E’ stato condannato a 12 anni di reclusione per l’omicidio colposo di 392 persone vittime dell’esposizione all’amianto nel territorio di Casale Monferrato (AL) Stephan Schmidheiny, magnate svizzero dai mille interessi e noto filantropo, ultimo titolare (il precedente, il barone belga Louis De Cartier De Marchienne è morto durante i precedenti procedimenti penali) della multinazionale Eternit AG, ritenuta responsabile già di più di 2.000 morti per tumori da amianto.
La Corte di Assise di Novara, al termine del processo eternit bis, l’ha condannato anche al risarcimento di 50 milioni di euro al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime.
In precedenza, il 19 novembre 2014, la Corte di cassazione aveva dichiarato l’intervenuta prescrizione per alcuni reati, mentre la sentenza della Corte d’Appello di Torino (3 giugno 2013) aveva addirittura aumentato di due anni di reclusione la già pesante sentenza di primo grado del Tribunale penale di Torino (13 febbraio 2012): sedici anni di reclusione per il reato di disastro ambientale colposo e il risarcimento dei danni (89 milioni di euro complessivi) per le migliaia di parti civili riconosciute (Regione Piemonte, Comuni, migliaia di familiari dei deceduti per tumori vari).
Ora, finalmente, un po’ di giustizia per il popolo avvelenato.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
da Il Sole 24 Ore, 7 giugno 2023
Eternit bis, l’industriale Schmidheiny condannato a 12 anni.
La sentenza al processo per la morte di 392 persone esposte all’amianto nel territorio di Casale Monferrato.
L’industriale svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni di carcere per le morti legate all’amianto, il reato è stato derubricato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo. Questa la sentenza in Corte d’Assise a Novara del processo Eternit bis per la morte di 392 persone vittime dell’esposizione al minerale nel territorio di Casale Monferrato. Schmidheiny è stato condannato anche a pagare 50 milioni di euro di risarcimento al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime.
Nei confronti dell’imprenditore svizzero i pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l’ergastolo. Gli avvocati della difesa, Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, avevano chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste» per mancanza di prova sul nesso di causalità, e in seconda battuta «perché il fatto non costituisce reato». Il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi ha commentato la sentenza: «Siamo parzialmente soddisfatti. È stato messo un punto chiaro. Non so se i familiari delle vittime avranno i risarcimenti. Certo è che si è stabilito che chi poteva intervenire sapeva e non l’ha fatto».
«Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato ed è stato condannato a risarcire lo Stato, la città di Casale Monferrato, le organizzazioni sindacali, le associazioni e le famiglie delle vittime», ha aggiunto Riboldi: «Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa appieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute».
(foto A.N.S.A.)