
Vengono beccati con 40 chili di sabbia nascosti nel suv o con una Nacchera in valigia, c’è chi disinvoltamente ammorba l’aeroporto portandosi dietro un cranio di delfino e c’è chi, meticolosamente, predispone un muro di centinaia di bottigliette piene di sabbia per poi poterle portar via più speditamente.
Ben due tonnellate di sabbia sono state portate via dalle spiagge rientranti nell’area marina protetta di Tavolara.
A centinaia vengono quotidianamente colti sul fatto nei porti e negli aeroporti, come meritoriamente documenta e denuncia Sardegna rubata e depredata.
Non si tratta più del bambinetto che vuol portarsi un ricordo della vacanza al mare e metterlo nell’acquario di casa per far contento il pesce rosso, non si tratta più dell’emigrante che vuol portarsi un pugno di Sardegna nelle brume del Nord per vincere la nostalgia.
No, non è più così. Da tempo.
Non sono più casi sporadici.

E’ una depredazione a scopo di lucro. E’ un furto che alimenta il fiorente commercio online.
Ladri e ricettatori di Sardegna che mai si sognerebbero di fare queste cose a casa loro, dove molto probabilmente finirebbero in galera o al lavoro obbligatorio a fini sociali su ordine giudiziario senza tanti complimenti.
Sì, sono fatti illeciti, perché si tratta di furto aggravato (art. 625 cod. pen.) ai danni dello Stato, in quanto la sabbia fa parte del demanio marittimo (artt. 822 cod. civ. e 28 cod. nav.), chi acquista è responsabile di ricettazione (art. 648 cod. pen.) o, quantomeno, di incauto acquisto (art. 712 cod. pen.), mentre chi favorisce tale illecito (es. le piattaforme internet dove sabbia e conchiglie sono poste in vendita) potrebbe rispondere a titolo di concorso nel reato (art. 110 cod. pen.).
Danno ambientale e reati vari oltre che becero vandalismo cafone, questa è la realtà dei pretesi souvenir rubati alle spiagge sarde.
L’associazione Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha provveduto a segnalare un caso di vendita illecita via internet (30 luglio 2019) al Corpo forestale e di vigilanza ambientale e ai Prefetti isolani con la richiesta dell’individuazione dei responsabili sia ai fini delle sanzioni penali sia per l’eventuale emanazione a loro carico di provvedimenti che ne impediscano il ritorno in Sardegna almeno per dieci anni.
Inoltre, è il benvenuto qualsiasi strumento giuridico che renda effettive le sanzioni amministrative, compresa la riscossione coattiva (art. 69 del regio decreto n. 2440/1923 e s.m.i., 50 e 60 del D.P.R. n. 602/1973 e s.m.i.) che dispone il blocco di un bene mobile (es. auto, barca) del trasgressore (c.d. ganasce fiscali).
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

