
Arbus, dune di Piscinas
In questi ultimi mesi, a un ritmo crescente, sono pervenute all’Associazione varie richieste di informazioni da parte di escursionisti e di turisti su come comportarsi davanti a proposte di attività turistiche a pagamento in Sardegna provenienti da diversi soggetti.
Le richieste riguardano fondamentalmente la possibilità di effettuare escursioni e visite guidate in ambienti naturali di grande valore ambientale e paesaggistico e le relative modalità.
Non possiamo che consigliare in primo luogo buon senso e un po’ di attenzione nell’informarsi.

Muravera, scarico incontrollato di rifiuti (2018)
Per esempio, viene qualche dubbio sulla sbandierata sensibilità ambientale di chi vi proponesse raid di motocross sulle vette di Punta Gurturgius, sul Mont’Albo, o escursioni in luoghi splendidi, ma privi di alcun servizio di ritiro dei rifiuti, indicando la soluzione dello smaltimento dei rifiuti nell’antica (e cafonissima) arte dell’arrangiarsi.
L’abbandono dei rifiuti, oltre a esser incivile, è vietato (art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni) e chi lo fa, se individuato, si becca una bella sanzione amministrativa a vari zeri.
Per non parlare dei safari in fuoristrada che prevedano una bella sosta sulla spiaggia, magari con pernottamento in camper o tenda: la scorrazzata sulla sabbia, oltre che da cafoni, è vietata (art. 3, comma 1°, lettera g, dell’ordinanza balneare sarda 2018) analogamente al campeggio con o senza camper (art. 3, comma 1°, lettera e, dell’ordinanza balneare sarda 2018).

Bèrchida, van (con biciclette) sulla spiaggia (maggio 2018)
Così, chi si sente offrire (sempre a pagamento, beninteso) spuntini a base di spaghetti ai ricci appena pescati: sappia che attualmente c’è – giustamente – il fermo pesca dei sempre più rari Ricci di mare (la stagione di pesca, prorogata, è comunque terminata l’1 maggio 2018).
Così come le escursioni di gruppo sulle dune: è vero, in Sardegna sono presenti alcuni dei complessi dunali più suggestivi del Mediterraneo (e della Terra), da Piscinas – Scivu a Porto Pino, da Bèrchida a Buggerru, e siamo tutti invogliati ad andare in questi autentici paradisi naturali. Un conto, però, è andarci con un paio di amici, ben diverso è partecipare a iniziative con decine o, addirittura, centinaia di partecipanti.
Comunque, sappiate che “è sempre vietata la sosta e/o l’occupazione, ancorchè temporanea, il calpestio delle dune e della relativa vegetazione” (art. 3, comma 1°, lettera g, dell’ordinanza balneare sarda 2018) e, in caso di incontro con il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la multa è altamente probabile.

Arbus, dune di Piscinas-Scivu
C’è anche chi, magari perché promuove (legittimamente o meno, ma questo è un altro discorso) queste o altre attività turistiche a pagamento, contesta, anzi volutamente ignora l’esistenza delle norme di salvaguardia ambientale all’insegna del “è vietato vietare”.
Ai sostenitori di questo surreale Far West sardo, non si può che ricordare che tali norme – a vario livello poste da Stato, Regioni, Enti parco, Comuni – esistono perché l’ambiente va tutelato nell’interesse di tutti e, per capirci, non ci si può svegliare una mattina e andare a realizzare senza uno straccio di autorizzazione una via ferrata a picco sul mare dove portare gli appassionati a pagamento.

Alghero, Capo Caccia
Curioso, davvero curioso, quando addirittura alcuni di costoro si spingono ad assegnare o negare l’inesistente patente di ambientalista a seconda dei propri interessi pecuniari.
In definitiva, con un po’ di sano buon senso e qualche informazione, magari rivolgendosi a guide ambientali e culturali esperte, si possono effettuare splendide escursioni nel rispetto dell’ambiente e in sicurezza.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Mon’Albo, Punta Gurturgius, raid di motocross
(foto C.B., G.M., J.I., S.D., archivio GrIG)