
Si è aperta davanti al G.I.P. del Tribunale di Cagliari l’udienza preliminare concernente il procedimento penale aperto nel 2012 in relazione alle ipotesi di reato riguardo l’inquinamento ambientale riscontrato nel poligono militare di Capo Teulada.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha presentato istanza di costituzione di parte civile, rappresentato e difeso dall’avv. Carlo Augusto Melis Costa, del Foro di Cagliari.
Nella prossima udienza del 10 giugno 2022 saranno discusse le richieste di ammissione delle parti civili.
Nell’agosto 2021 il G.I.P. aveva respinto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica, ordinando l’imputazione coatta per disastro ambientale, mentre venne decisa la prosecuzione delle indagini in relazione alle ipotesi di omicidio colposo.
Infatti, secondo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, pur accertando il pesante inquinamento (nella “zona bersaglio” della penisoletta Delta vi sono 4 chilometri quadrati pressoché irrecuperabili), non sarebbe riscontrabile alcun nesso di causalità fra inquinamento e malattie come neoplasie e linfoma di Hodgkin né sarebbe possibile non è possibile individuare i responsabili per “errori nell’interpretazione delle prescrizioni sulle bonifiche” da eseguire, per la necessità di procedere agli addestramenti e per la “buona fede” di chi dava gli ordini.

Nel poligono militare, realizzato a partire dal 1956 mediante dopo acquisti e, in parte, esproprio dei terreni, vengono svolte esercitazioni militari da decenni. E l’uso del poligono viene ritenuto irrinunciabile per le esigenze addestrative militari, ora più che mai.
Sul piano ambientale per troppo tempo le cose han lasciato a desiderare: dopo l’istanza (2014) dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico e del Comitato Lecce Bene Comune, sono state avviate e proseguono le procedure di valutazione di incidenza ambientale (V.INC.A.) dei programmi di attività addestrative nei poligoni militari di Torre Veneri, in Comune di Lecce, e di Capo Teulada.[1]
Il quadro era chiaro fin dalla audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito lo scorso 20 luglio 2016 (qui il verbale integrale).
Sono finanziati e previsti gli interventi di bonifica ambientale, ma finora sono stati parziali e si è lontani dall’ottimismo manifestato dall’allora presidente dell’I.S.P.R.A. Bernardo De Bernardinis secondo cui l’ambiente veniva tutelato in condizioni ottimali.
Sì, non ci sono state speculazioni immobiliari, ben presenti sulle coste di Teulada, ma le bonifiche ambientali sono state solo avviate.
Sono da completare. Ora, non fra cento anni.
E, magari, un po’ di giustizia non guasta.
Gruppo d’Intervento Giuridico

[1] I due poligoni militari, infatti, interessano i due siti di importanza comunitaria (S.I.C.) “Isola Rossa e Capo Teulada” (codice ITB040024) e “Torre Veneri” (codice IT9150025), appartenenti alla Rete Natura 2000, che tutela le aree naturali rilevanti ai sensi delle normative comunitarie per la salvaguardia degli habitat e dell’avifauna selvatica (direttive n. 92/43/CEE e n. 2009/147/CE). Le attività addestrative militari – come qualsiasi attività che possa arrecare danno ai siti protetti – devono essere assoggettati alla procedura di V.INC.A. per minimizzarne gli impatti e introdurre misure di compensazione ambientale, come indicato anche dal codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo n. 66/2010 e s.m.i.), procedure che riguardo altri poligoni appaiono regolarmente effettuate.
da La Nuova Sardegna, 6 maggio 2022
Poligono di Teulada, i comandanti dal Gup per disastro ambientale.
Aperta l’udienza a Cagliari, sotto inchiesta 5 capi di stato maggiore dell’esercito.
CAGLIARI. Aperta e subito rinviata l’udienza preliminare a Cagliari che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio di cinque alti generali, tutti ex capi di stato maggiore, finiti sotto inchiesta per disastro ambientale nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cagliari sugli effetti di anni di esercitazioni militari nel poligono di Capo Teulada.
Davanti al gup Giuseppe Pintori hanno chiesto di potersi costituire parte civile gli ambientalisti del Gruppo di Intervento Giuridico, il Partito tutela diritti dei militari, la Regione Sardegna e alcuni cittadini residenti nelle aree attorno al poligono.
Il giudice ha disposto il rinvio al 10 giugno per consentire alle difese degli alti ufficiali di studiare gli atti di richiesta di costituzione, così da poter presentare opposizioni argomentate e decidere alla fine chi ammettere e chi escludere dall’udienza preliminare.Dopo una prima richiesta di archiviazione della Procura, la gip Alessandra Tedde aveva chiesto al pm Emanuele Secci di formulare l’imputazione di disastro ambientale nei confronti degli ultimi capi di stato maggiore ritenuti resposnabili di quanto avveniva a Teulada: Giuseppe Valotto, 76 anni di Venezia; Claudio Graziano, di 69 di Torino, oggi capo del Comitato militare dell’Unione europea; Danilo Errico, anche lui 69enne residente a Torino; Domenico Rossi, 71 anni di Roma, e Sandro Santroni, di 72 di Ancona. Sono quasi tutti patrocinati dall’avvocato Guido Manca Bitti.
Le indagini della Procura cagliaritana avrebbero accertato lo stato di compromissione della cosiddetta «penisola Delta», il cuore del poligono: un rettangolo di terra di poco più di tre chilometri dove nel giro di pochi anni, dal 2008 al 2016, furono sparati 860 mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. L’inchiesta era partita con due capi d’imputatzione, disatro ambientale e omicidio colposo plurimo. Quest’ultima ipotesi di reato è tornata al pm per ulteriori fasi istruttorie, in particolare una nuova indagine epidemiologica per accertare se esista un nezzo di causalità tra l’attività del poligono e i tumori riscontrati su 14 persone che abitavano o abitano attorno all’area militare. Da questo filone è già stato prosciolto Claudio Graziano per non aver commesso il fatto.

