Desta particolare sconcerto quanto previsto nel Regolamento predisposto dalla Giunta regionale della Liguria concernente l’attuazione dei piani di bacino per le aree a rischio idrogeologico (art. 91 della legge regionale Liguria n. 18/1999), che attende solo il parere della Commissione consiliare competente per l’entrata in vigore.
Per esempio, l’art. 5 del Regolamento, assurdamente, consente addirittura nelle zone a pericolosità di alluvione elevata P3_0 (ritenuta meno pericolosa) la realizzazione di
“a) interventi di nuova edificazione e di ampliamento degli edifici esistenti, purché non interrati e non riguardanti servizi essenziali … ;
b) nuovi parcheggi a raso”.
Inoltre, sono consentiti “interventi di demolizione con ricostruzione senza ampliamento di edifici/manufatti esistenti”, la realizzazione di impianti tecnologici, nella zona del Magra “sono consentiti l’adeguamento e la riorganizzazione degli impianti esistenti di frantumazione dei materiali inerti e betonaggio”.
Come si possa, poi, pensare di delegare queste scelte di intervento sul territorio ai Comuni, privi di adeguate strutture tecniche e più sensibili a interessi speculativi, appare veramente assurdo.
Si dimentica quanti danni e quanti lutti hanno portato negli ultimi decenni in Liguria le svariate calamità innaturali, cioè quelle provocate o ingigantite dalla mano dell’uomo.
Il sonno della ragione genera mostri, piccoli o grandi, quotidianamente. E l’attuale Amministrazione regionale ligure cerca di confermarcelo.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
(foto A.N.S.A.)