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Accordi e disaccordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici.

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Parigi, smog (da http://www.meteoweb.eu)

Alla Conferenza internazionale di Katowice sui cambiamenti climatici (Cop24) sono stati presi impegni formalmente importanti, ma sostanzialmente blandi.

Sì, gli accordi internazionali di Parigi del 2015 diventano finalmente operativi, ma non cisono impegni chiari, efficaci e davvero incisivi.

L’ultimo rapporto I.P.P.C. dell’ottobre 2018 è stato netto: agli attuali ritmi emissione nell’atmosfera di anidride carbonica (CO2), tra i principali gas responsabili dell’effetto serra,“entro il 2030 l’aumento della temperatura media globale sarà superiore agli 1,5 °C ritenuti la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili, seppure con grandi spese di denaro e risorse”.

Del futuro della nostra Terra importa ancora troppo poco a chi siede nella stanza dei bottoni.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

A.N.S.A., 15 dicembre 2018

Clima: via libera alle regole sull’accordo di Parigi.

Dopo due settimane di negoziati alla Cop24. Guterrez, servirà ambizione rafforzata.

Via libera alle regole per applicare l’accordo di Parigi sul clima. Dopo due settimane di negoziati, quasi 200 Paesi hanno raggiunto l’accordo alla Conferenza Onu di Katowice in Polonia (Cop24). 

I Paesi che avevano siglato l’accordo di Parigi nel 2015 hanno concordato che aggiorneranno i rispettivi piani climatici entro il 2020 mentre il vertice Onu sul clima del 2019 sarà l’occasione per i capi di Stato di dimostrare di voler rafforzare gli sforzi entro il 2020. Il ‘Rulebook’, ovvero il regolamento che è stato firmato,rende operativo l’accordo di Parigi e mette tutti i paesi in condizioni diparità nel rendere conto sull’azione in campo per contenere il global warming.

I paesi più ricchi hanno concordato di aumentare i finanziamenti per il clima, con l’obiettivo di offrire maggiore fiducia ai paesi vulnerabili. Si è inoltre deciso che la Cop25 si terrà in Cile nel 2019, con un pre-Cop in Costa Rica. 
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha commentato che “l’approvazione del programma di lavoro sull’accordo di Parigi è la base per un processo di trasformazione che richiederà un’ambizione rafforzata dalla comunità internazionale. La scienza ha chiaramente dimostrato che abbiamo bisogno di maggiore ambizione per sconfiggere il cambiamento climatico. D’ora in poi, le mie 5 priorità saranno: ambizione, ambizione, ambizione, ambizione e ambizione”riferendosi ai temi della mitigazione, dell’adattamento, della finanza, della cooperazione tecnica, della creazione di capacità e dell’innovazione tecnologica. “L’ambizione sarà al centro del Summit sul clima che convocherò a settembre 2019 e deve guidare tutti gli Stati membri mentre preparano i loro contributi determinati a livello nazionale (Ndc) per il 2020 per invertire la rotta del cambiamento climatico”.

Ma Greenpeace dà voce ai delusi: “Nonostante solo due mesi fa l’Ipcc abbia lanciato un chiaro allarme, affermando che restano a disposizione solo dodici anni per salvare il clima del Pianeta, la Cop24 di Katowice si è conclusa oggi senza nessun chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici. Se è vero che la Cop24 ha approvato un regolamento relativo all’applicazione dell’accordo di Parigi, a dispetto delle attese non è stato raggiunto alcun impegno collettivo chiaro per migliorare gli obiettivi di azione sul clima, i cosiddetti Nationally Determined Contributions (Ndc)”. Greenpeace esorta i governi ad “accelerare immediatamente le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società. Il rapporto del IPCC è un campanello d’allarme che richiede azioni urgenti all’altezza delle minacce”. Secondo l’organizzazione ambientalista, questa Cop ha confermato l’irresponsabile distanza tra i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e coloro che continuano a bloccare un’azione decisa per il clima o che vergognosamente stanno agendo con lentezza. Tra le poche note positive di questo summit c’è,per Greenpeace, l’adozione di una serie di regole (il cosiddetto”rulebook”) che se supportato da ambizioni adeguate può contribuire alla difesa del clima.

emissioni industriali in atmosfera

da Il Post, 16 dicembre 2018

Com’è andata la conferenza sul clima in Polonia.

Si è deciso come mettere in pratica gli impegni di quella di Parigi del 2015, ma secondo molti le decisioni prese non sono sufficienti.

Sabato è finita la COP24,la Conferenza sul cambiamento climatico organizzata dalle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia. Dopo due settimane di negoziazioni sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020 quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015. In particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (CO2) e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli paesi. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 196 paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il presidente Donald Trump li abbia ritirati dall’accordo di Parigi: perché la decisione sia effettiva infatti bisognerà aspettare il 2020.

La conferenza di Katowice sarebbe dovuta finire venerdì, ma i lavori sono stati rallentati a causa di alcuni disaccordi sulle ultime conclusioni dei climatologi sul riscaldamento globale e su alcune questioni pratiche, come il sistema con cui i paesi più ricchi aiuteranno quelli in via di sviluppo in caso di siccità e disastri naturali.

Il principale contrasto emerso durante la conferenza ha riguardato l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, che si occupa di analizzare scientificamente l’andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione. Nel rapporto l’IPCC ha confermato che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5°C sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che per tenersi entro i 3°C di aumento complessivo sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020. In mancanza di azioni radicali,la temperatura media aumenterà oltre i 2 °C portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone.

Nonostante il rapporto dell’IPCC fosse stato commissionato dalla COP21, i delegati alla conferenza di Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Stati Uniti (tutti paesi produttori di petrolio) si sono opposti all’adozione delle sue conclusioni da parte della COP24: per questo la conferenza ha ufficialmente riconosciuto il fatto che l’IPCC abbia realizzato un importante studio, senza riconoscerne le conclusioni.

Torino, smog (da http://www.meteoweb.eu)

Rapporto dell’IPCC a parte, sono state prese delle decisioni tecniche sul modo in cui i diversi paesi, a seconda del proprio livello di sviluppo, dovranno ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, su come i paesi più ricchi dovranno aiutare quelli più poveri a rispettare i propri obiettivi e sui sistemi con cui monitorare che i diversi paesi stiano rispettando gli impegni presi. I paesi in via di sviluppo hanno ottenuto una maggiore flessibilità nella messa in pratica delle regole in modo da poterle rispettare più facilmente. Per un po’ il Brasile aveva bloccato il processo decisionale su questo tema proponendo un sistema di mercato delle emissioni (cioè di scambio tra paesi delle proprie quote di emissioni) che secondo alcuni avrebbe permesso a certi paesi di “barare”. La decisione sul tema è stata rimandata al 2019 e così i lavori sono potuti proseguire.

Secondo alcuni osservatori le decisioni prese a Katowice non sono sufficienti per affrontare con tempestività il problema del cambiamento climatico. Secondo altri però i compromessi raggiunti in questa e altre conferenze del passato, per quanto non sufficienti,sono gli unici possibili e questi incontri internazionali sono un modo per creare cooperazione e fiducia tra i paesi del mondo. Non tutti i paesi hanno ottenuto ciò che volevano durante la COP24: quelli in via di sviluppo avrebbero voluto un maggiore impegno da parte degli altri paesi sugli aiuti internazionali in caso di problemi causati dal cambiamento climatico, ma la discussione sul tema è stata rimandata alle prossime conferenze.

Cina, Pechino, smog

 

(foto da http://www.meteoweb.eu, da mailing list ambientalista, per conto GrIG, archivio GrIG)


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