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Cagliari, ascensore presso il Bastione S. Remy
Uno dei sistemi di collegamento del quartiere storico di Castello con la restante parte del centro storico di Cagliari è dato da alcuni ascensori posti presso la Chiesa di S. Chiara, il Bastione S. Remy-Bastione S. Caterina e il Terrapieno.
Realizzati nel 1999, oltre a esser decisamente brutti, un vero corpo estraneo addossato alle mura d’impianto medievale di Castello, hanno una caratteristica costante negli anni: nonostante le assicurazioni dell’assessore di turno, funzionano decisamente male, per la gioia di residenti e turisti. In questi giorni, per esempio, ne funzionano due su quattro.
Dovrebbero esser sostituiti, ma la proposta progettuale avanzata dal Comune di Cagliari appare decisamente nel solco della tradizionale bruttezza.
Sarebbe il caso di progettare impianti finalmente ben inseriti in un contesto di grande rilievo storico-culturale e, soprattutto, funzionanti.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
P.S. per scelte così rilevanti per la città e la sua identità storica sarebbe bene poter vedere al di là della punta del naso. Altrimenti sarebbe meglio tacere.
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Cagliari, la Torre dell’Elefante
da L’Unione Sarda, 5 maggio 2017
«Nuovi ascensori antiestetici». Lo stop al progetto da parte del dirigente dei Beni paesaggistici e ambientali. Il soprintendente: la torre di vetro ha un impatto troppo forte. (Sara Marci)
La maledizione degli ascensori di Castello colpisce ancora. Una barzelletta senza fine, che di far ridere ha smesso da un pezzo, ma riesce sempre a stupire. Perché proprio quando sembrava avvicinarsi la svolta – annunciata da anni – ecco un nuovo stop. Stavolta ai piani alti. Il progetto dei nuovi impianti non va bene. «Lo dico con grande diplomazia: la soluzione prospettata dal Comune non ci entusiasma», spiega Fausto Martino, soprintendente per il Sud Sardegna. «È troppo impattante dal punto di vista paesaggistico».
LO STOP. Verdetto impietoso, arrivato a ridosso del ponte di Pasqua, in occasione della prima Conferenza di servizi. Incontro quasi top secret, a detta dell’assessora alla Mobilità Luisa Anna Marras («sono atti interni»). Attorno al tavolo tutti gli enti coinvolti, riuniti per decidere le sorti di un quartiere diventato una fortezza quasi inespugnabile per chi non ha la macchina e per chi ha problemi di mobilità. Fermi un giorno si è l’altro pure, chi ha sperato in una soluzione vicina, ha fatto male. Perché dopo anni di annunci (sistematicamente caduti nel vuoto), e un’infinità di giorni di fermo (di cui si è perso il conto), si entra in una nuova fase: quella del «confronto». È questa la novità dopo l’appalto bandito a dicembre e l’aggiudicazione della gara, seguita da quel ritornello «stiamo facendo le verifiche», ripetuto sino a oggi.
IL SOPRINTENDENTE. «C’è un problema di mobilità, che va risolto in tempi rapidi», premette. «Ma ci siamo posti anche un altro problema: al momento la soluzione prospettata dal Comune è quella di inscatolare gli ascensori in un due torri di vetro», racconta. «Materiale che solo nell’immaginazione di pochi è trasparente», sottolinea. «Abbiamo chiesto due cose: se il problema è la funzionalità, rimettiamoli in funzione così come sono. Facciamo un’operazione di manutenzione e programmiamo per un futuro non immediatamente prossimo una soluzione definitiva, più compatibile con il paesaggio», chiarisce. «Oppure troviamo un’alternativa di maggior qualità architettonica e di minor impatto, piuttosto che prendere decisioni affrettate che segneranno negativamente il futuro di Cagliari».
