia.

Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus)

Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus)

Finora non si è ancora compreso – e non è stato spiegato – come mai si voglia cambiare rotta dopo decenni di ampiamente pubblicizzata attività di ricostituzione del bosco ad alto fusto dal precedente ceduo. Non si può giocare con le parole affermando “i boschi oggetto di intervento sono stati sempre – a memoria d’uomo e documentale – governati a ceduo”: come noto, fra il 1820 e il 1883 le foreste della Sardegna vennero abbattute per i quattro quinti, con un picco nel 1847.   Quelle aree, poi, vennero tutte governate a ceduo.

Giova ricordare che l’unica foresta primaria, mai sottoposta al taglio, è la Lecceta di Sas Baddes, oltre 1.000 ettari entro la Foresta demaniale di Montes (Orgosolo), una delle rarissime foreste primarie del Mediterraneo.

Finora, poi, non è stata data risposta scritta all’istanza ecologista del gennaio 2015 che chiedeva la revoca delle autorizzazioni ai tagli in assenza di certezze scientifiche positive per il bosco nè è  stata pubblicizzata alcuna relazione di monitoraggio scientifico che abbia escluso problemi di erosione nell’area della Foresta demaniale del Marganai assoggettata al taglio, smentendo quanto affermato e documentato dal gruppo dei redattori (prof. A. Aru, geol. D. Tomasi, biol. F. Aru) del piano di gestione del S.I.C. “Monte Linas – Marganai”.

Finalmente, comunque, si parla e si discute con grande partecipazione sul presente e il futuro delle Foreste demaniali sarde, grazie anche a quelle antipatiche domande che abbiam fatto fin dal 9 aprile 2014.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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[1] Che ne sarà dei suoli delle aree soggette al governo a ceduo nel Marganai? (Sergio Vacca, 14 settembre 2015), Di foreste e di altro (Giuseppe Mariano Delogu, 13 settembre 2015), L’Ente Foreste custodisce e valorizza, e non distrugge (Giuseppe Pulina), La selva del Sulcis: e il suolo? (Sergio Vacca, 12 settembre 2015), Nel Marganai il governo a ceduo offre la possibilità di fornire una risorsa rinnovabile (Roberto Scotti, 11 settembre 2015), La selva del Sulcis, allarme per il paesaggio forestale sardo? (Mauro Agnoletti, 11 settembre 2015).

[2] la predisposizione delle proposte di piani forestali particolareggiati di tredici complessi forestali (circa 52 mila ettari complessivamente) da parte dell’A.T.I. D.R.E.AM. ItaliaR.D.M. Progetti, è avvenuta in forza di gara d’appalto (importo pari a euro 1.121.250,00 + I.V.A.) svolta negli anni scorsi.

 

Il Corriere della Sera, 15 settembre 2015

Il Corriere della Sera, 15 settembre 2015

 

bosco mediterraneo

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(foto F.A., S.D., archivio GrIG)



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