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Olbia, quale tutela dalle “calamità innaturali”?

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Olbia è, purtroppo, soggetta alle calamità innaturali, grazie a una folle non politica urbanistica e di difesa del territorio.

Nessuno può dimenticare le devastanti calamità innaturali dell’autunno 2013, causata dal Ciclone Cleopatra, e dell’autunno 2015, dove vittime e danni sono stati determinati più dall’abusivismo edilizio e dalle disastrose scelte urbanistiche che dagli eventi atmosferici, tutti concordano sul fatto che sia necessario intervenire una volta per tutte sulle reali cause che provocano ormai consuete sciagure su Olbia e sui malcapitati residenti.

Ora siamo giunti a un punto fondamentale per le scelte sul piano di mitigazione del rischio idraulico, dopo anni di discussioni, polemiche e percorsi tecnico-amministrativi discutibili.

Altro che procedure d’urgenza, a sei anni dal disastro.

Questa sarebbe potuta essere l’occasione per una scelta ponderata e risolutrice, eppure, molto probabilmente, sarà l’ennesima occasione persa.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

da Il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2019

Il megaprogetto antifrane: anche l’Isola ha il suo Tav (costoso e di dubbia utilità). (Ferruccio Sansa)

E’ il momento della verità. Referendum bocciato. Adesso Olbia deve decidere, prima delle prossima alluvione. Perché nella città sarda i soldi sono arrivati da anni – circa 150 milioni – ma non si riesce a scegliere il progetto da realizzare. Nel dubbio si era pensato di affidare la parola ai cittadini con una consultazione popolare: sì o no al ‘progetto Mancini’.

Gli elettori di Olbia erano già pronti, ma il tribunale ha bocciato il referendum perché ‘illegittimo’. Non si possono consultare i cittadini di un Comune su una decisione che è competenza della Regione. “Ritengo inaccettabile che i cittadini non possano dire la loro su un tema così importante, e su un piano che stravolge la città dal punto di vista ambientale”, è stato il commento del sindaco Settimo Nizzi.

I rischi sono tanti, come spiega Andrea Demuru, figura di spicco dei comitati cittadini che da quasi trent’anni si occupano dei progetti anti-alluvione: “C’è, prima di tutto la questione della sicurezza idrogeologica. Ma è anche una questione di soldi. Rischiano di passare piani più rischiosi per la popolazione e più costosi”.

I progetti in lizza sono tre: “C’è il piano Mancini (da Marco Mancini, all’epoca coordinatore del Piano di Assetto Idrogeologico, ndr)”, figlio della stagione di centrosinistra. Secondo comitati e ambientalisti è una soluzione che presenta rischi e costi eccessivi: “Si parla di quattro vasche di laminazione, due al confine con l’abitato. Se collassassero, si dovrebbero evacuare 30mila abitanti. E poi ci sono i costi: circa 170 milioni”.

Il nodo è anche questo: “A Olbia l’abusivismo per decenni è stato la regola, con 17 piani di risanamento urbanistico e senza zone di rispetto fluviale. Una città senza pianificazione sotto la minaccia di torrenti come il Siligheddu”, racconta Stefano Deliperi del Gruppo di intervento giuridico. E i piani anti-alluvione rischiano di richiedere espropri tra i proprietari di case cresciute senza ordine.

Così il piano Mancini, che pareva già avviato alla realizzazione, ha diviso Olbia. Ed è stato decisivo per le elezioni comunali del 2016, vinte da Nizzi (centrodestra, quasi un sindaco a vita, rieletto dopo aver già svolto due mandati fino al 2006 ed essersi ricandidato nel 2011) da sempre critico con il progetto.

Le alternative? L’amministrazione vede di buon occhio il progetto planato sulle ali della Technital, colosso del settore, che si è già occupata di Mose e Ponte sullo Stretto. “È una soluzione che almeno ha il pregio di non impattare con il tessuto urbano, ma prevede un tunnel degno del Tav: 11 chilometri, oltre a una vasca di laminazione. Per un costo di oltre 200 milioni”.

C’è poi una terza opzione più ‘eretica’, cioè il progetto nato anche dai comitati: otto canali quasi interamente a cielo aperto e nessuna vasca. Costo? “Cento milioni, e forse per questo parte svantaggiata”.

Ma adesso è davvero arrivato il momento della decisione. Era il 18 novembre 2013 quando il ciclone Cleopatra scaricò su Olbia 400 millimetri d’acqua e uccise 19 persone. Sei anni dopo si continua a litigare.

C’è chi ipotizza che la Regione, ora guidata dal centrodestra, potrebbe nominare Nizzi commissario alla realizzazione delle opere. Mani libere.

Olbia, indicazioni del piano stralcio di assetto idrogeologico (P.A.I.), aree a rischio idraulico

(immagine P.A.I.)


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