IL COMUNE. «La Soprintendenza ha chiesto ulteriori approfondimenti, cui stiamo rispondendo», taglia corto la Marras. Cercare di far luce sul mistero non serve. «Regione e Ministero hanno fatto alcune valutazioni e chiesto approfondimenti». Di che tipo? «Sono atti interni all’amministrazione, c’è una procedura in corso». Cosa viene contestato? «Hanno indetto la Conferenza di servizi, all’interno la Regione e il Ministero hanno chiesto approfondimenti, che gli uffici stanno preparando. Questo è lo stato dell’arte. Potrebbero comportare modifiche o approfondimenti, quale sarà l’esito lo sapremo». Tempi? «Non so dire, stanno facendo le valutazioni e gli approfondimenti richiesti». Salvo miracoli, sarà un’altra estate di passione per le migliaia di persone che raggiungeranno Castello. Peccato per questi ascensori, condannati all’incertezza. Quella di chi tenta la sorte quotidianamente, e quella dei tempi burocratici, decisamente troppo lunghi per stare al passo con le esigenze di cagliaritani e dei turisti. Che neanche il giorno di Sant’Efisio hanno ottenuto la grazia di trovare l’impianto in funzione. Intanto gli esponenti di Forza Italia hanno portato una nuova interrogazione in Aula. L’oggetto sono sempre i disservizi
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Cagliari, panorama dal Bastione di S. Croce
6 maggio 2017
Ascensori, l’ira di Zedda: no ai rinvii. Per i Beni culturali i nuovi impianti avrebbero un impatto troppo forte, meglio i vecchi. Il sindaco alla Soprintendenza: «Propongano soluzioni alternative». (Sara Marci)
Le idee non combaciano, e l’amministrazione non torna indietro: «Noi la soluzione l’abbiamo e siamo stufi dei continui blocchi e rinvii». Gli ascensori di Castello continuano a far parlare: dopo la bocciatura della Soprintendenza al progetto per i nuovi impianti («troppo impattanti dal punto di vista paesaggistico»), arriva la replica del sindaco Massimo Zedda. Che rompe il silenzio e mette da parte il fioretto.
IL SINDACO. «Per noi è prioritario rendere accessibile il quartiere di Castello con una soluzione che consenta ai residenti e ai turisti di raggiungere la parte alta della città, nel rispetto delle mura», premette il primo cittadino. «In ogni caso ci aspettiamo che gli enti deputati al controllo propongano eventuali soluzioni alternative e non si limitino soltanto a dire che quanto proposto non va bene. La risposta che noi attendiamo è urgente e non più rinviabile», sottolinea. «La manutenzione degli ascensori attuali è inutile, è uno spreco ed è irrealizzabile: l’unica soluzione è la loro sostituzione con un sistema più moderno, meno impattante, più funzionale e con minor spreco di risorse pubbliche».
IL RETROSCENA. Posizione chiarissima, che arriva immediatamente dopo le dichiarazioni del Soprintendente per il Sud Sardegna Fausto Martino. Messe nero su bianco nel verbale della Conferenza di servizi riunita a ridosso del ponte pasquale – chiamata a confrontarsi sul progetto appaltato a dicembre e già aggiudicato -, e ribadita a voce. Con diplomazia, ma il risultato non cambia. «La soluzione prospettata dal Comune non è adeguata». Ma le idee del numero uno dei Beni culturali («rimettiamoli in funzione così come sono, facciamo un’operazione di manutenzione e programmiamo per un futuro non immediatamente prossimo una soluzione definitiva e più compatibile con il paesaggio» oppure «troviamo un’alternativa di maggior qualità architettonica e di minor impatto»), non soddisfano il sindaco Zedda, che di aspettare – ancora – non ha intenzione.
L’INCOGNITA. Sembra un muro contro muro, che spaventa i castellani e continua a non dare certezze sui tempi di conclusione della vicenda. Iniziata nel 1996, quando il Comune per migliorare la fruizione del rione (riducendo il passaggio delle auto), decise di installare gli ascensori. Venne predisposto il progetto, e nel 1999 i lavori furono completati dall’Impresa di Costruzioni di Raffaele Pellegrini. È nel maggio del 2000 che gli impianti entrarono in funzione, mostrando da subito i primi problemi: colpa dei motori piazzati sottoterra e privi di prese di aerazione. Una storia che ormai i cagliaritani hanno imparato a memoria. Perché da allora sono passati tanti anni – diciassette per la precisione -, cadenzati dalle proteste più o meno quotidiane davanti ai continui guasti. E da quei cartelli “Impianto in manutenzione” che sembrano esser diventati parte integrante delle mura di Castello. La storia continua, e la pagina finale ancora una volta rischia di allontanarsi. L’unica certezza – per ora – è che Castello paga i danni di scelte contestate e continua ad aspettare l’annunciata rivoluzione.