da Sardinia Post, 6 maggio 2022
Teulada, militari indagati per disastro ambientale: rinvio a giugno, la difesa prende tempo. (Alessandra Carta)
L’udienza preliminare è cominciata, regolarmente. Ma davanti al gup Giuseppe Pintori, chiamato a decidere sul rinvio a giudici di cinque capi militari accusati di disastro ambientale per i veleni a Teulada, non è successo nulla di sostanziale: tutto è rinviato al 10 giugno.
A prendere tempo sono state le difese di Giuseppe Valotto, Claudio Graziano, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni che, a vario titolo, dal 2009 al 2015, hanno guidato lo Stato maggiore dell’Esercito o il Comando della Sardegna. Posizioni di responsabilità, anche sotto il profilo penale, per via della mancata applicazione del decreto 87/2010, ciò che avrebbe evitato di trasformare la famigerata Penisola Delta, 2,8 chilometri quadrati di estensione, in una terra di nessuno. Chiusa alla sosta e al transito per via dell’inquinamento “irreversibile”.
Gli effetti dei giochi di guerra a Teulada hanno impiegato una decina d’anni ad approdare in un’aula di tribunale. Era il 2012 quando a Teulada hanno cominciato a cercare giustizia chi è sopravvissuto al tumore. O i familiari di quanti non ce l’hanno fatta. Solo lo scorso agosto la svolta: la gip Maria Alessandra Tedde ha imposto al pm Emanuele Secci l’imputazione coatta dei cinque capi militari, respingendo la richiesta di archiviazione sollecitata dallo stesso pubblico ministero.
La vittoria è stata storica per gli avvocati Giacomo Doglio, Roberto Peara, Gianfranco Sollai e Caterina Usala. Che oggi, tuttavia, non hanno potuto essere davanti al gup, perché la legge italiana riconosce come persone offese nel disastro ambientale solo le parti pubbliche. O le associazioni. Ma non i cittadini. Resta il fatto che oggi, all’apertura dell’udienza preliminare, la difese hanno chiesto tempo per esaminare le costituzioni di parte civile. L’avvocato di tutti i cinque capi militari è Guido Manca Bitti che solo per Graziano sta lavorando in tandem con Luigi Vincenzo del Foro di Roma.
Ai legali degli indagati il Gup ha dato un mese e spiccioli di tempo per guardare le carte. Poi si entrerà nel vivo dell’eventuale responsabilità penale, ma non è detto che la decisione sul rinvio a giudizio (o meno) arrivi già il 10 giugno. Ci potrebbe volere più di un’udienza per chiudere il secondo round di una querelle dove lo Stato si trova in una stramba posizione: è insieme parte offesa e datore di lavoro dei capi militari sotto accusa.
Nella Penisola Delta interdetta è stato sparato di tutto negli anni. Razzi, munizioni di vario genere e bombe. Una pioggia di piombo (e non solo) quantificata in 556 tonnellate, pari a 686mila colpi. Tutto lì, rimasto nella terra mai bonificata, trofeo di quella Difesa nazionale che il Pm aveva definito “necessaria e imprescindibile” nella richiesta di archiviazione, ma che la Gip ha respinto nove mesi fa. Anche perché la bonifica, invece “omessa o esigua“, ha scritto la giudice per le indagini preliminari, non sarebbe stata alternativa ai giochi di guerra, ma complementare. La salvaguardia ambientale, sempre stando alla Gip, non avrebbe in alcun modo inficiato la necessità di garantire la tutela nazionale attraverso le esercitazioni.
Il capo d’imputazione del disastro ambientale è solo una parte della questione giudiziaria. Ancora tutta la definire è l’eventuale correlazione tra l’inquinamento accertato e i tumori. Ad agosto 2021, la Gip ha anche disposto un supplemento di verifiche da affidare ai periti che dovrà nominare il Pm. In questo filone dell’inchiesta i reati ipotizzati sono sono omicidio e lesioni colposi plurimi. I miliari sotto accusa scendono da cinque a quattro. Già archiavata la posizione di Graziano che non ricopriva alcun incarico nel periodo temporale oggetto dell’indagine.
(foto S.D., archivio GrIG)