
Secondo l’OMS entro il 2050 la crisi climatica provocherà 250.000 morti in più all’anno e a pagare il prezzo più alto saranno i bambini sotto i 5 anni di età, sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati; in quanto organismi in via di sviluppo, sono loro i più vulnerabili ai rischi legati ai cambiamenti climatici estremi.
Il cambiamento climatico è un fenomeno causato principalmente dalle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane; le stesse emissioni che sono in causa anche per l’inquinamento ambientale. Per questo motivo , cambiamento climatico e inquinamento ambientale vengono definiti come le due facce della stessa medaglia; data l’importanza del cambiamento climatico in termini di sanità pubblica, oggi si preferisce parlare di crisi climatica.
I Paese UE, entro il 2030, devono ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%, rispetto al 1990 (Green Deal Policies and sustainability). L’Italia ha recepito la normativa europea realizzando numerosi strumenti normativi nazionali.
Strumenti normativi contro la crisi climatica in Italia |
. Piano Nazionale Integrato Energia e Clima ( PNIEC), 2019 |
. Strategia Italiana di lungo termine (LTS), 2021 .Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)+ investimenti complementari, e SNPS,2022 .Piano per la Transizione Ecologica (PTE), 2022 .PNACC Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, 2023 |
Le strategie di mitigazione mirano a ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili. Sono quindi le più difficili da realizzare, perché richiedono una modifica globale dei sistemi di produzione di energia. In questo contesto sembra promettente l’adozione di co-benefici quale la promozione a livello globale di una dieta povera di proteine animali e ricca di vegetali (Lancet Eat Diet) che può portare benefici alla salute ma può anche contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra causate dagli allevamenti animali intensivi che sono un’importante fonte di emissione di metano, un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica.
Benchè il cambiamento climatico in sé non sia una evenienza recente, la consapevolezza dei danni che reca al pianeta, agli individui e in particolare ai bambini, è relativamente recente nell’opinione pubblica e quindi negli operatori sanitari, nei genitori e nei ragazzi. E’ perciò importante riflettere e prepararsi ad una comunicazione corretta su questo tema.
E’ opinione comune che la crisi climatica sia qualcosa che ha a che fare solo col futuro, che non stia accadendo ora. C’è una barriera linguistica nella comunicazione sulla crisi climatica.
Termini “cambiamento climatico” e “riscaldamento globale” sono stati entrambi usati per decenni per riferirsi alle perturbazioni atmosferiche e climatiche causate dall’aumento dell’anidride carbonica e di altri gas che intrappolano il calore nell’atmosfera. Entrambi i termini hanno di per sé una connotazione piuttosto neutra: non c’è nulla di intrinsecamente buono o cattivo nel cambiamento” o nel “riscaldamento” (anzi alcune persone tendono ad apprezzare il clima caldo).
Inquadrare la crisi climatica come un problema di salute umana, oltre che come un problema ambientale, ha un grande potenziale per stimolare un cambiamento, perché tutte le persone si preoccupano della propria salute e di quella dei propri cari. L’inquadramento della crisi climatica come una questione di salute porta il problema “vicino a casa” rendendolo locale, a breve termine e personale.
Negli ultimi decenni le ampie e profonde modificazioni ambientali prodotte dalle attività umane hanno posto in primo piano la necessità di meglio comprendere le possibili conseguenze sulla salute umana vista nella prospettiva One Health.Con questa definizione, nata da un accordointernazionale ( World Health Organization-WHO, United Nations- UN, Food and Agriculture Organization of the United Nations-FAO, World Organization for Animal Health-WOAH) si vuole sottolineare come la difesa dello stato di buona salute debba comprendere non solo l’uomo, ma anche tutto il mondo animale e l’ambiente in generale.
Secondo stime del WHO, circa il 90% della popolazione mondiale respira aria con elevata concentrazione di inquinantie circa 7 milioni di persone muoiono ogni anno per l’inquinamento atmosferico.
La maggiore sensibilità agli effetti tossici degli inquinanti si ha durante la vita fetale e nel periodo immediatamente post-natale, quando le cellule si differenziano velocemente, si formano gli organi e gli apparati, maturano i sistemi metabolici, endocrini, immunologici, le “barriere” di difesa esterna ( pelle) ed interna (emato-encefalica, mucose); numerose sostanze chimiche dell’ambiente esterno modificano l’espressione genica con effetti immediati e a lungo termine (origine fetale di malattie denominate non trasmissibili: cardiovascolari, metaboliche, neurodegenerative che si manifestano clinicamente durante l’arco della vita).
