
Maremma, bosco
I boschi d’Italia sono in pericolo.
Il nuovo Testo Unico Forestale (“Schema di decreto legislativo recante disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali in attuazione dell’articolo 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154”) di fine legislatura non coltiva e protegge i boschi italiani, li mette in grave rischio.
Con la scusa di incentivare la produzione di energia verde questo “Nuovo Testo” mina concretamente il futuro dei boschi italiani. Sono gravi i timori espressi dalla comunità scientifica e da associazioni ambientaliste, compreso il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.
Il 16 marzo 2018, pochi giorni prima della Giornata internazionale delle Foreste (21 marzo), il Consiglio dei Ministri, ormai in carica per la mera ordinaria amministrazione, ha approvato il nuovo Testo unico, nonostante le forti contestazioni.
Il recente importante riconoscimento internazionale attribuito alla Regione autonoma della Sardegna (Premio EFI ambiente forestale europeo 2018) non cambia, purtroppo, le prospettive future. E vicende come i tagli boschivi abusivi condotti nella Foresta demaniale del Marganai fan sorgere più di un fondato dubbio.
Ecco che cosa ne pensa il prof. Franco Pedrotti, botanico ed ecologo di fama internazionale. E noi del GrIG siamo d’accordo con lui.
Il bosco non è un bancomat di legname, come in tanti vorrebbero.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, falesie
IL PATRIMONIO FORESTALE ITALIANO E’ GRAVEMENTE MINACCIATO.
Molte nubi oscurano il futuro delle foreste italiane.
E’ di imminente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri il Testo Unico Forestale che dovrebbe regolamentare tutte le attività del settore per i prossimi venti anni. Si tratta di un provvedimento che sta suscitando grande indignazione in larghe fasce del mondo accademico e dell’opinione pubblica sia per il metodo con cui è stato redatto che per il suo contenuto.
Il testo del provvedimento di legge è il risultato del lavoro di un ristretto gruppo di persone con competenze limitate a specifici settori delle scienze forestali e da altri soggetti rappresentativi del mondo agrario, commerciale ed industriale. Totalmente assenti esperti nei settori dell’Ecologia, della Botanica, della Zoologia, della Patologia vegetale, della Geologia, dell’Idrologia, della Medicina.

Foresta demaniale di Bocca Serriola, riconversione a ceduo di bosco ad alto fusto
Anche alcuni confronti pubblici organizzati dai promotori della legge hanno avuto solo funzione di facciata perché tutti le opinioni dissonanti rispetto all’impostazione del testo non sono state tenute in alcun conto.
Ne è derivato un provvedimento che, non considerando il bosco nella sua complessità ecosistemica, finisce col promuoverne e sostenerne solo le potenzialità produttive trascurando ogni riferimento agli aspetti di tutela delle foreste e dei suoli, se non quelli già imposti dalla normativa vigente.
Le conseguenze sono devastanti.
Di seguito quelle che destano maggiore sconcerto:
– Fatta eccezione per la aree protette, che sono già tutelate da altra normativa, nel Testo Unico non viene considerata alcuna ipotesi di zonizzazione del territorio forestale ossia distinzione tra boschi di protezione, boschi di produzione e boschi degradati da restaurare. Le attività di carattere produttivo possono essere applicate dovunque;
– Per “migliorare” le condizioni del patrimonio forestale nazionale viene proposta e sostenuta la cosiddetta “gestione attiva” del bosco che, però, consiste solo in varie modalità di taglio dello stesso;

Rio Vitoschio, taglio impattante su bosco invecchiato (oltre 30 anni) in area di grande pregio naturalistico
– Tutti i rimboschimenti, anche quelli “storici” eseguiti a fine Ottocento e che quindi fanno ormai parte del patrimonio paesaggistico tradizionale, che il Testo Unico sostiene di voler preservare, vengono esclusi dalla categoria bosco e quindi possono essere eliminati. Lo stesso dicasi per quelli eseguiti con finanziamenti dell’Unione Europea.
– I boschi vengono messi sullo stesso piano dei terreni agrari, come se fossero sistemi artificiali e non dotati di una propria capacità autorganizzativa. Si considerano abbandonati i boschi cedui che non abbiano subito tagli per un periodo superiore alla metà del turno consuetudinario o le fustaie che non abbiano subito diradamenti negli ultimi venti anni. Pertanto, un bosco che, per volere del suo legittimo proprietario, evolve naturalmente verso forme più complesse e stabili, viene considerato abbandonato. Egualmente viene giudicato abbandonato un terreno agricolo non coltivato negli ultimi tre anni. Tale è reputato anche un campo non arato da anni e riconquistato dalla vegetazione spontanea, in particolare forestale: i cosiddetti boschi di neoformazione;
– Se il proprietario dei boschi abbandonati non provvede direttamente al taglio degli stessi, l’autorità pubblica provvede al recupero “produttivo” degli stessi o agendo in proprio o delegando tali interventi a soggetti terzi come, ad esempio, cooperative giovanili;
– Se il proprietario dei terreni agricoli abbandonati non provvede direttamente alla messa a coltura degli stessi, eliminando la vegetazione infestante (anche i boschi di neoformazione), l’autorità pubblica provvede al recupero “produttivo” degli stessi o agendo in proprio o delegando tali interventi a soggetti terzi come, ad esempio, cooperative giovanili;

