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La legge regionale scempia-coste rischia proprio di finir male.

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Domus de Maria, Torre costiera di Piscinnì

Primi riscontri sull’esame della legge regionale 13 luglio 2020, n. 21 (Norme di interpretazione autentica del piano paesaggistico regionale) da parte del Governo, anche in seguito all’istanza inoltrata (11 luglio 2020) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus perché il Governo stesso effettui ricorso alla Corte costituzionale avverso la norma regionale.

Insieme al GrIG anche un centinaio di analoghe istanze inviate da semplici cittadini che han voluto metterci la faccia per difendere il proprio ambiente.

L’Ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ha formulato in questi giorni una chiara richiesta di impugnazione per violazione delle competenza statali esclusive in materia di tutela dell’ambiente (art. 117, comma 2°, lettera s, cost.).   Toni molto duri e determinati.

Ma è anche la legge regionale 24 giugno 2020, n. 17, che proroga, per l’ennesima volta, i termini di efficacia del c.d. piano casa a esser oggetto di specifica richiesta di impugnazione davanti alla Corte costituzionale sempre per le medesime motivazioni da parte dell’Ufficio legislativo del Ministero per i beni e attività culturali e il turismo.

Badesi, dune, pubblicità immobiliare

Si ricorda che, a maggioranza, il Consiglio regionale ha formulato con legge un’illegittima interpretazione autentica che consentirebbe la riscrittura del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) nelle sue parti fondamentali (fascia costiera, zone agricole, beni identitari).

In pratica, la Giunta regionale Solinas sarebbe così autorizzata a riscrivere le parti fondamentali del P.P.R. in gelosa quanto interessata solitudine, senza ottemperare agli obblighi di pianificazione congiunta con il Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo (art. 143 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

La motivazione dichiarata, legata al voler così consentire il completamento della nuova strada statale n. 291 “Sassari – Alghero”, non solo non è minimamente condivisibile, perché esso è esplicitamente previsto dall’art. 20, comma 1°, lettera b,  delle norme tecniche di attuazione (N.T.A.) del P.P.R., ma è anche smentita dalla decisione adottata dal Consiglio dei Ministri che ha approvato definitivamente il completamento della strada.

piano paesaggistico regionale (P.P.R.), Baratz e Porto Ferro

Il completamento della strada è una sfrangiata foglia di fico che maldestramente prova invano a coprire la solita, consueta, voglia mattonara.

Innanzitutto, il testo approvato si rivela ben al di fuori degli stretti limiti nei quali la giurisprudenza costituzionale (vds. Corte cost. n. 78/2012; Corte cost. n. 308/2013 relativa proprio a disposizioni del P.P.R.) e della Corte europea dei diritti dell’uomo (sentenza 23 ottobre 1997, National & Provincial Building Society e altri contro Regno Unito; sentenza 27 maggio 2004, Ogis-Institu Stanislas e altri contro Francia) consente la c.d. interpretazione autentica di discipline vigenti da tempo: qui non siamo in presenza di “situazioni di oggettiva incertezza del dato normativo”, a causa di “un dibattito giurisprudenziale irrisolto”, ovvero nella necessità di “ristabilire un’interpretazione più aderente alla originaria volontà del legislatore … a tutela della certezza del diritto e dell’eguaglianza dei cittadini, cioè di principi di preminente interesse costituzionale”.

Teulada, complesso “Rocce Rosse” (residence + “seconde case”)

Inoltre, il testo è denso di illegittimità, non potendo la Regione autonoma della Sardegna eludere l’obbligo di pianificazione congiunta in tutta quella fascia costiera e nelle aree agricole tutelate con vincolo paesaggistico oggetto di singoli provvedimenti di individuazione (art. 136 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) ovvero di tutela discendente dalla legge (art. 142 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Basti pensare che sono una sessantina i provvedimenti individuativi di aree costiere tutelate con vincolo paesaggistico lungo le coste sarde, andandone a tutelare circa il 75-80%.

Confortano e sostengono la segnalazione ecologista le oltre 34 mila adesioni alla petizione per la salvaguardia delle coste sarde,  per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).

Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.

S. Teresa di Gallura, Residence La Marmorata

Altro cemento sulle coste non vuol dire turismo, significa solo degrado ambientale e perdita di attrattiva.

Naturalmente le adesioni alla petizione continueranno a giungere, in attesa del prossimo esame di un’altra proposta legislativa foriera di fortissime preoccupazioni per la tutela efficace delle coste sarde, il disegno di legge della Giunta Solinas (deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2019relazione illustrativatesto della proposta) per consentire aumenti volumetrici anche a due passi dal mare.

Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro.