Nel primo periodo dopo la nascita alcune caratteristiche fisiologiche e comportamentali del bambino favoriscono un ingresso nell’organismo di quantità di inquinanti superiore a quella dell’adulto, in rapporto al peso e alla superficie corporea. La frequenza respiratoria è circa il doppio di quella dell’adulto ed è nettamente superiore l’assunzione di cibo, in termini di calorie, per le esigenze del metabolismo basale più elevato e della maggiore attività fisica. E’ stato calcolato, per esempio, che in un gruppo di bambini lattanti di 6 kg di peso c’era un’assunzione giornaliera di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) di circa 19 ng/kg, in confronto a 2,6 ng/kg assunti da adulti con peso di 70 kg.
Tra gli elementi chimici un ruolo importante viene svolto dal particolato (PM, Particolate Matter o Materia Particolata), costituita da una miscela di piccole particelle e goccioline liquide composte da acidi, sostanze chimiche organiche, metalli e polveri che vengono classificate, in base al loro diametro aerodinamico, come PM 0,1 (ultrafini- UFP, inferiori a 0,1 micron), PM 2,5 (fini, inferiori a 2,5 micron) e PM 10 (grossolane, inferiori a 10 micron). Particolato, ozono (O3), biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2) sono gli inquinanti ambientali maggiormente monitorati in studi epidemiologici eseguiti in diverse nazioni e continenti nel periodo pre-natale e immediato post-natale mettendoli in relazione a patologie del bambino: essi possono interferire sul peso neonatale, predispongono alla nascita pretermine, allo sviluppo di malattie respiratorie , allergie, obesità , ritardo dello sviluppo, alterazioni neuro-comportamentali, disturbi dello spettro autistico.
Molto importante l’azione patogenetica degli interferenti endocrini e quella , più recentemente in via di valutazione, delle microplastiche.
Gli interferenti endocrini sono costituiti da 800-2000 sostanze chimiche , nella maggior parte prodotte industrialmente, ampiamente diffuse nell’ambiente per la loro vasta utilizzazione. Una parte di loro ( fenoli, ftalati, parabeni) hanno una lunga emivita , cioè sono persistenti (PFAS, diossina,idrocarburi policiclici aromatici-PAHs, ecc.) e tendono quindi ad accumularsi nei tessuti.
Le microplastiche (frammenti di plastica inferiori ai 5 mm) hanno una amplissima distribuzione ambientale e possono entrare nell’organismo umano per via orale, respiratoria e transplacentare, causare stress ossidativo ed infiammazione, essere vettori di inquinanti chimici e microorganismi patogeni.
Il cambiamento climatico aumenta la frequenza e l’intensità delle ondate di calore ed il ristagno dell’aria con aumento dello smog fotochimico, di ozono, di particolato e di tutti gli inquinanti atmosferici.
Secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine (https://www.nature.com/articles/s41591-024-03452-2.), entro la fine del secolo nelle città europee potrebbero morire 2,3 milioni di persone in più a causa delle temperature estreme, sia calde che fredde, se i paesi non adotteranno misure per mitigare il cambiamento climatico . I ricercatori hanno analizzato i dati sulla temperatura e sulla mortalità di 854 aree urbane in 30 paesi europei per prevedere possibili decessi correlati alla temperatura tra il 2015 e il 2099. Hanno esplorato vari scenari di riscaldamento e considerato gli effetti delle strategie per proteggere le persone durante l’aumento del calore, come l’aumento della quantità di spazi verdi e ombra nelle città o l’installazione di aria condizionata nelle case. I risultati, pubblicati su Nature Medicine1 suggeriscono che i decessi correlati al caldo supereranno quelli causati dal freddo anche negli scenari più ottimistici e che i decessi correlati alla temperatura potrebbero aumentare complessivamente di quasi il 50%. Le regioni del Mediterraneo, in particolare la Spagna orientale, la Francia meridionale, l’Italia e Malta, sono sulla buona strada per essere le più colpite (https://www.nature.com/articles/d41586-025-00239-4?utm_source=Live+Audience&utm_campaign=4972ef10a4-nature-briefing-daily-20250128&utm_medium=email&utm_term=0_b27a691814-4972ef10a4-51686060).