bosco in passato governato a ceduo
– Si introduce il termine “trasformazione” per indicare esplicitamente l’eliminazione del bosco. La trasformazione può essere compensata con altre opere e servizi. Ciò vuol dire che l’eliminazione di un bosco, magari di pregio, può essere compensata con un rimboschimento qualsiasi, anche fisicamente lontano, ma anche con un’opera di servizio quale una strada forestale. Non è tutto: la compensazione può risolversi addirittura nel versamento di un contributo monetario alla Regione. Insomma, un modo surrettizio per autorizzare cambi di uso del suolo non consentiti dalla normativa vigente;
– Il provvedimento pone ripetutamente l’accento sulla necessità della gestione del patrimonio forestale nazionale attraverso la selvicoltura. Di fatto, introduce delle scadenze temporali agli interventi che, paradossalmente, sono contrari alla selvicoltura, anche a quella produttivistica nell’accezione più riduttiva del termine, perché impongono limiti che contrastano con la necessità del selvicoltore di adattare le modalità di intervento a quelle che sono le caratteristiche proprie di ciascun popolamento. Nella sostanza, la sola attività realmente praticabile è la produzione di biomasse per scopi energetici ossia il taglio del bosco per l’alimentazione delle centrali a biomasse. Con i non trascurabili risvolti che ciò comporta anche per la salute dell’uomo;
– Nel Testo Unico manca qualsiasi riferimento alla fauna, alle sue funzioni negli ecosistemi forestali, e alla sua protezione. Questi sono solo alcuni dei tanti aspetti che rendono questo provvedimento di legge incompleto, non rispettoso dei principi della Costituzione italiana, lontano da una sana politica ambientale, pericoloso per la conservazione del Capitale naturale nazionale e studiato non nell’interesse della collettività ma per favorire solo quello di alcuni soggetti.
Per tali motivi il Testo Unico non può essere approvato.
Camerino, 12 marzo 2018
Franco Pedrotti
Professore Emerito, Università di Camerino Socio Ordinario dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali Già Presidente della Società Botanica Italiana