da La Stampa, 21 agosto 2019
Altri 200 chili di sabbia rubati in Sardegna. Gli ambientalisti: “Non è un souvenir, c’è un business dietro”.
L’ultimo «bottino» arriva dalla spiaggia di Is Arutas nell’Oristanese. I ladri bloccati all’aeroporto di Cagliari-Elmas. Il Corpo Forestale: «Ricorriamo a sequestro fiscale di auto e barche». (Nicola Pinna)
Circa 200 chili di sabbia rubata nelle ultime settimane dalla spiaggia di Is Arutas nell’Oristanese, sono stati recuperati all’aeroporto di Cagliari-Elmas all’inizio di questa settimana. La denuncia arriva dalla pagina Facebook dell’associazione «Sardegna rubata e depredata» che pubblica la foto delle bottiglie di plastica piene di granelli di quarzo bianco con la didascalia «Collezione Estate 2019».
«E’ solo una minima parte di quella che in realtà sparisce per sempre, portata via con i traghetti», si legge nel post. L’associazione si rivolge al direttore dell’Area Marina Protetta Sinis Mal di Ventre e agli Amministratori del Comune di Cabras: «Appare improcrastinabile istituire il numero chiuso su quelle spiagge che non possono reggere un impatto antropico così invasivo, abbandonate al proprio triste destino e in balia di saccheggiatori e vandali impuniti».
Ennesima ferita dunque per le spiagge della Sardegna che in questa ultima estate hanno subito furti continui da parte di italiani e stranieri, spesso scoperti e fermati prima di poter portare a destinazione il prezioso «bottino».
Le associazioni ambientaliste cominciano a far sentire la loro voce e chiedono interventi rapidi per arginare il drammatico fenomeno. «Non si tratta più di persone che prendono un mucchietto di sabbia per l’acquario di casa, ma di un vero e proprio fenomeno organizzato per vendere la sabbia sarda sul web e lucrarci sopra». Ha dichiarato all’ANSA Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico Onlus (Grig), una delle più attive associazioni ambientaliste della Sardegna, di fronte all’ennesima ruberia sul litorale di Is Arutas.
«E’ evidente che c’è un mercato dietro: lo abbiamo già denunciato quando abbiamo svelato le vendite sui siti di e-commerce – aggiunge – magari il tutto è iniziato in maniera spontanea qualche anno fa, ma è diverso. Per quanto ne sappiamo è un fenomeno tutto sardo, perché nelle altre parti d’Italia abbiamo notizia solo di casi sporadici e questo significa che c’è richiesta sul mercato di sabbia, conchiglie, sassi e quant’altro provenga dalla Sardegna».

Il Grig sollecita anche controlli più stringenti e pene più severe: «Non basta la semplice multa ma serve un vero e proprio Daspo: hai rubato la sabbia? Per 10 anni non puoi tornare in Sardegna. Non abbiamo bisogno di queste persone nella nostra Isola».
E se gli ambientalisti suggeriscono restrizioni per i colpevoli, il Corpo Forestale della Regione Sardegna si concentra sul tipo di sanzione da infliggere nell’immediato a chi non rispetta le regole. «Ganasce fiscali contro i turisti, in particolare stranieri, che rubano sabbia, conchiglie e cocci dalle spiagge della Sardegna – ha detto il comandante del Corpo forestale Antonio Casula – Stiamo valutando la possibilità di attivare questo istituto perché molti fra coloro che commettono questi furti sono stranieri e quando rientrano nella loro nazione è difficile ottenere il pagamento della sanzione».
«La Regione sarda – ricorda il dirigente – ha una normativa ben precisa in merito a questo tipo di ruberie, la legge 16 del 2017, e questa prevede multe dai 500 ai tremila euro. Noi, come la Guardia di finanza, i Carabinieri e la Polizia, facciamo il sequestro del materiale e notifichiamo la sanzione, ma poi i turisti tornano nel loro Paese e il più delle volte non pagano. Per questo stiamo ragionando con l’ufficio legale per applicare l’istituto delle ganasce fiscali: auto o imbarcazione ferme fino a quando la multa non viene pagata. Ci sembra l’unico modo per contrastare il fenomeno, visto che non è possibile conciliare al momento della contestazione».
Dall’inizio dell’estate sono una decina le multe elevate dal Corpo forestale per questo tipo di infrazione. «Di sicuro la campagna di sensibilizzazione ha dato i suoi frutti – precisa Casula – ma ancora non è sufficiente».