I Pediatri italiani e le loro Associazioni si sono appellati ai sindaci italiani e all’ Anci per chiedere azioni incisive al fine di ridurre o rimuovere il danno causato ai bambini del nostro Paese dagli insostenibili livelli di inquinamento dell’aria con la richiesta di promuovere fattivamente comportamenti individuali sostenibili, e disincentivare quelli dannosi per la salute di ogni individuo e, in modo specifico, dei bambini
Alla luce delle esperienze pregresse e dei risultati raggiunti in Europa e nel mondo secondo i dati scientifici, i Pediatri hanno esplicitato dei suggerimenti di intervento quali:
- adottare limiti alla circolazione dei veicoli inquinanti nelle città (ZTL);
- pedonalizzare e creare numerose zone a bassa velocità 20 Km/h, specie in prossimità degli edifici scolastici;
- città a 30 km/h con controlli serrati;
- percorsi ciclabili razionali e collegati;
- potenziamento dei mezzi pubblici e sviluppo di nuovi spazi verdi nelle aree urbane.
E’ giusto che tra questi suggerimenti si dia importanza allo spazio Verde delle città; gli alberi, infatti, aiutano il microclima dei centri abitati con l’ombreggiamento e, grazie ai loro processi di respirazione e fotosintesi, permettono di ottenere un’aria più respirabile perchè sono un vero filtro atmosferico degli inquinanti.
Se la Terra è ricoperta da un Manto Verde, il motivo è che questo le permette di essere vivibile per esseri come noi che hanno bisogno di aria respirabile; sembra un concetto intuitivo come quello che un bambino, come una nuova pianticella, ha maggiori esigenze per crescere e che se vive in un ambiente ostile , si ammala e infine muore. La nostra aria è diventata sempre più irrespirabile , intuitivo allora che i bambini sono le prime vittime così come per le crisi climatiche estreme.
Altrettanto intuitivo che se i bambini stanno fuori a giocare in luoghi sicuri come degli ampi spazi verdi vicini a casa oppure in Parchi verdi urbani , passeranno molto meno tempo davanti agli schermi così da godere di tutti i benefici derivanti dal correre in mezzo a prati fioriti ed erba, arrampicarsi su rami degli alberi, sentire il canto degli uccellini ed osservare la miriade di esseri viventi vegetali ed animali intorno; impareranno molto di più che da Tic Toc , correranno meno pericoli mediatici e saranno più magri, in contrasto con la tendenza a quella obesità infantile riconosciuta ormai quale patologia legata alla sedentarietà.
E’ però molto preoccupante che tra questi suggerimenti delle Associazioni pediatriche non si trovi la raccomandazione alle pubbliche amministrazioni di evitare i dispendiosi progetti di “riqualificazione” e “valorizzazione ” di spazi urbani che portano alla eliminazione dei Grandi Alberi che vivono nelle piazze e nelle strade cittadine ; quegli anonimi spazi che ne derivano, cementificati, lastricati, asfaltati, realizzano pericolose isole di calore i cui effetti negativi , senza più i benefici dei grandi Alberi perduti, non potranno in alcun modo essere contrastati anche qualora si mettessero a dimora nuove pianticelle incapaci di rendere i benefici anche di un solo grande Albero abbattuto. Ecco perdere quindi di importanza le tanto esaltate “riforestazioni urbane” e “nuovi spazi verdi” da realizzarsi nelle città, solo però dopo avere eliminato i grandi Alberi esistenti.
Dovrebbe essere intuitivo che i benefici che un Albero dà nello svolgimento delle sue funzioni , sono direttamente proporzionali alla sua grandezza , a quella del tronco, dei rami , delle radici, della chioma e della permanenza delle foglie sui suoi rami per tutte le stagioni dell’anno. Nelle nostre città e periferie, invece. sarà sempre più difficile trovare ad esempio anche un solo Albero sempreverde in quanto ormai da tempo è stata diffusa la paura dell’Albero Killer identificato in special modo nel Pino Italico, identitario proprio della nostra penisola.
In un mondo pieno di pericoli mortali, tra cui quello non ultimo della crisi climatica, sarebbe oltremodo auspicabile che ogni grande Albero non venisse più considerato un pericoloso nemico da uccidere, ma un inestimabile e generoso Amico per la salute degli esseri viventi e soprattutto dei più vulnerabili come i Bambini.
Questo semplice, intuitivo concetto non sembra sia ben presente tra quelli compresi ed accettati dalla maggioranza delle persone, anche le più rappresentative e fondamentali per perseguire politiche concrete di salute , anche in ambito di medicina pediatrica.
Donatella Mercatelli, pediatra, referente Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) per la Toscana
(foto A.N.S.A., da Meteoweb.eu, da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)