Seui, Foresta demaniale di Montarbu, comprese forestali e tagli previsti nel piano forestale particolareggiato
dal sito web istituzionale della Regione autonoma della Sardegna
“È un riconoscimento prestigioso di cui andiamo orgogliosi e che conferma l’impegno della nostra Regione nel portare avanti politiche ambientali efficaci, attente alle esigenze e la specificità dei territori”. Queste le parole del presidente Francesco Pigliaru in apertura del suo intervento.
NUORO, 19 MARZO 2018 – “È un riconoscimento prestigioso di cui andiamo orgogliosi e che conferma l’impegno della nostra Regione nel portare avanti politiche ambientali efficaci, attente alle esigenze e la specificità dei territori”. Queste le parole del presidente Francesco Pigliaru in apertura del suo intervento, oggi a Nuoro nell’Auditorium dell’ISRE, per la cerimonia di consegna alla Regione Sardegna dell’European Forest Island Award 2018.
IL PREMIO. Il riconoscimento dell’Efi, il più grande network europeo per la ricerca forestale, è stato conferito alla Sardegna per l’impegno nella salvaguardia delle foreste e la selvicoltura mediterranea e per i consistenti investimenti a favore del patrimonio forestale e della bio-economia delle risorse rinnovabili. Il presidente Pigliaru lo ha ricevuto dalle mani del direttore dell’Efi, Marc Palahi – che ha lodato la Sardegna per il lavoro svolto sul patrimonio forestale -, alla presenza dell’assessora della Difesa dell’ambiente Donatella Spano, tra i relatori della mattinata assieme all’amministratore unico dell’agenzia Forestas, Giuseppe Pulina, e al comandante del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna, Gavino Diana. Ha assistito alla cerimonia anche l’assessore della Sanità Luigi Arru.
AZIONE DELLA GIUNTA. “Lavoriamo con determinazione per mantenere, proteggere e valorizzare il nostro patrimonio forestale sia dal punto di vista normativo che operativo – ha aggiunto il presidente Pigliaru -, puntando nello stesso tempo a renderlo fonte di ricchezza e benessere. E questa visione sostenibile, che coniuga sviluppo e qualità ambientale, ci permette di gestire molto meglio i problemi, a partire dall’emergenza incendi”, ha evidenziato, ricordando gli ottimi risultati dell’ultima campagna, con una superficie bruciata decisamente minore nonostante l’aumento del numero degli incendi. Francesco Pigliaru, che ha ringraziato quanti hanno lavorato su questo fronte, così come quanti si sono impegnati perché alla Sardegna arrivasse l’importante riconoscimento ricevuto oggi, ha fatto infine riferimento alla questione insularità. “Nell’azione politica portata avanti dalla Giunta per il riconoscimento della nostra specificità, il tema della tutela e valorizzazione dell’ambiente costituisce elemento fondamentale. E questo premio sottolinea come il ruolo delle foreste sia essenziale in un territorio insulare caratterizzato da un più delicato equilibrio e da una maggiore fragilità – ha concluso il presidente Pigliaru -, ed è per noi un richiamo costante a non abbassare la soglia dell’attenzione per la salvaguardia di questo patrimonio di importanza strategica”.
LE POLITICHE FORESTALI. “La Sardegna ha compiuto un passo fondamentale di tipo normativo” ha affermato l’assessora Spano. “La prima legge forestale regionale, la 8 del 2016, ha infatti un indirizzo preciso, quello europeo sviluppato dal dibattito sulle strategie per le politiche forestali. Si basa sulla gestione sostenibile, sull’attenzione massima ai cambiamenti climatici, sulla ricerca forestale per capire al meglio le sfide future e un punto centrale è la multifunzionalità dei sistemi forestali”. Quattro le parole chiave caratterizzano la normativa: la tutela (declinata in termini di difesa della biodiversità, protezione dai rischi ambientali e cura territorio), la valorizzazione, la razionalizzazione e la conoscenza. “Valorizzazione significa sviluppo e fruizione delle risorse forestali pubbliche e private, promozione dell’associazionismo e delle filiere produttive. Come Regione non pensiamo solo alla tutela e sviluppo del pubblico ma dobbiamo incentivare anche i privati e possiamo farlo grazie a una struttura, l’agenzia Forestas, che lavora quotidianamente in forte sinergia con il Corpo forestale e di vigilanza ambientale”, ha spiegato la titolare dell’Ambiente, che ha poi evidenziato l’aspetto della semplificazione anche delle pratiche forestali con la creazione di uno sportello unico, e l’importanza dell’innovazione, dell’attrazione di risorse europee e del confronto puntuale con università, ministeri e altre istituzioni. “La legge forestale sarda è in piena sintonia con il recentissimo decreto ministeriale in materia: non dovremo fare molto per aggiornare la nostra normativa perché già ruotava su gestione sostenibile delle foreste e supporto alle iniziative economiche”, ha precisato Donatella Spano citando anche il nuovo Rapporto sul capitale naturale. “C’è necessità di addetti specializzati nel settore forestale e per questo ringrazio tutte le forze di Corpo forestale, Forestas, Protezione civile e volontariato, compagnie barracellari che, insieme alle forze statali, hanno contribuito alla difesa del nostro patrimonio boschivo”.
LA CERIMONIA. Presenti alla cerimonia il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, il direttore del Dipartimento di Agraria, Antonio Pazzona, il commissario del Consorzio universitario di Nuoro, Fabrizio Mureddu, Simona Tidu dell’Ordine dei Dottori agronomi e dottori forestali d’Italia e di Nuoro, il presidente del Sisef (Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale), Marco Marchetti, ed Enrico Pompei del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. A moderare gli interventi il precedente Chair del Board dell’Efi, Giuseppe Scarascia Mugnozza. Gli approfondimenti del Dipartimento di Agraria dell’ateneo sassarese sono stati curati da Pier Paolo Roggero e Roberto Scotti. La consegna del riconoscimento precede l’Annual Conference e il Scientific Seminar dell’EFI, in occasione del 25° anniversario dell’organismo e in programma a settembre ad Alghero.

Marche, Foresta demaniale di Bocca Serriola, Aceri
(foto E.R., A.L.C., J.I., S.D., archivio GrIG)