A.N.S.A., 21 agosto 2019
Ritrovati 200 kg di sabbia rubata.
Recuperati in aeroporto, provengono da litorale Oristanese. (Fabrizio Fois)
In Sardegna è guerra aperta ai ladri di sabbia. I granelli di quarzo che rendono i litorali sardi i Caraibi del Mediterraneo vengono costantemente rubati dai turisti, soprattutto stranieri, che cercando di portarsi via un ricordo delle bellezze naturali dell’Isola. Solo nelle ultime settimane gli agenti della security dell’aeroporto di Cagliari ne hanno sequestrati 200 chili racchiusi in 135 bottiglie, tutti provenienti dalla spiaggia di Is Arutas, nell’Oristanese. I controlli non bastano più, ma si moltiplicano le segnalazioni di cittadini che ‘scovano’ i bagnanti a riempire bottiglie e buste di plastica con sabbia, conchiglie, sassi e sassolini.
Dai litorali al profondi blu: c’è anche chi si spinge a prelevare dal mare esemplari tutelati come la Pinna Nobilis (comunemente chiamate nacchere di mare) o addirittura teschi di delfino, in barba alle normative e alle campagne di sensibilizzazione che vedono in prima fila l’associazione Sardegna rubata e depredata: “quella di oggi è solo una minima parte di quello che in realtà sparisce per sempre dalle nostre spiagge, portata via con i traghetti”, dicono i volontari che ora, dopo l’ultima ruberia, chiedono il numero chiuso a Is Arutas.
Ma poi dove finisce tutto questo materiale trafugato? Per gli ambientalisti del Gruppo di Intervento Giuridico Onlus (Grig), la sabbia andrebbe ad alimentare il mercato sul web. “Si tratta di un vero e proprio fenomeno organizzato per vendere la rena e lucrarci sopra”, dice il presidente Stefano Deliperi, sollecitando più controlli e pene più severe. “Non basta la semplice multa, serve un vero e proprio Daspo: hai rubato la sabbia? Per 10 anni non puoi tornare in Sardegna. Non abbiamo bisogno di queste persone nella nostra Isola”, ammonisce l’ambientalista. Un appello che non è caduto nel voto.
Il Corpo Forestale regionale sta valutando le ganasce fiscali, per colpire in particolare i turisti stranieri che una volta tornati in patria si guardano bene dal pagare una sanzione che va dai 500 ai 3mila euro: “già una decina quelle elevate quest’anno”, dice il comandante del Corpo Antonio Casula. E anche la Regione è mobilitata contro i moderni predoni: “La Sardegna non si smembra come se fosse un cadavere da cui togliere i gioielli da vendere poi al miglior offerente”, avverte l’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis.

A.N.S.A., 19 agosto 2019
Spiagge sarde depredate: “ruberie per lucrare con vendita”.
Ambientalisti, Daspo per chi saccheggia le nostre bellezze.
“Non si tratta più di persone che prendono un mucchietto di sabbia per l’acquario di casa, ma di un vero e proprio fenomeno organizzato per vendere la sabbia sarda sul web e lucrarci sopra”. Lo dice all’ANSA Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico Onlus (Grig), una delle più attive associazioni ambientaliste della Sardegna, di fronte all’ennesima ruberia sul litorale di Is Arutas nell’Oristanese: 200 kg di sabbia prelevata nelle ultime settimane e stipata in 135 bottiglie (e non 50 come precedentemente appreso) sequestrate all’aeroporto di Cagliari-Elmas.
“E’ evidente che c’è un mercato dietro: lo abbiamo già denunciato quando abbiamo svelato le vendite sui siti di e-commerce – aggiunge – magari il tutto è iniziato in maniera spontanea qualche anno fa, ma è diverso. Per quanto ne sappiamo è un fenomeno tutto sardo, perché nelle altre parti d’Italia abbiamo notizia solo di casi sporadici – aggiunge – questo significa che c’è richiesta sul mercato di sabbia, conchiglie, sassi e quant’altro provenga dalla Sardegna”. Il Grig sollecita anche controlli più stringenti e pene più severe: “non basta la semplice multa ma serve un vero e proprio Daspo: hai rubato la sabbia? Per 10 anni non puoi tornare in Sardegna. Non abbiamo bisogno di queste persone nella nostra Isola”.

(foto per conto GrIG, S.D., archivio GrIG)