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Cagliari, Bastione di S. Croce
7 maggio 2017
Dopo lo scontro sindaco-sovrintendente urge una soluzione immediata. Ascensori, è tempo di decidere. Dopo lo scontro sindaco-sovrintendente urge una soluzione immediata Ascensori, è tempo di decidere Il quartiere dentro le mura non può restare ancora isolato. (Sara Marci)
C’è chi s’avventura in disquisizioni sui massimi sistemi del bello e chi lascia da parte teoremi e filosofia e la butta sul lato pratico. Certo è che gli ascensori di Castello fanno partire il dibattito. Dopo la bocciatura al progetto per i nuovi impianti da parte della Soprintendenza («sono troppo impattanti»), e la presa di posizione del sindaco Massimo Zedda («non si può più aspettare»), la politica resta da parte. La realtà è sotto gli occhi di tutti: Castello ha un problema di accessibilità. Mentre le istituzioni discutono arrivano proposte e controproposte.
IL COMITATO. Per residenti e commercianti del comitato Castello 2020 «la situazione è tragica, non è accettabile che ci vogliano anni e anni per far funzionare gli ascensori», premette Antonio Orione, il fondatore e portavoce del malumore diffuso nel rione blindato. «Non si può perdere altro tempo dietro l’estetica, gli ascensori esterni esistono in ogni angolo del mondo e, a meno che non si facciano sottoterra, sono impattanti. Non ci sono alternative: senza impianti funzionanti non si può stare».
L’URBANISTA. Pasquale Mistretta, urbanista ed ex Rettore dell’Università, non ha dubbi: «Gli ascensori sono necessari, su questo non si discute, e da un’occhiata alle immagini del rendering quelli nuovi non sembrano male. Ma, non conoscendo bene i dettagli preferisco non entrare nel merito del progetto, ciò che mi sento di dire con assoluta fermezza è che non è accettabile che un funzionario abbia potere di veto, anche davanti a più voci contrarie. Castello ha un grave problema di accessibilità, va risolto subito».
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Clik here to view.GLI AMBIENTALISTI. Al confronto sulle sorti del quartiere prendono parte anche gli ambientalisti. La parola passa a Stefano Deliperi, presidente dell’associazione Gruppo d’intervento giuridico: «È possibile che non si riesca a trovare una soluzione più rispettosa del luogo? Certo, brutture ne sono state fatte tante, ma non vedo perché si debba continuare. Hanno realizzato gli ascensori a suo tempo, e certo non sono belli, ora è necessario rimetterci mano ma si faccia qualcosa di decente, perché i nuovi ascensori proposti sembrano impianti per un centro commerciale, non sono sicuramente adatti a Castello».
LE ASSOCIAZIONI. Scendono in campo anche le associazioni di categoria. Prende parte al dibattito Roberto Bolognese, presidente provinciale della Confesercenti. «Oggi fare impresa è un’impresa e a Castello lo è ancora di più», dichiara. «Non c’importa di chi siano le responsabilità di ritardi e malfunzionamenti, penso ai risultati: i continui guasti agli impianti vanno a discapito degli operatori economici che resistono nel quartiere. Stiamo assistendo da anni a un teatrino desolante in cui la velocità delle imprese si scontra con quella della burocrazia. Il problema degli accessi è fondamentale e il fattore tempo determinante: va bene tutto, basta che si prenda una decisione rapidamente».
L’ARCHEOLOGA. Interviene anche Maria Antonietta Mongiu, archeologa e presidente regionale del Fai (Fondo ambiente italiano): «Dopo anni di malfunzionamento penso che questa storia abbia dell’incredibile. Spetta all’amministrazione fare il progetto, e non alla Soprintendenza, perché se così fosse si dovrebbe far diventare il Soprintendente sindaco di Cagliari», sottolinea. «I progetti non possono prescindere dalla dimensione storica del luogo, per cui stupisce che il Comune abbia portato avanti un progetto privo delle autorizzazioni paesaggistiche e non coerente con le normative vigenti».
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Cagliari, Cattedrale
(foto Comune di Cagliari, S.D., archivio GrIG)
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