Secondo quanto riportato dalle notizie diffuse dalla stampa nei giorni scorsi (es. “Chiazze oleose a mare ‘Pesca compromessa’. La Saras attua il piano di emergenza e apre le paratie”, L’Unione Sarda, 2 ottobre 2015), sembrerebbe proprio che, in caso di forti piogge, la Saras sia autorizzata a inquinare il mare di Sarroch, tanto da ridurlo ad un denso liquido maleodorante, dove l’acqua marina rimane solo un’idea: “l’acqua è talmente viscosa che il passaggio dello scafo non genera schiuma: appena il sole riesce a farsi largo tra la coltre di nuvole scure si riescono a vedere sul mare i riflessi violacei e azzurrognoli tipici degli idrocarburi”.
Uno scenario apocalittico, se non fosse, invece, in base a quanto riportato dalla nota stampa diffusa dalla Saras, il risultato delle «procedure previste dal “Piano di emergenza piogge torrenziali”» della Sarlux «approvato dalle Autorità», ed evidentemente attivate nei giorni scorsi, in occasione delle piogge abbattutesi sulla nostra Isola. Infatti «durante la fase più critica delle piogge, si è reso necessario il momentaneo dirottamento al sistema di deflusso dello stabilimento, come da Piano e da informativa all’Autorità Marittima e all’amministrazione di Sarroch».
Tutto è stato autorizzato, tutti sapevano, quindi tutto a posto?
Non proprio. Non può esistere un preteso “diritto di inquinamento”, neanche in caso di forti piogge, neanche se si è “una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo ad elevata complessità” (dal sito della Saras http://www.saras.it/saras/pages/aboutus/corporateprofile?lang=IT ) e, al contrario, proprio per l’importante ruolo rivestito nel tessuto economico e sociale di questa terra, si dovrebbe adottare la migliore tecnologia, finalizzata a prevenire fenomeni di inquinamento dalle conseguenze non quantificabili e potenzialmente devastanti per l’intero territorio.
Esiste un’etica anche per le industrie, non esiste solo il profitto.
E laddove l’etica non bastasse, fortunatamente, il nostro Bel Paese ha ancora una normativa di tutela dell’ambiente e della salute pubblica che deve essere rispettata.
L’associazione Gruppo d’Intervento Giuridico ha, quindi, inoltrato (6 ottobre 2015) a tutte le amministrazioni competenti (tra le quali l’A.R.P.A.S., la A.S.L. n. 8, il Sindaco del Comune di Sarroch e, per conoscenza, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione degli opportuni provvedimenti, affinché si verifichi la provenienza degli scarichi nonché la regolarità della procedura attivata oltre, naturalmente, la presenza di eventuali rischi per la salute della collettività e per l’ambiente circostante.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
(foto da Sardinia Post, S.D., archivio GrIG)