Ne stiano certi.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ

Alghero, Pischina Salida, Hotel Capo Caccia

da Sardinia Post, 31 luglio 2020

Spallata al Ppr, legge sarda a rischio: per Solinas nuova bocciatura in vista. (Alessandra Carta)

“La norma regionale in oggetto contempla talune disposizioni che appaiono costituzionalmente illegittime”. Così è scritto nella relazione che il ministero dell’Ambiente, guidato da Sergio Costa, ha inviato a Palazzo Chigi chiedendo lo stop della leggina sarda con la quale Christian Solinas e alleati hanno dato una spallata al Ppr. Storia di inizio luglio: il centrodestra approvava l’interpretazione autentica del Piano paesaggistico annullando l’obbligo di co-pianificazione tra Stato e Regione. Di fatto la Giunta si è fatta assegnare il compito di decidere in solitudine il futuro delle coste, i progetti ammessi nelle zone agricole nonché il destino dei beni identitari. Ovvero le aree più sensibili sotto il profilo della tutela ambientale.

È un documento in quattrodici pagine, quello arrivato al Consiglio dei ministri che ha il potere di bloccare una legge impugnandola davanti alla Corte costituzionale. Palazzo Chigi l’ha appena fatto con la norma sui dipendenti di Forestas che la Giunta, con un altro colpo di mano considerato illegittimo, ha inglobato nel comparto regionale senza aspettare l’accordo col Coran, il Comitato per la negoziazione cui spetta sottoscrivere tutta la materia contrattuale pubblica. Adesso con l’interpretazione autentica del Ppr Solinas e la maggioranza rischiano una nuova figuraccia.

Nella relazione spedita a Palazzo Chigi, il ministero mette in evidenza una serie di profili di illegittimità, coi quali viene motivata “la richiesta di impugnativa”. La prima violazione messa nera su bianco è lo sforamento dei poteri da parte della Regione che, legiferando sulla tutela paesaggistica, ha invaso “la competenza esclusiva dello Stato, cui spetta fissare livelli di tutela uniforme sull’intero territorio nazionale”, è scritto. E infatti la co-pianificazione è prevista in tutto il Paese, mentre il centrodestra al governo della Sardegna ha pensato di tirarsi fuori da questo obbligo con un semplice voto in Aula.

Proprio in Consiglio regionale è durata quarantatré giorni lo scontro tra schieramenti: l’opposizione, con Progressisti, Leu, Pd e M5s, è arrivata a presentare 1.500 emendamenti. Ma Solinas e alleati hanno prevalso coi numeri, votando a maggioranza il provvedimento legislativo. Chiuso lo scontro in Consiglio, nel dibattito si è anche inserito il Grig, il Gruppo di intervento giuridico presieduto da Stefano Deliperi e che l’11 luglio scorso ha spedito una dura lettera a Roma, chiedendo “di fermare la legge scempia-coste”.

Adesso il ministero dell’Ambiente ha concluso la propria analisi e, attraverso il capoufficio Amedeo Speranza, in quattrodici pagine ha fatto a pezzi la legge sarda, frutto di un passo a tre fra Solinas, l’assessore all’Urbanistica, Quirico Sanna, e il resto della coalizione. Il ministero non ha salvato nulla dell’interpretazione autentica, apparsa da subito una mossa pretestuosa per arrivare all’obiettivo finale di eliminare i vincoli paesaggistici. Il centrodestra, infatti, ha motivato la scelta sostendendo che senza la modifica del Ppr non si sarebbe potuta completare la quattro corsie tra Sassari e Alghero, un progetto che il Governo di Giuseppe Conte ha sbloccato proprio l’altro giorno con un provvedimento a firma della ministra alle Infrastrutture, Paola De Micheli.

È scritto ancora nella relazione dell’Ambiente: “La legge sarda è un palese strumento di eversione del quadro delle competenze in materia di tutela paesaggistica”. L’illegittimità, sempre stando al documento, viene legata a due ordini di questioni: nella fattispecie l’interpretazione autentica non ha ragione di esistere perché “non chiarisce uno stato di incertezza”, unica condizione che ne giustificherebbe l’utilizzo. In secondo luogo introduce “disparità di trattamento” non ammesse per legge. Nel caso della norma sarda si prevede addirittura “un’interpretazione autentica retroattiva”, secondo un esercizio del diritto più da bar che da istituzione pubblica.

Di qui appunto la richiesta di impugnativa su cui si attende a breve l’inserimento all’ordine del giorno nelle sedute del Consiglio dei ministri. L’ipotesi più probabile è che entro la fine agosto arrivi da Roma lo stop anche a questa legge sarda targata centrodestra.

Sardegna, coste, dune

(immagine pubblicitaria, foto da mailing list ambientalista, S.D., archivio GrIG)


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